Il Consorzio Enti pubblici si occupa della riscossione dei tributi per conto di 12 comuni dell’hinterland romano, ha incassato i soldi dei cittadini ma non li ha riversati nelle casse degli Enti. Li ha destinati a consulenze di cui si occuperà l’autorità giudiziaria. Il Presidente era Gaetano Bartoli, conosciuto in regione per essere stato segretario di Leodori
ZAGAROLO – Immaginate un cittadino che fa mille sacrifici per pagare l’IMU, la retta scolastica, la Tari e magari si priva di una serata spensierata con una pizza margherita e una birra in compagnia della propria famiglia, dei propri figli, per non essere poi “aggredito” con ingiunzioni di pagamento dal Comune o da chi si occupa delle riscossioni dei tributi.
Magari pensa che le sue privazioni portano comunque al bene comune, quello che garantisce servizi per la propria comunità.
In linea di massima il pensiero del cittadino non è sbagliato, a meno che non si risieda a Zagarolo o in altri comuni situati nei Castelli romani.
In questo caso i soldi incassati da Cep invece di essere destinati al benessere della collettività sono andati a finire nelle tasche di alcuni.
Di chi si spera che molto presto lo stabilisca l’autorità giudiziaria che, siamo certi, non sarà rimasta immobile dopo i numerosi articoli scritti nei mesi scorsi, le denunce di alcuni esponenti politici di opposizione e la rabbia dei residenti.
Sembra, infatti, che le tasse pagate dai cittadini dei 12 comuni della provincia di Roma che hanno avuto l’infelice idea di affidarsi alla società guidata da Gaetano Bartoli siano finiti (almeno una parte) in “consulenze specialistiche” a società “particolari”.
Alcune aventi la stessa sede legale, altre create a ridosso degli affidamenti ricevuti, altre con capitali sociali irrisori (anche 100 euro). Causando un buco milionario ormai irreversibile.
A questo si aggiunga l’acquisto della sede del Cep, otto appartamenti di fronte la stazione di Zagarolo pagati in totale un milione e 750mila euro. Grazie ad un mutuo agevolmente ottenuto dal Presidente Bartoli. E spiegheremo anche perché.
Gaetano Bartoli è un distinto ed educato signore. Molti dipendenti del Consiglio regionale lo ricordano perché la Pisana non è una grande città, si conoscono un po’ tutti. Bartoli è stato sempre visto con molta simpatia, sempre al suo posto. In realtà lui di posti ne ha occupati a iosa negli ultimi anni.
Oltre ad essere dipendente dell’Ufficio di Presidenza (con l’indennità di segreteria più alta rispetto ai “comuni mortali” degli altri uffici) quando Leodori ricopriva l’incarico di Presidente del Consiglio, Bartoli era anche amministratore unico di Cep. Già sindaco di Colonna per ben dieci anni, l’ex dipendente di Leodori è stato contemporaneamente anche consigliere di amministrazione della banca di Credito cooperativo che ha deliberato il mutuo da 950mila euro per la discutibile acquisizione dell’immobile della sede Cep.
Se questa performance in incarichi la racconti in regione nessuno ci crede. Perché nessuno immagina che un signore così distinto, così taciturno, può essere anche così “potente” e accentrare su di se una così grande fetta di potere gestionale.
La Bartolo-dinasty non finisce qui. Il figlio di Gaetano, Riccardo Bartoli, è vicesindaco e assessore al Bilancio del Comune di Colonna. Come assessore al Bilancio dà il via libera ai bilanci Cep presentati dal padre (strano!!!). E che, come il padre, lavora (o lavorava?) in regione.
Il legame con un determinato management notoriamente vicino al Partito Democratico dei Castelli romani non finisce qui. Anche il comune di San Cesareo ha affidato il servizio di stampi e ingiunzioni fiscali proprio al Cep. Regista dell’operazione, nel 2019, l’assessore PD al Bilancio Arianna Bellia.
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Gravissimo il fatto (con probabili elementi di conflitto di interessi) che l’ente beneficiario degli atti comunali da lei redatti mentre era assessore, era il suo stesso datore di lavoro.
Si perché Arianna Bellia era proprio dipendente Cep. Era perché a dicembre 2020 la Bellia, rientrata nella graduatoria dell’ormai famoso concorso di Allumiere, è stata assunta in Consiglio regionale grazie al famoso scorrimento della graduatoria “Win for Life”.
Possibile che nessuno ha contestato questi atti?
Sul comune di Zagarolo si è già abbattuta la scure della Corte dei Conti che con una Delibera del 13 giugno scorso “ha accertato, nei confronti del comune di Zagarolo, la presenza di profili di criticità”.
In particolare, su Cep, i magistrati contabili hanno riscontrato che “Oltre all’omesso riversamento, la società presenta ingenti perdite e, ad avviso del Comune, ha anche utilizzato risorse da riversare per altre finalità”.
Dura la relazione finale della Corte dei Conti: “In sintesi, l’ente socio non ha adottato tutti i necessari presidi per tutelare la propria posizione con specifico riguardo all’esercizio delle prerogative societarie ed eventualmente di quelle di soggetto che esercita il controllo su società in house. La mancanza di azioni coerenti con tale posizione nella compagine sociale ha conseguenze sulla responsabilità degli amministratori del Comune e dei rappresentanti dello stesso nella società”.
Visto quanto ribadito dai magistrati contabili sarebbe opportuno, da parte di tutti i consiglieri comunali dei 12 comuni coinvolti, una bella visitina presso gli organi competenti per dire tutto quello che si sa sulla mala gestione Cep. Perché la frase “La mancanza di azioni coerenti con tale posizione nella compagine sociale ha conseguenze sulla responsabilità degli amministratori del Comune e dei rappresentanti dello stesso nella società” non è di poco conto.
D’altronde la stessa Corte, poi, ribadisce chiaramente un concetto, senza se e senza ma: “È anche possibile che il Cep sia passibile di denuncia per reati relativi al mancato riversamento di somme non proprie, eventualità che dovrebbe indurre il Comune ad attivarsi presso la giustizia penale”.
Per chiarezza amministrativa e per garantire al povero cittadino che paga le tasse la pizzetta al mese insieme alla sua famiglia, sarebbe opportuno che gli amministratori aiutino gli organi competenti a fare piena luce su tutta la vicenda.
Insomma, un bel giro di incarichi (tanti) e di soldi (tantissimi) gestiti male (e siamo buoni) da alcune persone che sembra abbiano un comune denominatore: l’appartenenza ad un management politico ben determinato.
La vicenda riguardante la “gestione” dei comuni dei Castelli romani non finisce qua.
Parleremo della municipalizzata Tuscolana Sts, delle assunzioni nei comuni della provincia di Roma che ha visto protagonisti amministratori (anche di Zagarolo) appartenenti allo stesso gruppo politico. Insomma, come “House of Cards” i racconti posso durante molte puntate.
L’unica differenza è che non racconteremo della Casa Bianca di Washington, ma di una palazzina gialla a Zagarolo Scalo.