Viterbo, indagine della Federlazio sulla ripresa delle aziende: preoccupano i rincari energetici

Il 35% degli imprenditori intervistati ha avuto difficoltà nel reperimento di manodopera

Dopo la fase emergenziale e di resilienza del 2020, le piccole e medie imprese della provincia di Viterbo si sono impegnate in un percorso di uscita dalla crisi, e attraverso sforzi di grande entità, hanno mostrato segnali di reazione ed i risultati ottenuti nel corso del 2021 hanno consentito a molte di recuperare il terreno perduto.
Ma lo scoppio del conflitto in Ucraina, il caro energia, l’aumento del costo delle materie prime e del carburante, determinano incertezza ed impongono cautela nelle previsioni per la prima parte di quest’anno.
E’ questo il quadro delineato dalla terza indagine che la Federlazio ha promosso, allo scopo di verificare se e in quale misura si stia realizzando una effettiva e duratura ripresa delle attività, dopo il lungo periodo di crisi pandemica.
La rilevazione è stata condotta mediante questionario on-line rivolto ad un campione di cinquecento piccole e medie imprese, di cui cinquanta operative nella Tuscia.
I fattori considerati nel report si riferiscono all’ andamento delle attività aziendali del tessuto produttivo provinciale nell’arco del 2021 ed alle previsioni di inizio anno riguardanti il primo semestre del 2022. Le piccole e medie imprese della provincia di Viterbo che lo scorso anno hanno registrato un incremento del fatturato sono il 68%, dato ampiamente positivo, che permette di recuperare buona parte del terreno perduto nel periodo più acuto della pandemia.
Una percentuale significativa di intervistati (22%)segnala una stabilità dei propri ricavi, mentre solo per l’11% c’è stata una contrazione.
Il recupero dei livelli di fatturato ha riguardato in maniera omogenea sia le imprese di grande che di piccola dimensione. Sono cresciuti in maniera particolare i ricavi sul mercato privato nazionale (saldo di opinioni +22%) e su quello internazionale (+12%).
Sul fronte della produzione, il 67% delle aziende del campione, ha registrato risultati in crescita: a fine 2020 erano state solo il 13%.
Da sottolineare, inoltre, che nel 20% delle risposte sono stati mantenuti i livelli dell’anno presedente, mentre il 13% delle aziende ha subito una contrazione dei livelli di produzione nel periodo gennaio-dicembre 2021. La ripresa della velocità produttiva è stata determinata dall’accelerazione degli ordinativi. Il 71% delle piccole e medie imprese interpellate ha conseguito un incremento della domanda, mentre per il 21% è risultata stabile.
Solo per il 7% delle risposte i livelli sono caduti. Positivi anche i dati sull’occupazione con il 53,8% di intervistati che evidenziano una stabilità degli organici, rispetto all’anno precedente ed un 25,6% che ha aumentato l’organico aziendale. Per il 20,5% si è assistito ad un ridimensionamento. Va però segnalato che l’incremento dei livelli occupazionali si è verificato prevalentemente tra le imprese di maggiore dimensione.
In merito agli aspetti riguardanti il lavoro sono emerse difficoltà diffuse nel reperimento di manodopera registrate dal 35% degli imprenditori intervistati.
A fine 2021 soltanto il 3% delle aziende della provincia aveva addetti in Cassa Integrazione Guadagni, con una riduzione del -46%, rispetto al – 7,3% a livello regionale.
Ricordiamo che nel 2020 le imprese della Tuscia che avevano fatto ricorso a tale strumento di sostegno al reddito erano state l’89% e nel 76% dei casi aveva riguardato oltre la metà dei lavoratori in organico.
Per quanto riguarda lo smart working a fine 2021 le imprese con addetti che operavano da remoto, erano il 15%. Durante il lockdown della primavera del 2020 erano state il 58%.Riguardo alla situazione delle aziende rispetto al periodo pre-Covid, il 40% ha risposto di trovarsi completamente al di fuori dall’emergenza ed “in crescita”. Un altro 13% si è dichiarato “in pieno recupero”, accanto ad un 16% di coloro che sono “in ripresa”. Sono, d’altro canto, il 13% le aziende ancora “in forte difficoltà”.
In particolare risultano in decisa ripresa le imprese che operano nelle attività manifatturiere a maggiore contenuto tecnologico e nell’edilizia.
Nel corso del 2021 hanno stentano ancora a riprendersi i settori del commercio al dettaglio, della logistica, del turismo e, soprattutto, organizzazione di eventi pubblici. Il 59% delle aziende di questa provincia ha realizzato investimenti nel 2021. Gli interventi hanno evidenziato come tra gli imprenditori si sia consolidata e rafforzata la convinzione e la consapevolezza sulla necessità di intervenire rapidamente sulla digitalizzazione e l’ammodernamento tecnologico dei propri processi produttivi e organizzativi. Per quanto riguarda le previsioni relative al primo semestre del 2022 che sono, però, state espresse precedentemente all’invasione e allo scoppio della guerra in Ucraina, il 51% delle aziende aveva dichiarato aspettative di incremento del fatturato. Quelle che invece si attendevano una riduzione sono state il 9%.
Analogamente per quanto riguarda la produzione, la percentuale di ottimisti per una crescita per il periodo gennaio-giugno del 2022 è risultata del 50%, con un 40% che dichiara stabilità ed un 10% che invece prevede una contrazione.
Sul fronte degli ordinativi, è sempre del 50% la percentuale di risposte che prevedono una crescita della domanda, mentre il 38% dichiara stabilità dei livelli e il 12% intravvede una riduzione.
Quindi il nuovo anno si era aperto nel segno dell’ottimismo e della diffusa convinzione di potersi lasciare definitivamente alle spalle il periodo difficile caratterizzato dalla diffusione del Covid-19.
Le aspettative positive riguardavano tutti i principali mercati di riferimento delle imprese e i saldi di opinione espressi sono stati tutti di segno positivo, diversamente da quanto rilevato lo scorso anno.
In particolare emergono i valori relativi al mercato interno privato (+20%) e soprattutto a quello internazionale (+27%).
In un quadro, tutto sommato positivo, sono tuttavia emerse diffuse preoccupazioni riguardo all’incremento dei costi dell’energia e alle criticità nell’approvvigionamento di materie prime e semilavorati e al conseguente aumento dell’inflazione.
Già precedentemente agli eventi bellici più della metà delle imprese dichiarava significativi impatti negativi per la propria attività dall’aumento dei costi dell’energia, che avrebbero messo a rischio la loro sopravvivenza (nel 6,6% dei casi), o compromesso i risultati della ripresa (27%) o un rallentamento della crescita (19,8%).

