TOLFA – Speravano di prendere qualche tordo o qualche colombaccio Daniele de Francesco e suo padre Giovanni, quando domenica mattina sono partiti da Acilia, per venire a caccia a Tolfa, in località Poggio Finocchio, sulla strada per Marano. Un posto che frequentavano spesso e dove erano conosciuti da diversi altri cacciatori della zona, con cui a volte si trovavano insieme.
Un posto dove invece purtroppo Daniele ha trovato la morte, in un modo tanto banale quanto assurdo, mentre l’operaio romano 42enne si dedicava a una delle sue più grandi passioni, trasmessagli dal papà fin da quando era un ragazzo.
T.E. invece, a quanto pare, pur essendo a sua volta da tempo un appassionato della natura, di caccia e pesca, nonostante l’età assai più giovane, con i suoi 27 anni, era la prima volta che nei
boschi sotto Tolfa incontrava i due de Francesco, con cui ha scambiato qualche parola nello spiazzo dove hanno lasciato le auto prima di addentrarsi a piedi, il padre da una parte, i due più giovani insieme, dall’altra, nella boscaglia . Che a dire il vero a Poggio Finocchio non è poi così fitta.
L’ennesima fatalità di questa tragedia è che Daniele si sia nascosto dietro un cespuglio che impedisse del tutto la visuale al compagno di caccia, che pur essendo distante solo pochi metri, vedendo movimento dietro gli arbusti, ha sparato pensando fosse un animale.
«Ho creduto si trattasse di un cinghiale o di qualche altra preda», ha detto T.E. ai Carabinieri giunti sul posto insieme ai soccorsi, che si sono rivelati inutili, perché il pallettone sparato dal fucile calibro 12 ha centrato il povero Daniele alla testa, uccidendolo all’istante.
Inutile anche ogni tentativo dello stesso cacciatore civitavecchiese, che si è subito reso conto di quanto accaduto, urlando a più non posso.
Un particolare, questo, confermato anche da Giovanni de Francesco, sentito ieri dai Carabinieri direttamente presso la Procura della Repubblica di Civitavecchia, in via Terme di Traiano.
L’uomo ha confermato di avere udito il colpo di fucile e subito dopo le grida. «Ho capito che era Daniele e che era successo qualcosa di grave e sono corso dove erano i ragazzi», ha detto travolto dal dolore de Francesco, che una volta percorsi i pochi metri che lo separavano dal figlio, ha dovuto vivere il peggiore incubo per qualsiasi uomo.
Anche T.E., ancora sotto shock, è stato sentito nuovamente dai militari in Procura, e ha ricostruito quei minuti tremendi di quella che doveva essere una tranquilla e spensierata domenica da trascorrere all’aria aperta e che è diventato il peggiore giorno della sua vita.
Sul fatto che si sia trattato di un terribile incidente non ci sono dubbi, nemmeno per gli inquirenti, che si stanno concentrando sul modello di cartucce utilizzate e sulla loro compatibilità con il tipo di caccia ammessa in questo periodo.
Il corpo di Daniele de Francesco è stato trasportato all’istituto di Medicina legale di Roma al Verano, dove sarà effettuato l’esame autoptico prima di restituirlo ai familiari per i funerali.
L’uomo, di cui tutti ad Acilia parlano come un padre e una persona eccezionale, lascia la moglie e un bimbo di appena 3 anni.