Provincia Perugia, presidente indagato per truffa allo Stato: ma è del Pd, nessuno scandalo

PERUGIA – L’Umbria è un luogo meraviglioso per chiunque, superlativo per chi è del Partito Democratico. I dem in questo paradiso italiano godono di una sorta di santificazione, alcuni sembrano prossimi alla beatificazione: sono intoccabili. In questa categoria superiore, a cui tutto è concesso e giustificato, deve appartenere Sandro Pasquali.

Un perfetto sconosciuto a molti e di recente nominato presidente della Provincia di Perugia. Pasquali è sicuramente noto ai cittadini di Passignano sul Trasimeno – paese di cui è stato eletto sindaco nel 2018 – e soprattutto è conosciuto agli uffici amministrativi della Regione dove è stato assunto per volere del consigliere dem Tommaso Bori nel gennaio 2020, appena formati i gruppi a Palazzo Cesaroni.

L’assunzione di Pasquali al gruppo del Pd è stata la prima iniziativa adottata da Bori una volta entrato in Regione nonostante Pasquali fosse già impegnato come sindaco di Passignano, fosse già impegnato come vicepresidente della Provincia di Perugia e non potesse lavorare o aiutare in alcun modo il gruppo regionale, salvo appunto considerare una prossima possibile beatificazione per essere trino. Certo trino è il compenso, non a caso nel 15esimo secolo la moneta perugina del valore di tre denari si chiamava proprio trino e aveva impresso il grifo e una grande P, si presume a indicare Perugia ma potrebbe essere aggiornato con Pasquali.

Questo il comunicato ufficiale della Guardia di Finanza di Perugia:

Nei giorni scorsi è stato richiesto il rinvio a giudizio di un amministratore di un Ente locale della Provincia di Perugia, ipotizzandosi a suo carico il delitto di truffa aggravata, in quanto commesso ai danni dell’Ente, e continuata, perché protrattasi nel tempo.

In particolare, a seguito di indagini particolarmente approfondite svolte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza, attraverso l’acquisizione di documentazione presso la Regione Umbria e presso l’Ente locale e attraverso l’audizione di numerose persone informate sui fatti, fra cui i responsabili ed i dipendenti del gruppo Regionale del partito politico di appartenenza è emerso che il soggetto, amministratore dell’Ente locale,  veniva assunto nel febbraio del 2020 dal gruppo regionale e, giusto dopo un mese, chiedeva ed otteneva l’aspettativa senza stipendio, giustificando tale sua richiesta proprio con le funzioni sindacali svolte.

Con  dell’aspettativa, l’amministratore locale otteneva, però, il versamento dei contributi previdenziali da parte dell’Ente di appartenenza, versamento che, secondo la prospettazione dell’accusa, è da ritenersi indebito, in quanto l’instaurazione del rapporto di lavoro è, in base alle indagini svolte, da considerarsi fittizia e finalizzata solo a questo specifico scopo.

In relazione a tale indicata ricostruzione, si è ipotizzato il delitto di truffa aggravata.

Durante le indagini, l’amministratore locale ha chiesto di essere interrogato ed ha rivendicato la correttezza del suo operato, contestando l’assunto dell’accusa sulla strumentalità dell’instaurazione del rapporto di lavoro.

A seguito della richiesta di rinvio a giudizio, il Gup presso il Tribunale di Perugia ha fissato l’udienza preliminare il 20 dicembre p.v..