Viterbo – Al teatro Unione va in scena “Tosca”. A tu per tu con Isabella Ambrosini, direttore d’orchestra

“Vorrei essere chiamata direttore perché nella direzione d’orchestra la distinzione di genere non ha senso, non sono una sportiva, un’atleta”

di Cristina Volpe Rinonapoli
VITERBO – Andrà in scena il 14 dicembre al “Teatro dell’Unione” di Viterbo  l’opera “Tosca” di Giacomo Puccini realizzata dall’ Associazione InCanto nell’ambito del “Progetto Nuove Voci della Lirica” VI Edizione- con il contributo della Regione Lazio- con la direzione di Isabella Ambrosini, la regìa di Patrizia Martino e la video scena di Roberto Carotenuto.

Siamo con il direttore d’orchestra Isabella Ambrosini- direttore al maschile – “perché nella direzione di un’orchestra la distinzione di genere non ha senso”. Una carriera davvero ricca in pieno svolgimento, ma soprattutto una personalità forte che riesce a trasmettere conoscenza, sapere ed emozioni.

Diplomata in Composizione – vecchio ordinamento – con E. C. Alandia, in Direzione di Coro, perfezionata in Direzione di Orchestra – con C. Palleschi, B. Aprea e B. Haitink, e laureata in Lettere con indirizzo Storia della Musica. Di lei possiamo menzionare tantissime cose, era il 12 novembre 2012  quando, ha diretto un concerto nella Aula di Montecitorio, prima donna a ricevere quest’onore, in occasione della Giornata dei Caduti nelle Missioni di Pace, ha guidato l’ Orchestra Roma Sinfonica e il Coro Roma Tre, eseguendo il Requiem KV 626 di W. A. Mozart, trasmesso in diretta televisiva da Rai5.

Direttore d’orchestra molto attiva anche all’estero ha diretto, fra le altre, l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, l’Orchestra Sinfonica di Mosca e l’Orchestra dei Teatri dell’Opera delle Repubbliche Baltiche, di Ungheria, di Polonia, Slovacca e Ceca, e ha tenuto concerti per istituzioni musicali come l’Accademia di Santa Cecilia, il Teatro dell’Opera di Roma, Fondazione Musica per Roma.

Dal 1999 è Direttore Artistico e Musicale dell’Orchestra Roma Sinfonica con la quale ha tenuto più di 500 concerti in Italia e all’ estero, e dal 2014 è Direttore Artistico e Musicale della Stagione Concertistica che si tiene presso l’ Auditorium Parco della Musica, il Teatro Argentina, il Teatro Palladium e il Teatro Flavio Vespasiano di Rieti e altri teatri di Roma e del Lazio, incentrata sul repertorio lirico-sinfonico ed operistico e che ha riscosso un importante successo soprattutto per la grande partecipazione di pubblico giovane. Molti i titoli lirico – sinfonici e operistici eseguiti e messi in scena fra cui di G.F. Haende l“Messiah, di C. Orff Carmina Burana, di W. A.Mozart Don Giovanni,di G. Rossini Il Barbiere di Siviglia, di G. Verdi Traviata, di G. Puccini La bohème e Cavalleria Rusticana di P. Mascagni con cui è stata rappresentata per la prima volta nella storia del Teatro Palladium un’opera con scene, regia e costumi.

E si potrebbe dire ancora molto altro, stiamo di fronte ad un personaggio davvero ricco di esperienza, conoscenza e cultura.

Dal 2014 ha creato la Rassegna annuale “Nuove voci della lirica” indirizzata ai giovani talenti emergenti italiani ed esteri in collaborazione con i Teatri lirici di tutto il mondo, come il Teatro Nazionale dell’Opera Slovacca di Bratislava, partner nell’edizione 2018 del Festival, mentre la V Edizione, che si è aperta a novembre 2021 con Gianni Schicchi di Puccini all’Auditorium Parco della Musica di Roma e al Teatro Flavio Vespasiano di Rieti ed è proseguita nel 2022 al Cairo con la partnership della Cairo Opera House per la realizzazione di Cavalleria Rusticana di Mascagni. La VI edizione della Rassegna si aprirà – appunto- il 14 dicembre al Teatro dell’Unione di Viterbo con la messa in scena di Tosca di G. Puccini.

-Partiamo da un dato lei è una delle poche donne direttore- non direttrice- so che ci tiene- d’orchestra, come vive questo suo ruolo?

