Aveva ragione l’avvocato della famiglia Rossi, Paolo Pirani: “omesse tante prove e indagini fatte con estrema superficialità”
SIENA – Quando l’avvocato viterbese Paolo Pirani, che tutela gli interessi del fratello e della mamma di David Rossi accusò gli inquirenti di non aver adeguatamente svolto con diligenza il proprio lavoro, aveva visto giusto. Adesso è emersa un’altra verità inquietante.
Non fu acquisito un solo video di una telecamera di videosorveglianza relativo alla sera in cui morì l’ex capo della Comunicazione di Mps David Rossi, come finora si è sempre ritenuto, ma in realtà ne fu acquisito anche un altro che però, stranamente, non è stato oggetto di analisi.
E’ emerso nel corso della conferenza stampa per la presentazione dei risultati della maxi-perizia affidata dalla stessa Commissione ai reparti speciali dell’Arma dei carabinieri e a un collegio medico legale.
“Il video riguarda l’uscita di Mps da piazza Badia, registrato alle 20.01 della sera in cui è deceduto Rossi, individua due soggetti che escono”, ha spiegato il presidente della Commissione Pierantonio Zanettin.
Il video è stato “trasmesso subito alla procura di Genova perché contrasta con tutti gli atti processuali in cui si era stato detto che era stato raccolto un unico video sui momenti antecedenti o successivi alla caduta di Rossi, quello della telecamera 6, in realtà è stato raccolto anche un video della telecamera 8“. “Resta sorprendente che questo video, pure acquisito poi sia stato cancellato perché fino a oggi tutti gli atti avevano escluso che fosse stato acquisito“, ha continuato.
LA PERIZIA MEDICO-LEGALE – David Rossi, l’ex capo della Comunicazione di Mps, si legge nella relazione medico-legale sulle cause e le circostanze della morte, “era cosciente” al momento della caduta dalla finestra di Rocca Salimbeni. Secondo i medici legali Rossi “l’ipotesi che fosse privo di conoscenza per l’utilizzo di sostanze volatili con effetto narcotizzante, non ci pare ragionevolmente sostenibile“.
Secondo la perizia Rossi “era vigile durante la precipitazione e, soprattutto, al momento dell’impatto al suolo“. In relazione alle ferite ai polsi, in particolare quello sinistro dove era impressa la sagoma dell’orologio, e rispetto al quesito posto dai commissari sulla compatibilità della presa da parte di terzi, “benché il distacco dell’orologio dal soggetto possa essere avvenuto nel corso della caduta, la presenza delle suddette lesioni può essere ricondotta sia al violento urto a terra dell’orologio nella fase in cui gli arti superiori di Rossi sono proiettati in alto e indietro, subito prima che il corpo assumesse la sua posizione finale, ma dall’altra parte, non è possibile escludere con assoluta certezza, la riconducibilità ad un meccanismo compressivo indipendente dalla dinamica dei movimenti assunti dal soggetto nel corso dell’azione precipitativa – si sottolinea -. Tuttavia, una completa e adeguata comprensione dei meccanismi causativi di tale lesione, in base ai dati circostanziali e obiettivi a nostra disposizione, è da ritenersi impossibile“.
Restano da chiarire nove lesioni: “Il complesso lesivo a carico del volto, il quadro escoriativo a carico della superficie dorsale del polso sinistro, l’ecchimosi in corrispondenza della superficie volare di braccio destro, il complesso ecchimotico presente in corrispondenza del versante volare di avambraccio destro“. “Per tali lesività – precisa la perizia – non possiamo escludere meccanismi traumatici differenti“.
“Ci è sempre stato detto da tutti che, al momento del decesso di Rossi, era in funzione un’unica uscita, quella principale, presidiata dal guardiano, e che tutte le altre porte erano chiuse o allarmate. In realtà noi verifichiamo che due minuti dopo la caduta di Rossi escono due persone“, ha detto Zanettin spiegando che questo video era stato finora tenuto segreto.
“Lo abbiamo subito, in grande riservatezza, trasmesso alla procura di Genova che ha già fatto accertamenti che escludono siano soggetti coinvolti in un eventuale reato: si trattava di dipendenti di Mps usciti a questo orario; resta sorprendente – ha sottolineato – che questo video, che pure era stato acquisito in una chiavetta da 8 giga byte, poi era stato cancellato“.
GIALLO SU PC AZIENDALE – E’ giallo su un computer aziendale sequestrato all’epoca della morte dell’ex capo della Comunicazione di Mps, David Rossi, perché indicato come a lui in uso: dai controlli degli specialisti dell’Arma dei Carabinieri è emerso che nessuno dei file, delle mail, dei contatti e delle esplorazioni esaminate sono riconducibili all’ex manager.
“Tra tutti i computer ce ne è uno, che chiameremo ‘aziendale’, che Mps avrebbe messo a disposizione di Rossi ed è stato sequestrato a suo tempo come computer in uso a Rossi. Su questo computer sono state trovate foto cancellate, alcune delle quali sono a sfondo sessuale, sono immagini di nudo – ha detto Massimo Giannetti, comandante del Reparto Tecnologie Informatiche del Ra.C.I.S -. Ci tengo a precisare che su alcune sono state fatte già verifiche e nessuna di queste riporta Rossi. Alcune di queste foto a sfondo sessuale sono state scattate con un Nokia 6630 nel 2006, verosimilmente in Thailandia; foto ritraggono una donna spesso nuda con caratteri asiatici”. “Su queste foto andranno fatti accertamenti, bisogna vedere se sono veramente riconducibili a Rossi – ha continuato Giannetti – In tutti i file che ci è stato chiesto di esaminare, non ci sono e-mail, contatti, esplorazioni riconducibili a Rossi“.
