Anche de Angelis ha ritirato la propria candidatura alla Camera
ROMA – Il capo di Gabinetto di Roma, Albino Ruberti, ha rassegnato le sue dimissioni con una lettera inviata al sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri.
«Me devono venì a chiede scusa per quello che mi hanno chiesto a cena… A me non me dicono ‘io me te compro’. Je dò cinque minuti pe venì a chiedeme scusa in ginocchio. Se devono inginocchià davanti a me e chiedere scusa. Altrimenti io lo scrivo, a tutti, quello che sti pezzi de m… mi hanno chiesto. Non se devono permette de dimme ‘me te compro’. Io li sparo, li ammazzo». Apre interrogativi inquietanti il video rubato pubblicato da che inquadra la scena drammatica della rabbia di Albino Ruberti, capo di gabinetto del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che aveva già avuto lo stesso ruolo a fianco del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Cosa gli era stato detto per scatenare tanta ira? Nel video, pochi secondi, non si capisce di cosa si fosse parlato. Certo risulta un po’ difficile credere alla motivazione fornita al giornale diretto da Claudio Cerasa: «Diverbio calcistico». Perché non è della Roma né della Lazio che Ruberti parla, ma di qualcosa che avrebbe scatenato la sua forte indignazione a tavola, pronunciata da uno dei due fratelli con i quali è appena stato a cena assieme alla compagna, e consigliera regionale pd, originaria di Frosinone, Sara Battisti: Vladimiro e Adriano forse Lampazzi sindaco di Giuliano di Roma.
«Me te compro? A me? Stavolta io Frosinone non la tollero più». Lei cerca di farlo tacere: «Amore basta». Minaccia di lasciarlo. Lui replica: «Sara. Fai la ta scelta. Se stai co’ sta gente non stai con me. Io prendo le conseguenze». Ma è con uno dei due fratelli che ce l’ha. Per lui fa quella che l’altro fratello definisce «’sta c… di scena…». Ruberti infatti grida: «Dillo a tu fratello». Mentre scandisce l’ultimatum per evitare quella che evidentemente è una minaccia: dire a tuti ciò che gli è stato detto durante la cena. Urlando dà cinque minuti per chiedere scusa «in ginocchio» di quel «me te compro»: «Cinque! Cinque! Cinque!». Qualcuno dice che sono stati chiamati i carabinieri. Alla fine si sente un urlo lancinante. Di donna. «Oddioooooooo». Il video si interrompe lì.
Questo è il testo della lettera inviata al sindaco di Roma:
Illustrissimo Sindaco,
in merito al video pubblicato nella serata di ieri dal Quotidiano “Il Foglio”, confermo che quanto avvenuto trattasi di un litigio verbale durante una cena privata, che nulla ha a che vedere con il mio ruolo istituzionale. In particolare, ho reagito con durezza alla frase “mi ti compro”, che pur non costituendo in sé una concreta proposta corruttiva, mi ha portato a chiedere, con foga sicuramente eccessiva e termini inappropriati, di ritirarla immediatamente perché l’ho considerata lesiva della mia onorabilità.
Sono a disposizione per ogni chiarimento che riterrai necessario e, per evitare strumentalizzazioni che possano ledere il tuo prestigio e quello dell’istituzione che rappresenti,
con la presente rimetto il mio mandato da Capo da Gabinetto.Albino Ruberti