VITERBO – Dalla seduta straordinaria su Talete la convergenza di tutti i Comuni (soprattutto Viterbo) chiesta dal presidente della Provincia, Alessandro Romoli, sulla cessione del 40% delle quote ai privati non è uscita.
A nulla è servita la prospettiva illustrata da Genova per far fronte al debito milionario che grava sulla società: ovvero, in assenza di capitale privato, possibilità di portare i libri in tribunale e, prima, come ultima mossa per evitarlo, nuovo aumento delle tariffe, tra l’8 e il 9%, da deliberare entro la fine di quest’anno.
Quasi sei ore di Consiglio comunale, ieri 5 ottobre, per ribadire, ognuno, le proprie posizioni dopo aver ascoltato la relazione dell’amministratore unico, Salvatore Genova. Che, infastidito dalle lungaggini, ha però lasciato la Sala d’Ercole alle 13, quando gli altri si sono trattenuti quasi fino alle 16.
La sindaca Chiara Frontini, corteggiatissima sia da Romoli che Genova, ben consci della parola decisiva che spetta al maggior azionista della spa, ha quindi ribadito che non ritirerà il ricorso al Tar contro la determinazione, votata dall’Ato alla vigilia delle elezioni comunali di giugno, con la quale è stato espresso parere favorevole alla cessione delle quote.