Concorsopoli Allumiere – Mori consegnò le risposte a venti candidati, nel mirino anche la Studio Staff

Tutti o quasi hanno fatto parte della prima batteria. La grande infornata fatta da politici, parenti di politici, novelli sposi, fidanzate, sorelle. Il pm Gentile ha nelle mani altre richieste da presentare al Gip

ALLUMIERE – Cominciano ad emergere nuovi elementi sul concorso di Allumiere ribattezzato “win for life”. Nelle motivazioni scritte dal Gip Giuseppe Coniglio, con le quali ha emesso la misura cautelare del divieto di domicilio al presidente Mori, nei comuni di Tolfa e Ladispoli, le accuse dei brogli sono molto circostanziate.

Avrebbe avuto dalla Studio Staff di Roma, società che si è occupata di svolgere le preselezioni e chiamati a fare ciò da Emanuela Sgamma, le risposte ai quesiti che i candidati avrebbero ricevuto nelle buste anonime. Anzi. Anche in questo caso ormai è accertato che anche le buste ricevute dai candidati della prima batteria, quella che ha determinato il maggior numero di promossi, erano state segnate in modo che fossero riconoscibili.

In un passaggio delle motivazioni si legge: “Nel periodo a partire a partire dal maggio 2020 sino a dicembre dello stesso anno, provvedeva ad intrattenere contatti telefonici con 20 dei candidati che risulteranno idonei, ai quali rivelava il contenuto dei test preselettivi”.

Il mistero si infittisce e il sequestro dei 37 telefoni cellulari servirà a capire come sia possibile che Andrea Mori conoscesse persone come Andrea Palladino, Massimo D’Orazio, Riccardo Strambi, Marco Palumbo che sono lontanissimi da Civitavecchia.

Ecco dunque che diventano fondamentali le chat per capire anche il ruolo del sindaco Antonio Pasquini che, secondo gli investigatori, potrebbe aver avuto un ruolo in questa vicenda.

Infatti, lavorando alla presidenza del consiglio regionale, al “servizio” di Mauro Buschini, potrebbe essere stato il trait d’union con Andrea Mori per favorire i politici romani e ciociari che hanno trovato il posto fisso e si sono sistemati per tutta la vita.

Tutto questo trova riscontro nelle carte prodotte dagli inquirenti, infatti il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Coniglio nel provvedimento scrive: “Il presidente della Commissione Mori, l’8 e il 17 giugno, si sarebbe fatto anticipare dalla Studio Staff, la banca dati delle domande e la loro suddivisione in otto batterie. Il 30 giugno la commissione suddivide i concorrenti in sette gruppi con criteri di convenienza”.

Il giorno della prova, quella del 16 luglio 2020, la commissione predisponeva le buste contenenti le sette batterie facendo in modo che il numero 2 fosse ben riconoscibile, grazie a questo stratagemma, al momento del sorteggio, sapevano quale busta scegliere. Poi sappiamo com’è andata. Nonostante conoscessero le risposte da imparare a memoria sono riusciti a sbagliarli in numero maggiore al numero minimo che garantiva la sufficienza per passare alle prove successive. Ecco allora l’errore tecnico per porre rimedio e soccorrere gli “asini” di Allumiere facendo regredire il numero minimo della sufficienza da 31 a 21.