Latina – Processo “Dirty Glass”, Cartabia e mancanza di rapiti ingessano il processo

Prossima udienza fissata per il 23 febbraio per nominare il perito per la trascrizione delle intercettazioni (migliaia, con donne scambiate per uomini e viceversa)

LATINA – Questa mattina, il Tribunale di Littoria ha aperto ufficialmente il dibattimento del processo “dirity glass” davanti al

collegio e pendente ormai da oltre due anni.

I difensori dell’imprenditore Luciano Iannotta, Mario Antinucci e Alessandro Cacciotti, hanno tuttavia sollevato una questione processuale di diritto intertemporale effetto immediato dell’entrata in vigore della “Riforma Cartabia in data 30.12.2022”, invitando il Tribunale di Latina a prendere atto della mancanza della condizione di procedibilità per il reato di sequestro di persona, uno dei capi d’imputazione di maggiore allarme sociale tra quelli contestai a Luciano Iannotta in concorso con altre persone in questo giudizio.

In pratica non è stata mai formalizzata la querela nei confronti di Luciano Iannotta (né di altri soggetti) da parte di Fabio Zambelli e Pierpaolo Tomaino, presunte persone offese dell’asserito reato di sequestro di persona contestato dagli organi inquirenti della Questura di Latina pur in assenza di verbali di arresto in flagranza e/o di sequestro di armi da sparo, circostanza equivalente al difetto della condizione di procedibilità secondo il nuovo rito introdotto dalla  Riforma Cartabia, fatta salva la possibilità delle presunte persone offese di formalizzare la predetta querela entro la data del 30.03.2023, termine tassativo introdotto dal Legislatore per “sanare” il difetto della condizione di procedibilità.

Su questo caso c’è il primo giallo. Proprio di due presunti rapiti, hanno scritto nei giorni scorsi delle lettere aperte dove parlavano di ricostruzioni fantasiose degli inquirenti di allora e dichiarando apertis verbis di non essere mai stati rapiti da Iannotta né di aver subito minacce con una pistola.

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Se entro il 30 marzo non si presenteranno spontaneamente a sporgere denuncia contro Iannotta decadranno le accuse più pesanti nei confronti di quest’ultimo e del figlio.

Nel delineato contesto, la difesa di Luciano Iannotta ha formalizzato la richiesta di rinvio del giudizio ad una data successiva al 30 marzo, proprio per consentire in chiave garantista l’applicazione del principio costituzionale favor rei, nel rispetto della riforma introdotta dal legislatore di chiara impronta sovranazionale.

Nello stesso senso gli avvocati Antinucci e Cacciotti hanno chiesto la formalizzazione di un calendario delle udienze dibattimentali, anche qui in applicazione della Riforma Cartabia, avendo ben presente che tutti gli imputati sono medio tempore tornati in libertà e non possono applicarsi criteri di priorità nella fissazione delle udienze dibattimentali come se si celebrasse un vero e proprio giudizio immediato custodiale.

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D’altra parte non può sfuggire all’osservatore attento la contigua pendenza del giudizio di prevenzione dinanzi al Tribunale di Roma, dove la “pericolosità personale proposto Luciano Iannotta” è inequivocabilmente legata alla sorte del giudizio penale ordinario dirty glass, secondo un’ideale staffetta nel doppio binario tra il giudizio ordinario a Latina e quello di prevenzione a Roma.

Il Tribunale di Latina, pur in assenza della condizione di procedibilità per il reato di sequestro di persona – capo d’imputazione che per due anni ha operato da ratio decidendi nelle molteplici ordinanze di rigetto dell’istanza di revoca della misura cautelare a carico di Luciano Iannotta – ha rinviato il giudizio all’udienza del 23 febbraio prossimo per incaricare il perito e formalizzare i quesiti per la trascrizione di migliaia di intercettazioni telefoniche, anche relative ad un capo d’imputazione a tutt’oggi privo della condizione di procedibilità, eseguite per anni nei confronti dell’imprenditore Luciano Iannotta e della sua famiglia, con evidente massiccio impegno della spesa pubblica.

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Non solo. Alcune di queste intercettazioni si è scoperto essere state trascritte per mero “errore” e riportate nei dispositivi cautelari. Portiamo ad esempio questa trascrizione fatta dagli inquirenti:

si riporta una presunta telefonata tra Luciano Iannotta Mauro Stefanelli:

(ASCOLTA L’AUDIO)

Il pubblico ministero Claudio De Lazzaro, che rappresentava l’accusa insieme al Pm Luigia Spinelli, si è opposto al rinvio del processo a dopo il 30 marzo proprio perché nel sequestro è contestato anche l’uso di un’arma, ossia un particolare fa rimanere procedibile d’ufficio il reato al di là della “Cartabia” così come accaduto nel processo al clan Ciarelli che si sta celebrando a Latina (in quel caso all’imputato è contestato il reato di danneggiamento e lesioni).