Lo stesso presidente della Commissione Pierantonio Zanettin ha sottolineato che il computer “dal punto di vista formale è stato sequestrato a Rossi, trovato nel suo ufficio“, eppure i file analizzati non sono a lui riconducibili: “Rimane un dato che andrebbe investigato per capire se era effettivamente in uso a Rossi o si è trattato di un colossale equivoco. E’ un aspetto nuovo che meriterebbe di essere approfondito“.
LA MOGLIE E LA FIGLIA – “La cosa sconvolgente è che è emerso un altro video, di un’altra telecamera, dove si vedono due persone nei minuti in cui David è a terra” dice all’Adnkronos Antonella Tognazzi, vedova dell’ex capo della Comunicazione di Mps David Rossi. “Non prestano soccorso e tantomeno denunciano l’accaduto a chi di dovere: si va oltre l’omissione di soccorso, è sconvolgente“. Quanto alle risultanze dei carabinieri “sono il copia e incolla delle archiviazioni. I carabinieri avevano già detto quelle cose” ma non basta “portare avanti l’ipotesi più realistica, andava dimostrato e argomentato il perché vengono escluse le altre ipotesi“.
“I medici legali hanno confermato che ci sono ferite non compatibili con la caduta, altre non le sanno spiegare“, aggiunge precisando: “Non è stato acclarato nulla, di certezza ce ne sta una sola: un nuovo video, fino ad oggi inedito, e parzialmente cancellato, cosa gravissima“.
“La Commissione sta facendo il suo lavoro, noi continuiamo le nostre indagini, tutti gli elementi li mettiamo nero su bianco e siamo pronti a chiedere una nuova apertura dell’inchiesta: ciò che sta emergendo di nuovo va attenzionato“, sottolinea Tognazzi.
L’ipotesi del suicidio?
“La mia convinzione è che David non l’avrebbe mai fatto, ma non per questo chiudo la porta a chi non la pensa come me. Però devono dimostrarmi il contrario”, risponde. La fine del lavoro della Commissione, a causa della possibile conclusione anticipata della legislatura, “sarebbe un peccato – conclude -. La Commissione è stata fortemente voluta da Walter Rizzetto, Luca Migliorino ci si è molto impegnato e va reso merito al presidente Zanettin per il modo in cui la sta gestendo“.
“Pur ringraziando a nome di Antonella Tognazzi e Carolina Orlandi la Commissione Parlamentare d’inchiesta per il grande lavoro fatto e per quanto scoperto finora, non posso non stigmatizzare la ragione per cui i Consulenti della Commissione, per un verso, hanno riconosciuto sia l’esistenza di lesioni riconducibili ad una aggressione sia che la lesione sul polso sinistro possa essere la conseguenza di un afferramento del polso e dell’orologio da parte di terzi e, per altro verso, hanno escluso che tutto questo sia compatibile con un afferramento ed una esposizione di Rossi fuori dalla finestra ad opera di terzi” fa sapere all’Adnkronos l’avvocato Carmelo Miceli, legale di Antonella Tognazzi, moglie di David Rossi e della figlia di lei, Carolina Orlandi. “Tali conclusioni appaiono in assoluta e totale contraddizione e non sono state accompagnate da spiegazioni scientifiche a nostro avviso solide e sufficienti“.
“È per questo che, a nome delle signore Orlandi e Tognazzi, anticipo che chiederò formalmente alla Commissione di disporre l’audizione del professor Franco Gelardi e del professor Francesco Introna, ovverosia quei consulenti tecnici che, in nome e per conto delle mie assistite, hanno dimostrato l’esistenza di lesioni non riconducibili ad una precipitazione da suicidio e ricostruito una possibile dinamica della caduta alternativa al suicidio ed imputabile all’azione di terzi“, continua.
“Credo che, a questo punto, sia fondamentale sentire tutti i consulenti, anche quelli delle persone offese e, se del caso, – aggiunge – disporre un confronto tra loro tanto su questioni specifiche controverse, come l’esistenza di eventuali lesioni epatiche, quanto sulle conclusioni sulla più probabile ricostruzione della dinamica della caduta, se auto indotta o ad opera di terzi“.
LA MADRE E IL FRATELLO – “Al di là della caduta e della modalità della caduta oggi è emersa una verità: ci sono sicuramente ferite non compatibili con la caduta, non auto-inferte e successive alle ore 18, come noi abbiamo sempre sostenuto. L’unica verità è che qualcuno ha procurato quelle ferite, dopo le ore 18, a David e quel qualcuno, anche nell’ipotesi del suicidio, resta non identificato” dice all’Adnkronos l’avvocato Paolo Pirani, legale della mamma di David Rossi e del fratello Ranieri.
“Emergono poi novità nascoste – sottolinea – Trovo particolarmente grave il nuovo video su un’altra uscita perché chi fu chiamato a rendere deposizioni, come sommarie informazioni, ha detto che c’era un’unica uscita e di fatto è stato smentito da un dato oggettivo“, ha continuato dicendosi “sconcertato” e sottolineando che tutto ciò getta “dubbio sulla credibilità” di alcuni.
“La trasmissione degli atti da parte della Commissione alle procure è un atto dovuto – sottolinea l’avvocato – Sarebbe utile se la perizia venisse messa a disposizione per poter lavorare su alcuni aspetti. Attendiamo, sulla base del lavoro della Commissione, di poter fare una valutazione complessiva“.