“Si certo ci tengo e le spiego il motivo. Vorrei essere chiamata direttore perché nella direzione d’orchestra la distinzione di genere non ha senso, non sono una sportiva, un’atleta. Quella del direttore in un’orchestra è un’attività speculativa di pensiero non di genere. E mi spiego ancor meglio. Io quando dirigo, attraverso un grandissimo studio e tanta preparazione, interpreto, penetro, il pensiero dell’autore, nel caso di Tosca, appunto, quello di Puccini, estraggo il pensiero del compositore e lo restituisco all’orchestra dirigendola. Tutti i miei gesti nel farlo, non sono riconducibili al fatto che io sia uomo o donna, che sia bionda o bruna – tanto per citare un passo di Tosca -ma sono il frutto, la sintesi, appunto di questa attività speculativa del pensiero. In più il ruolo nasce al maschile, direttore d’orchestra, renderlo femminile, a mio avviso, sposterebbe l’attenzione su un qualcosa che non riguarda il ruolo in sé. 

Sicuramente, le donne hanno più difficoltà di accesso a ruoli dirigenziali, anche se ultimamente -e per fortuna- fra i musicisti delle orchestre cominciano ad esserci anche tante donne. Ci sono audizioni che vengono fatte con il paravento per impedire appunto valutazioni basate sul genere e non sulla performance in sé. Io voglio essere chiamata direttore perché la questione questione linguistica non è prioritaria secondo me , almeno non nel mio settore”

 -Una vastissima attività ha contraddistinto e contraddistingue ancora la sua carriera, fra tutti questi impegni, è anche il Direttore artistico dell’Associazione culturale “Incanto”, con cui appunto porterà in scena la Tosca al Teatro dell’Unione di Viterbo, come nasce questa associazione, perché nasce?

“Incanto – Nuove Voci nella Lirica, ha lo scopo di produrre attività didattica e performativa sia sinfonica che lirica, io sono il direttore artistico. L’Associazione si occupa della formazione di cantanti e musicisti che escono dai conservatori e dalle accademie italiane dopo un corso di studi molto impegnativo, ma che non hanno mai performato in teatro.

I giovani hanno molta difficoltà a trovare occasioni per debuttare, e lo scopo con cui abbiamo dato vita a questa Associazione era appunto quella di colmare questo vuoto. L’Italia, inoltre, è afflitta da una vera e propria esterofilia, noi siamo i depositari culturali dell’Opera, che è una creazione squisitamente italiana del genio italiano e  in lingua italiana, eppure non sappiamo salvaguardare questo patrimonio culturale, artistico e spesso avviene che si abbiano più opportunità all’estero che qui, soprattutto per i giovani. E’ una sorta di complesso di inferiorità che il nostro Paese vive, eppure, mai come nell’Opera è importantissimo l’idioma che si parla, che abbiamo appreso da piccoli, il palato si forma parlando una lingua nei primi tre anni di vita, è proprio una questione tecnica, di conformazione fisica direi, dunque. Dovremmo evitare questo “esproprio culturale” l’Opera nasce in Italia ed è italiana. Nessun popolo permetterebbe questo, noi lo permettiamo, al punto che gli esordienti appena diplomati, alle volte sono costretti ad andare all’estero per poi essere presi in considerazione in Italia, lo scopo dell’Associazione è proprio quello, invece, di farli esordire, performare- affiancati da esperti ovviamente- qui nel nostro Paese ma anche all’estero”

Rispetto a Viterbo e al suo Teatro avete dei progetti ulteriori a parte questa splendida serata del 14 dicembre?

Ci piacerebbe, anche se è ancora tutto in divenire. È un Teatro che come tutti i Teatri nati prima del 900 è nato proprio per l ’Opera che è stata la prima forma di arte performativa con un grande pubblico, prima del cinema, di tuto. Rispetto a quello di Viterbo, ribadisco, ci piacerebbe che la “buca” – il luogo dove si posiziona l’orchestra, fosse ripristinata in pianta stabile, i teatri- mi ripeto prima del 900-sono nati con la buca perché pensati per opere  liriche. Viterbo ha un pubblico affezionato e siamo sicuri che  Tosca proprio in questo territorio verrà apprezzata e seguita”

Parliamo di Tosca, lei che è un direttore d’orchestra, ci può dire qualcosa circa quest’opera? è ancora attuale? Andrà in scena a Viterbo, ci sono dei legami con l’opera ed il territorio?

