Il dirigente dell’area legale Fabrizio Losco segnalato all’autorità giudiziaria attraverso il “whistleblowing” per le presunte anomalie con le quali ha trattato il contenzioso con Italiana Petroli Spa
CIVITAVECCHIA – Francesco Maria di Majo, Fabrizio Losco e Lucio Pavone sono sotto indagine della Corte dei Conti per l’accertamento di un possibile danno erariale compiuto sui canoni demaniali e tasse portuali.
Si tratta, nel particolare, del contenzioso divenuto ormai famoso, tra l’Autorità di Sistema Portuale e l’Italiana Petroli Spa che all’epoca dei fatti si chiamava Total Erg.
Non è solo questo l’argomento che tiene banco all’interno di Molo Vespucci. Ormai è di dominio pubblico anche un altro grave episodio avvenuto all’interno degli uffici dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale.
Uno o più dirigenti dell’ente avrebbero segnalato all’Autorità Giudiziaria, attraverso il sistema di “whistleblowing” (servizio di tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti) la condotta del dirigente dell’ente, avvocato Fabrizio Losco.
La Corte dei Conti ha trasmesso all’attuale presidente Pino Musolino la determinazione della Sezione Controllo sugli enti n. 11 del 25/01/2022 nella quale emerge il rilevante importo dei conteziosi tra l’Authority e altri soggetti per un importo complessivo di circa 305milioni di euro.
I relatori hanno messo in risalto lo sforzo profuso dall’ente dall’inizio del 2021, non appena insediati i nuovi organi (presidente, segretario generale e comitato di gestione) e l’approvazione del bilancio 2020 che era rimasto nel limbo a causa del default compiuto dalla precedente gestione.
I fari sono puntati sulla condotta del presidente Di Majo e dei dirigenti Losco e Pavone.
In particolare i relatori si soffermano e chiedono spiegazioni sugli atti messi in atto per richiedere, in modo tardivo, le somme dei canoni demaniali dal 2011 al 2019.
Del mancato accordo transattivo che prevedeva il pagamento di una somma di poco inferiore ai 9milioni di euro che ha prodotto una successiva condanna al pagamento di 12 milioni di euro quindi 3milioni di euro a danno dell’ente.
Adesso gli organi di controllo vogliono vederci chiaro e per questo hanno chiesto a Molo Vespucci spiegazioni sulle condotte dei vari soggetti. In particolare:
- del presidente pro tempore (2016/2020), Francesco Maria di Majo, per comprendere le motivazioni che lo hanno indotto a non firmare l’accordo transattivo come deliberato e suggerito dal Comitato di Gestione;
- del dirigente responsabile dell’area legale, Fabrizio Losco, nell’ambito del duplice incarico rivestito nel periodo 2012/2020, al fine di comprendere le motivazioni che lo hanno indotto a non richiedere sia la misura ordinaria del canone demaniale nel periodo 2012/2018 che dell’applicazione della misura ridotta del 50% quando aveva l’incarico cumulativo di dirigente dell’area demanio. Inoltre si chiede di accertare la natura degli incontri avvenuti nel biennio 2019/2020 con i legali della Italia Petroli Spa per definire l’accordo transattivo;
- del dirigente responsabile del Porto di Fiumicino, dottor Lucio Pavone, nonché responsabile dell’area amministrativo contabile, nell’ambito delle trattative legate alla richiesta di recupero dei canoni demaniali.
Ad aggravare il clima all’interno di Molo Vespucci, oltre a dare spiegazioni su vicende all’attuale presidente del tutto sconosciute o quasi, la denuncia fatta da alcuni dirigenti, utilizzando lo strumento del whistleblowing a carico dell’avvocato Fabrizio Losco.
Con il termine whistleblower si intende il dipendente pubblico che segnala illeciti di interesse generale e non di interesse individuale, di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro, in base a quanto previsto dall’art. 54 bis del d.lgs. n. 165/2001 così come modificato dalla legge 30 novembre 2017, n. 179.
Fabrizio Losco sembrerebbe aver compiuto qualcosa davvero di grave per essere stato denunciato dai suoi stessi colleghi di lavoro.
Non è stato facile ricostruire tutti i vari passaggi ma la cosa sembrerebbe strettamente legata alla vicenda Total Erg.
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, sembrerebbe che il dirigente in questione, avrebbe intrattenuto rapporti con i rappresentanti della Italiana Petroli (ex TotalErg) in relazione all’accordo transattivo deliberato dal Comitato di Gestione dopo la sentenza del Tar del 2015.
Perché questo accordo non è stato poi formalizzato?
Chi ha deciso di attendere gli esiti del Consiglio di Stato che, successivamente, ha inflitto una condanna risarcitoria di oltre 12milioni?
Secondo i “segnalatori” Losco avrebbe istruito il procedimento amministrativo in modo improprio non applicando la misura ordinaria del canone con la riduzione del 50% per la concessione demaniale della Società Raffinerie di Roma Spa oltre a non aver tutelato l’ente nelle controversie con la stessa società ben conoscendo i fatti e ricoprendo il ruolo di dirigente dell’ufficio legale.
La sua condotta “omissiva” ed “impropria” avrebbe finito col mettere nei guai anche l’ex presidente dell’AdSP di allora, Francesco Maria di Majo, al quale non abbiamo mai risparmiato critiche e che, in questa vicenda, si trova costretto a rispondere di colpe apparentemente non sue.
Fabrizio Losco re dei cumoli di incarichi dirigenziali. Bocciato in matematica per gli errori compiuti nei calcoli del canone demaniale?
La cosa più grave sembrerebbe legata ai molteplici incontri avuti con l’altra parte, cioè con i legali della Italiana Petroli Spa, che avrebbero alimentato il sospetto di qualche “accordo” privato.
Fabrizio Losco nel tritacarne ci si è messo da solo?
Non solo. I suoi colleghi di lavoro, per non finire a loro volta coinvolti in spiacevoli situazioni e che lo hanno denunciato “in tutela” all’autorità giudiziaria di cosa sono a conoscenza?
Adesso si attendo le reazioni del presidente Pino Musolino che dovrà rispondere alla Corte dei Conti, produrre carte e procedere nei confronti anche dei suoi dirigenti.