Santa Marinella – Residenza fittizia, istituita una task force per individuare i furbetti

Al setaccio i 1800 nuclei familiari con un solo componente, il cui stato civile risulta coniugato

SANTA MARINELLA – Continua il lavoro da parte degli uffici competenti per tentare di dare un nome agli oltre 1800 nuclei familiari che hanno, nella Perla del Tirreno, una residenza fittizia. Il sindaco, infatti ha istituito una task force per individuare quelle case dove, ad abitarle, ci sia una sola persona.

Infatti, da un’analisi effettuata dall’ufficio tributi e dall’anagrafe, è emerso come nel Comune tirrenico sono presenti quasi 2000 famiglie composte da un solo componente, il cui stato civile risulta coniugato. Questa condizione lascia supporre che ci si trovi in presenza di una abitazione principale fittizia, vale a dire di contribuenti che per eludere la tassazione Imu sulle seconde case, intestano ad uno dei coniugi la casa al mare.

Questa pratica, purtroppo abbastanza diffusa, consente quindi ai coniugi di usufruire due volte del beneficio fiscale per l’esenzione relativa all’abitazione principale, causando un danno alle casse di un comune con moltissime seconde case, come è Santa Marinella, che già si vede sottrarre dallo stato, con il cosiddetto fondo di solidarietà, circa il 65% del gettito Imu annuo che, per il Comune significa erogare sette milioni di euro all’anno.

Su questa tematica, ci si trova di fronte ad una giurisprudenza ormai univoca e pacifica, che va nella direzione in cui, pur nella legittima scelta dei coniugi di avere una residenza in comuni differenti, non consente la duplicazione del beneficio fiscale inerente all’esenzione dall’Imu, imponendo ai coniugi, pertanto, di scegliere su quale immobile usufruire dell’esenzione.

In questi giorni, infatti, l’ufficio tributi, sta provvedendo a vagliare tutte le posizioni, verificando le consistenze patrimoniali dei cittadini residenti e dei rispettivi coniugi a loro volta residenti in un altro comune, incrociando le banche dati a disposizione dell’ente.

Dai primi controlli, su 1850 nuclei familiari, risulterebbe che il 70% ricada nell’ipotesi che entrambi i coniugi sono proprietari di una abitazione principale nel rispettivo comune di residenza, con una perdita per il Comune di tre milioni e 600mila euro.