Civitavecchia Porto – L’amministratore unico della PAS ha rassegnato le dimissioni nelle mani di Musolino (che le ha accettate)

Musolino: “Trovo singolare la tempistica di questa decisione. Certo è che noi abbiamo legittimamente richiesto documenti che ancora non ci sono stati forniti”

CIVITAVECCHIA – Al peggio non c’è mai fine. La sorte della Port Authority Security è segnata da tempo. Nonostante alcuni agenti ancora non abbiano ben chiara la cosa, la società di sicurezza portuale è virtualmente in liquidazione.

L’assembla con il socio unico (AdSP) in programma ieri non è andata in scena. Saltata perché la documentazione richiesta dal socio unico, cioè l’Authority, cioè dal presidente Pino Musolino, sembrerebbe che non fosse inclusa nel fascicolo degli ordini del giorno.

“Ho chiesto ripetutamente – ci dice il presidente Musolino al telefono – documenti inerenti l’attività amministrativa della mostra società in house. Ripetutamente aggiungo sena aver avuto risposte se non le dimissioni che, per tempistica e modalità non aggiungo o tolgono nulla a quelle che definisco le RESPONSABILITA’ di chi amministra”.

Raffaele Marcello aveva avuto anche la possibilità di spostare l’assemblea al 21 luglio per poter produrre la documentazione richiesta dal socio unico ma, a quanto pare, ha preferito darsela a gambe.

Uno dei tanti Schettino in circolazione che abbandona la nave lasciando affogare i “suoi” uomini.

Alla domanda se Marcello rimarrà alla guida provvisoria della PAS il numero uno di Molo Vespucci almeno fino a quando non sarà nominato un successore: “Assolutamente no. Ha rassegnato le dimissioni che sono state accettate sena riserve. Se qualcuno pensa che io sia venuto qui per giocare sbaglia di grosso. Leggo le carte. Tutte. Quelle che non ho pretendo di averle perché gestiamo soldi pubblici e le responsabilità con l’erario sono enormi. Adesso valuteremo cosa fare nell’immediato tenendo sempre presente che ci sono decine di lavoratori e relative famiglie da tutelare”.

Bilancio disastroso aggiungiamo noi. Costi del personale elevati. La somma richiesta per la ricapitalizzazione dicono equivalga alle buonuscite elargite in questi ultimi tempi a dirigenti e amministratori.

I costi sono diventati insostenibili. Non c’è solo la tariffa degli agenti è fuori mercato ma anche i costi di gestione della società stessa sono ormai insostenibili. Uffici, consulenti, macchine, vestiario e così via discorrendo.

Un carrozzone inutile che si appresta ad andare allo sfascio nel giro di qualche mese se non si prendono provvedimenti drastici.

Il presidente Musolino come confermato nel nostro colloquio telefonico, non sta con le mani in mano e probabilmente avrà già pensato a come salvare almeno il personale in servizio attivo.

Al di là di qualche raccomandato (e poco studiato) o assunto senza concorso appare chiaro che la moltitudine dei lavoratori della PAS è brava gente che va aiutata a mantenere il proprio posto di lavoro. Così sarà di certo.

Già predisposte le azioni di responsabilità ai vecchi amministratori. Una vertenza inevitabile che porterà, tra una decina d’anni (forse di più) a chiedere conto a chi ha provocato questo dissesto finanziario.

Una “pezza”, se così possiamo definirla, la potrebbe mettere nel frattempo il segretario generale Paolo Risso che, in veste di responsabile unico del procedimento, potrebbe attingere anche dalle manifestazioni di interesse presentate le volte scorse per trovare una persona idonea a traghettare, per questi ultimi mesi di vita, la vituperata PAS. Il contratto di servizio con l’AdSP scade nel 2023 e il disegno originale era quello di riuscire ad arrivare almeno a quella data ma, è evidente, che non ci sono più margini.

Da Santa Maria Capua Vetere, l’ormai ex amministratore unico della PAS, Raffaele Marcello, non comunica più con il presidente Pino Musolino a voce ma attraverso lettere alle quali risponde senza fornire risposte chiare.

Il “Doge Veneziano” è abituato ai mari in tempesta e non lo spaventa certo “Marcellino” che, giova ricordare, in questo ultimo anno è stato visto in ufficio meno volte delle dita di una mano.