Viterbo – Il cordoglio di Pelliccia e del consorzio biblioteche per la morte di Monica Capurso

La donna è stata trovata priva di vita in casa. Il decesso probabilmente causato da un malore

VITERBO –  Riceviamo e pubblichiamo – ” Era innamorata del suo lavoro, anche se per lei un lavoro non era. Monica Capurso, 56 anni, è morta con un peso sul cuore e un’anima dolce che sarà impossibile per noi dimenticare.

Se ne è andata in punta di piedi, come in punta di piedi era entrata nella famiglia della Biblioteca. Percepiva il reddito di cittadinanza, e con senso del dovere e generosità impagabili, prestava quotidianamente servizio da volontaria in Biblioteca. Ogni mattina, puntuale, alle nove arrivava alla Biblioteca Comunale degli Ardenti. Ogni mattina, ogni singola mattina, sia quando il caldo torrido rendeva le stanze invivibili, sia quando il freddo pungente le rendeva delle ghiacciaie. Ogni giorno.

Non si era risparmiata, benché potesse, nessun lavoro, dallo spostare i libri pesantissimi, al salvare letteralmente il patrimonio archivistico spolverando, riordinando, montando e smontando librerie, e tutto questo, sempre con un sorriso e una grinta che erano un monito per tutti. Caricava sulle sue esili braccia faldoni su faldoni, senza dire mai null’altro che “grazie”, quello stesso grazie che noi rivolgevamo a lei per la sua dedizione e che ci veniva restituito raddoppiato.

Perché Monica era un caso raro e virtuoso, una persona esemplare cui la società e le avversità di una vita tutt’altro che facile non avevano reso giustizia. Percepiva dallo Stato un aiuto, e lo restituiva spontaneamente moltiplicato a tutta la Comunità. Quello stesso Stato che minacciava di revocarne il sussidio e che la annoverava ingiustamente tra i “fannulloni”. Monica non riusciva a concepire di non restituire, era una persona generosa, dotata di un’etica personale ammirevole e che ci mancherà.

Monica era felice in Biblioteca, si sentiva parte di un progetto, e ne era effettivamente parte integrante, come l’anello di una catena. Aveva imparato a lavorare sui manoscritti e sui libri antichi, con attenzione, cura e amore. Si prendeva cura di quel fragile patrimonio storico giorno dopo giorno. Aveva vissuto il cantiere, aveva aiutato in ogni fase della rigenerazione della Biblioteca, sentendola come casa propria, percependo i dipendenti come una famiglia, integrandosi e divenendo un punto di riferimento. Ogni mattina, supportata dal dott. Lorenzo Abbate prendeva dagli scaffali un manoscritto, ne contava le carte, ne misurava la grandezza e si perdeva con allegria e leggerezza nel loro contenuto. Leggeva, sfogliava e molto spesso si ritrovava sempre più innamorata di quel lavoro che un lavoro non era. E proprio la sua mancanza, per due giorni consecutivi ha permesso di lanciare l’allarme che ha portato alla triste, anzi, tristissima scoperta.

Crediamo di interpretare ciò che in molte occasioni, lei frequentatrice assidua di ogni evento della Biblioteca, ci aveva detto: la cultura è un legante sociale. E se oggi la sua morte lascerà uno strascico indelebile nella Biblioteca lo dobbiamo proprio alla cultura, a quella cultura vissuta come missione che ci ha unito e che ci permetterà di mantenerne intatto negli anni il ricordo.

Pasolini in un suo memorabile scritto diceva «Io so i nomi […] Io so. Ma non ho le prove. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace». Io non sono Pasolini, ma voglio che il mio grido di rabbia giunga forte alle orecchie di chi può capirlo: i colpevoli di questa morte ingiusta ci sono, hanno titoli nobiliari, forza per opprimere e un’anima sporca. Non sarà una colpa materiale, ma senza dubbio è una colpa morale, che, ci auguriamo, avrà presto un nome e un cognome e un’infamia che non lo abbandoni mai più.

Vogliamo ricordare Monica attraverso dei versi di Leopardi

Morte ti chiama; al cominciar del giorno
l’ultimo istante. Al nido onde ti parti,
non tornerai. […]. Il loco
a cui movi, è sotterra:
ivi fia d’ogni tempo il tuo soggiorno.
Forse beata sei; ma pur chi mira,
seco pensando, al tuo destin, sospira.

Il nostro saluto, il nostro abbraccio corale, il nostro straziato singhiozzo va a tutta la famiglia e ai due figli, da lei sempre ricordati e tanto amati”.

Paolo Pelliccia

Commissario Straordinario

Biblioteca Consorziale di Viterbo