Accolti i ricorsi delle società Dcs e Acme contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo che avevano bloccato le autorizzazioni sui tre mega impianti solari
ROMA – Durissimo colpo per la Tuscia, associazioni ambientalistiche e tutti coloro che si erano battuti per impedire che fossero realizzati imponenti impianti fotovoltaici nei comuni di Tuscania, Montalto di Castro e Canino.
Venerdì scorso il Tar Lazio ha pubblicato due sentenze pesantissime con le quali ha dato ragione alle società che avevano presentato i progetti, annullando gli atti di diniego emessi dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali a firma del ministro Franceschini.
Era giugno dello scorso anno quando arrivò il no da parte del Consiglio dei ministri, ai progetti autorizzati dalla Regione, per nuovi impianti fotovoltaici a Tuscania (Pian di Vico), Montalto e Canino (Campomorto).
Il Consiglio dei ministri aveva deliberato di accogliere l’opposizione del ministro per i beni e le attività culturali avverso il provvedimento della Regione Lazio del 29 marzo 2019 di autorizzazione alla realizzazione di un impianto fotovoltaico in località Pian di Vico, nel comune di Tuscania; di accogliere l’opposizione avverso il provvedimento della Regione Lazio, del 31 maggio 2019, di autorizzazione alla realizzazione di un impianto fotovoltaico nel comune di Montalto di Castro, località Campomorto e Canino.
Il Tar Lazio, in precedenza, aveva già bocciato il ricorso della Sovrintendenza, giudicato inammissibile insieme a quello delle associazioni ambientaliste.
Con la sentenza breve l’hanno spuntata le due società, la Acme S.r.l. e la Dcs S.r.l. che avevano avuto il via libera dalla Regione Lazio nel marzo 2019 con due atti che portano la firma di Flaminia Tosini, dirigente del dipartimento politiche ambientali e ciclo rifiuti tutt’oggi ristretta ai domiciliari per corruzione e concussione per altre vicende.
Con questa sentenza prenderà il via la realizzazione di un “Impianto fotovoltaico a terra della potenza di circa 150 MWp connesso alla RTN”, proposto dalla società energetica romana DCS s.r.l., in località Pian di Vico, nel Comune di Tuscania. Uno tra i 10 più grandi al mondo.
Quasi 250 ettari di terreni agricoli e formazioni boscose della Tuscia perderanno le loro caratteristiche ambientali, paesaggistiche, socio-economiche per diventare una distesa di pannelli fotovoltaici.
A puro titolo di esempio, nel caso della Tuscia siamo di fronte a ben 51 progetti di campi fotovoltaici presentati, in parte approvati e solo in minima parte respinti in pochi anni, complessivamente oltre 2.100 ettari di terreni agricoli e boschi. Centinaia e centinaia di ettari di terreni agricoli e boscati stravolti dalla speculazione energetica, senza che vi sia alcuna assicurazione sulla chiusura di almeno una centrale elettrica alimentata da fonti fossili.
La Provincia di Viterbo detiene il non invidiabile primato per il consumo del suolo per abitante (rapporto ISPRA sul consumo del suolo 2019), 1,91 metri quadri per residente rispetto alla media regionale di 0,47 e nazionale di 0,80.
Tutto questo però non è servito a convincere il giudici amministrativi che con queste due sentenze hanno dato il via libera alla più grossa invasione di pannelli fotovoltaici mai vista in Europa.
Il Tar ha ricostruito la modalità decisoria della Conferenza dei Servizi evidenziando che “la ricognizione delle posizioni prevalenti si fonda su una regola dal contenuto flessibile, in quanto resta ferma l’autonomia del potere provvedimentale dell’Autorità al riguardo, purché sorretta da adeguata motivazione” e che pertanto “il vaglio giudiziale sulle valutazioni discrezionali è confinato entro i noti limiti del sindacato estrinseco, volto al rilievo di vizi procedimentali o dell’eccesso di potere sotto i profili dell’errore di fatto, del difetto di istruttoria, della manifesta illogicità o incongruità della scelta o del difetto di motivazione, diversamente ricadendosi in un inammissibile riesame di merito, con sostituzione della valutazione giudiziale a quella affidata dalla legge all’amministrazione”.
Applicando tali principi, il Tar Lazio ha sottolineato che:
– in mancanza di vincoli diretti, il parere della Soprintendenza “non può assumere valenza ostativa al progetto qualora, come nella fattispecie, esso sia stato superato da una valutazione più ampia degli interessi coinvolti, valutazione assistita da una congrua motivazione”;
– quindi, del tutto correttamente “il parere del Ministero è stato ritenuto non vincolante” e pertanto “la valutazione di prevalenza dell’interesse pubblico alla realizzazione del progetto è sorretta da una adeguata motivazione, essendo richiamato il cosiddetto decreto ministeriale “Burden Sharing”, adottato dal Ministero per lo sviluppo economico, che ha indicato, per la regione Lazio, l’obiettivo vincolante della copertura del fabbisogno energetico, entro il 2020, con una percentuale pari all’11,9% di energia derivante da fonti rinnovabili”;
– le stesse linee guida nazionali (di cui al d.m. 10.9.2010) stabiliscono che “in mancanza di vincoli sull’area interessata dal progetto, pacificamente inesistenti, il decreto si limita a prevedere la partecipazione al procedimento del Ministero per i beni e le attività culturali, partecipazione che, nel caso di specie, è stata assicurata invitando la Sovrintendenza alla conferenza di servizi e giustificando le ragioni per le quali l’autorità procedente si è discostata dal parere della stessa Sovrintendenza, oltre tutto privo di specifiche prescrizioni per mitigare l’impatto paesaggistico dell’opera”;
– con riferimento alla dedotta incompatibilità dell’impianto rispetto alla destinazione agricola dell’area che “l’impianto fotovoltaico controverso deve essere ritenuto, per legge, compatibile con la destinazione agricola dell’area su cui esso viene realizzato”.
Queste le due sentenze:
DCS Srl Tuscania (scarica)
dcs srl fotovoltaico tuscania
ACME Srl Montalto di Castro e Canino (scarica)
acme srl fotovoltaico montalto e canino