Civitavecchia – Greta Gila, la modella in galera a Valle Aurelia, è stata scambiata per un narcos

La notizia del suo arresto fece molto clamore, adesso però giustizia è fatta (si fa per dire). Era di passaggio nella capitale per volare in Giappone protagonista di un servizio fotografico. Carriera distrutta, sogni cancellati, il 22 febbraio udienza per il risarcimento

CIVITAVECCHIA – Carriera stellare distrutta, i sogni reclusi con lei in una cella del carcere di Civitavecchia.

La modella ungherese Greta Gila, 24 anni, miss Turismo nel 2018 e tra le partecipanti a miss Universo, di passaggio a Roma con destinazione Tokyo, poco meno di tre anni fa, il 22 marzo 2019, come racconta oggi «Il Messaggero», era stata arrestata, scambiata per una trafficante. Solo il 16 dicembre, dopo 10 mesi, le arriva una lettera in cui i giudici le comunicano che si erano sbagliati. Lei non è una pusher, ma intanto il servizio fotografico in Giappone viene cancellato, le offerte di lavoro svaniscono e i tre mesi passati ingiustamente in carcere segnano per sempre la sua giovane vita: insonnia, crisi di panico e momenti depressivi .

Insomma lei non era una pusher e la droga non era per lei, come aveva affermato dal primo istante. La donna, In Italia, è di passaggio, un paio di notti a Roma in hotel ma all’aeroporto di Fiumicino, fermano una donna, una sua conoscente con della cocaina, che dichiara di doverla cedere proprio a Greta . L’accusa è sufficiente per far arrestare la top model. Le forze dell’ordine le bussano alla porta della stanza d ’albergo in borghese. Greta, spiegherà dopo, «credevo fossero una banda di sequestratori» perché mai avrebbe pensato a un arresto. Eppure, nel giro di un paio d’ore, si ritrova dentro una cella, in un paese straniero, senza conoscere la lingua e senza aver capito bene cosa fosse successo

Tra un paio di settimane, il 22 febbraio prossimo, i giudici quarta sezione penale della corte d’Appello di Roma, dovranno decidere sulla richiesta di risarcimento da 100 mila euro chiesti dalla ragazza. «La fase risarcitoria è di fondamentale importanza — spiega l’avvocato Massimiliano Scaringella che la difende — oltre che per un equo ristoro come ovvio delle vittime di errori, anche per invitare a una maggiore prudenza nella formulazione di ipotesi accusatorie non sufficientemente supportate»