Nel partito di Salvini la “Concorsopoli” non paga. Cangemi e Giannini, componenti dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale che ha avallato le assunzioni della graduatoria di Allumiere insieme al PD, bocciati dagli elettori
ROMA – La tornata elettorale del 3 e 4 ottobre 2021 è stata devastante per la Lega. I leghisti, persa la leadership in alcuni grandi centri del nord (a cominciare da Milano), nella competizione elettorale più importante, la capitale d’Italia, hanno raggiunto risultati catastrofici.
Nelle ultime elezioni in cui si è misurato con l’elettorato della città di Roma, il partito di Salvini ha ottenuto il 25,78% (con la bellezza di 285.318 voti). Parliamo delle Europee che si sono svolte appena 2 anni fa. I numeri di oggi, invece, parlano di una percentuale moto più bassa (il 5,93%) con appena 60 mila voti.
All’interno di questo disastro, però, c’è chi esce rafforzato e chi esce con le ossa rotte.
Escono sicuramente bene da questa tornata elettorale sia Fabrizio Santori che Davide Bordoni.
Il primo, entrato nella Lega a fine 2018, era stato escluso, a sorpresa, dalla candidatura alle Europee.
I leghisti gli avevano preferito Matteo Adinolfi e Luisa Regimenti.
Dopo due anni la situazione è questa: Adinolfi è indagato per scambio elettorale politico-mafioso in un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma, nell’ambito dell’indagine “Touchdown”; la Regimenti, dopo aver incassato il sostegno dei vertici della Lega laziale ed essersi fatta eleggere a Bruxelles, ha abbandonato Salvini per aderire a Forza Italia.
Santori, dopo essersi visto negare la candidatura alle Europee, ha continuato a lavorare come solo lui sa fare ed è riuscito ad ottenere, stando fuori dai palazzi e dalle Istituzioni, un risultato lusinghiero.
Prendendosi anche una rivincita nei confronti di chi aveva aiutato nel 2019, quella Luisa Regimenti che passando in Forza Italia ha deciso di sostenere Simone Foglio.
L’europarlamentare, visto lo scarso apporto dato al suo candidato, ha dimostrato di avere un peso elettorale esiguo (quasi nullo). Per lei sarà difficile, fra tre anni, ottenere di nuovo l’elezione a Bruxelles.
A contendere il secondo seggio leghista in Campidoglio (il primo, come da pronostico, è ad appannaggio di Simonetta Matone) a Fabrizio Santori è Davide Bordoni, che si trova a pochissimi voti dall’ex consigliere regionale.
Le operazioni di scrutinio vanno a rilento e il distacco è così esiguo che c’è la possibilità che il seggio venga assegnato con l’ultimo conteggio al seggio centrale.
In caso di sconfitta del candidato sindaco del centrodestra, Enrico Michetti, i seggi della Lega saranno soltanto due, quindi gli esclusi eccellenti non mancherebbero, a cominciare da uno dei due tra Santori e Bordoni che, comunque, come detto, hanno raggiunto un risultato eccellente.
Entrambi sembrano essere gli unici ad avere le carte in regola per guidare il partito di Salvini a Roma nell’era post-Durigon.
Le note dolenti in casa Lega riguardano soprattutto i due componenti dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Lazio. Quelli che, alla fine dello scorso anno, hanno votato insieme ai colleghi del PD, in particolare Buschini, e al grillino Porrello, le discutibili delibere che hanno permesso le assunzioni dei 21 idonei della graduatoria “Win for Life” di Allumiere.
Il vice presidente della Pisana, Pino Cangemi, ha sostenuto apertamente la deputata leghista Barbara Saltamartini. Insieme a lui Francesco Biava e Francesco Storace.
Risultato? Tutti pensavano ad una performance importante della Saltamartini ma, nonostante l’enorme schiera di sostenitori di cui si è avvalsa, quest’ultima è riuscita a piazzarsi soltanto in settima posizione con “appena” 2300 preferenze.
Anche Daniele Giannini (altro componente dell’UDP del Consiglio regionale) aveva un suo candidato. Grazie al suo (insufficiente) contributo è riuscito a far piazzare Angelo Valeriani al sesto posto con circa 2700 preferenze.
Anche lui, però, fuori dal Campidoglio e staccato da Santori e Bordoni.
In caso di vittoria di Michetti i seggi della Lega passerebbero da due a sei. In questo caso, almeno, Giannini potrebbe salvare la faccia “piazzando” Valeriani all’interno dell’Aula Giulio Cesare.
Cangemi, invece, con la sua candidata Saltamartini al settimo posto, resterebbe con un pugno di mosche. Dopo Buschini, anche Cangemi e Giannini in odor di disfatta. Con Porrello fuori da tutti i giochi, si tranquillamente affermare che “Concorsopoli” non paga.