“Legami profondi direi!  La trama di Tosca disvela un impianto  una trama di chiara impronta esoterica. Lasci che le spieghi, Tosca è un dramma storico del celebre drammaturgo Victorien Sardou che era uno spiritista e appassionato di manifestazioni medianiche. Viterbo è nella Tuscia, territorio che da sempre ha avuto una forte vocazione esoterica e sede di centri esoterici e cerchie ermetiche che cercavano di perseguire l’illuminazione trascendente per mezzo di vie spirituali derivanti dall’antica sapienza etrusca.

Tutto l’impianto narrativo e musicale dI Tosca si basa su questa idea, si tratta infatti di una rappresentazione in forma di dramma di un passaggio, di un rito iniziatico, in cui tutti e tre i protagonisti , Mario, Tosca e Scarpia muoiono, e l’Anima -Tosca- attraverso il sacrificio, l’uccisione dell’Ego – Scarpia -si ricongiunge allo Spirito, al Se spirituale- Mario.  Puccini stesso, fra l’altro, si rifà espressamente alla opera esoterica per eccellenza , il Tristano e Isotta di Wagner – monumento musicale al passaggio iniziatico della Coppia Sacra, adottando in Tosca la tecnica wagneriana del leitmotiv e  citandone alcuni significativi passaggi  come il celeberrimo accordo iniziale.

 Teatri, Opera, cultura in generale, cosa pensa isabella Ambrosini, rispetto a tutto questo indotto in Italia, è valorizzato? o no?

“Come accennavo prima, potrebbe essere molto più valorizzato e non mortificato come è adesso, rischiamo di perdere le energie migliori che sono i giovani. E rischiamo di farci scippare l’Opera che insisto è italiana, in lingua italiana e noi dovremmo esserne gli interpreti esclusivi”

Nell’immaginario collettivo, il direttore d’orchestra è la magia di avere una bacchetta è proprio la gestualità che ipnotizza anche chi non ha molta conoscenza dell’argomento, a quale età Isabella Ambrosini ha cominciato a muovere la sua bacchetta…e teme mai di perderla durante una rappresentazione?

“No, non ho mai paura di perderla la bacchetta è un’estensione delle mani, io dirigo con quelle, ho cominciato tardi avevo 18 anni, ma perché appunto a me interessava crearmi prima una grandissima formazione, che mi ha consentito nella mia carriera di essere un direttore d’orchestra puro, nel senso di interpretare e restituire un autore, e per arrivare a fare questo ci vuole uno studio enorme, una pratica enorme. Per quel che riguarda i miei primi passi i miei genitori erano dei melomani, dunque in casa ascoltavo l’opera sin da piccola, verso i 5 anni ho cominciato a studiare musica”

Se invece che strumento per dirigere fosse una bacchetta magica, come la utilizzerebbe?

“La bacchetta del direttore è già una bacchetta magica, è un’estensione del braccio che crea formazioni eteriche- nel vero senso della parola-corpi energetici che sono invisibile all’occhio umano. La magia è quando l’orchestra reagisce agli input del direttore creando suono. Dirigendo già si cambia il mondo: il direttore d’orchestra comunica con gesti interpretando un’opera- l’orchestra reagisce creando suono- che è una vibrazione un’energia che viene restituita all’universo. Le vibrazioni date da un’orchestra -perciò- cambiano già il mondo, la magia è niente altro che questa, per rispondere alla sua domanda”

Dunque il 14 dicembre prossimo al teatro dell’Unione di Viterbo andrà in scena la Tosca, ci siamo dette che è un pubblico affezionato, quello del viterbese, un teatro che nasce per l’opera, ed un territorio che ha tanti parallelismi con la trama in sé. Qualche tecnicismo circa la messa in scena, ad esempio videoscena a cura di Roberto Carotenuto? Qualche anticipazione?

Senza svelare troppo, è ovviamente una scena a forma triangolare con il vertice in alto, ispirata alla matrice esoterica, come ho spiegato, nel triangolo Mario e Tosca e Scarpia, in questa raffigurazione dei personaggi, nell’unione prima, e poi nel sacrificio dei due amanti avviene la sintesi divina, spirituale. Anche la video scena a cura di Roberto Carotenuto rappresenterà, renderà visibile in immagini l’idea generatrice, il seme da cui si genera tutta l’Opera”.