Le difficoltà energetiche causate dalla guerra
Da una rapida consultazione dopo lo scoppio della guerra rivolta a un campione ristretto di imprese, tutti i valori positivi riferiti alle attività d’impresa sono risultati in deciso ribasso, soprattutto per le aziende che operano sui mercati internazionali. Possiamo stimare che i saldi di opinione relativi al fatturato si siano ridotti tra il 10 e il 15%.

Le misure per il sostegno dell’economia e delle imprese 
Si conferma al primo posto come vera e propria emergenza nazionale la necessità di una riduzione generalizzata del cuneo fiscale, che viene indicata dal 61% degli imprenditori.
Va segnalato che già all’inizio di quest’anno una percentuale significativa (27%) degli imprenditori riteneva che fossero necessarie misure dirette per contrastare gli effetti del caro energia. Può sembrare persino pleonastico affermare che tali azioni costituiscono oggi la principale priorità d’intervento per l’intero insieme del tessuto economico sociale.

PNRR

Infine le valutazioni sui possibili impatti del PNRR.
Oltre due terzi degli imprenditori attende ricadute positive dai progetti contenuti nel PNRR; il 29,3% prevede benefici diretti sull’attività della propria impresa.
“I risultati che abbiamo ottenuto in tutto il 2021 – afferma il Presidente della Federlazio di Viterbo, Tiziana Governatori – devono essere motivo di conforto e speranza a condizione che si continui a lavorare con lo spirito di coesione che ci ha guidato nel difficile biennio appena trascorso.
Per parte nostra dobbiamo continuare a impegnarci nel rinnovamento, anche radicale, dell’organizzazione produttiva, raccogliendo e rilanciando le sfide più importanti oggi sul tappeto ponendoci, al riparo da situazioni di estrema vulnerabilità come quella che stiamo affrontando in questo momento”.
“Nonostante gli sforzi profusi e i risultati ottenuti per uscire dalla crisi pesantissima causata dalla pandemia – dice ancora Tiziana Governatori – oggi le criticità si sono spostate sul fronte dell’approvvigionamento delle materie prime e dei rincari energetici, ed il rischio di vanificare il grande lavoro che è stato fatto nel corso del 2021 dal nostro sistema imprenditoriale, per resistere, risollevarci e rilanciare le nostre attività di fronte all’emergenza sanitaria, è più che concreto. Già alla fine dello scorso anno la Federlazio, insieme a Confimi Industria, aveva sollecitato a più riprese le istituzioni al fine di studiare soluzioni adeguate a fronteggiare la nuova emergenza, anche fissando un tetto al prezzo di gas e luce”
“Dobbiamo essere consapevoli – conclude il Presidente della Federlazio di Viterbo – che la guerra in Ucraina ha e avrà conseguenze irreversibili sull’assetto geopolitico e dei mercati sia su scala globale che a livello locale. Siamo però convinti che, nonostante tutto ciò, gli imprenditori e le istituzioni economiche e sociali, possono affrontare con rinnovato impegno e coraggio anche questa situazione”.