Secondo il perito nominato dal Tribunale la detenzione in carcere è compatibile con la detenzione in carcere del pensionato lombardo che aveva chiesto, tramiti i suoi legali, i domiciliari
TARQUINIA – Non ci sarà domani la seconda udienza nell’ambito del processo a carico di Claudio Cesaris così come quella già calendarizzata per 13 febbraio.
La Corte d’Assise di Roma ha spostato il tutto al prossimo 8 marzo perché la perizia medica chiesta dalla difesa del pensionato pavese ha determinato la compatibilità dello stesso con il regime carcerario e respinto quindi la misura dei domiciliari.
Il 69enne pensionato, ex tecnico presso l’Università di Pavia, è chiamato a rispondere dell’omicidio del professor Dario Angeletti, il biologo marino di Tarquinia, docente presso l’Università della Tuscia di Viterbo, freddato con due colpi di pistola il 7 dicembre 2021 mentre stava nella sua macchina, una Volvo V40 al parcheggio delle Saline.
Claudio Cesaris, reo confesso dell’efferato delitto, venne arrestato dai carabinieri poco ore dopo l’omicidio compiuto con una pistola che non è mai stata ritrovata. Domani nell’aula della Corte d’Assise di Roma sarà la volta delle parti civili, tra gli ammessi anche il Comune di Tarquinia rappresentato dall’avvocato Paolo Pirani. Chiesta la costituzione di parte civile anche per l’Università della Tuscia, rappresentata dall’avvocato Andrea Fedeli.
A novembre 2022, nella prima udienza, il pm titolare dell’indagine, Alessandro Gentile della
Procura di Civitavecchia, dopo una breve requisitoria, confermò il castello accusatorio nei confronti di Cesaris, chiedendo 23 anni di condanna per il 69enne che per futili motivi e in modo premeditato aveva pianificato l’omicidio del presunto rivale in amore.
«L’accusa ritiene di aver pienamente provato la responsabilità dell’imputato – aveva detto il pm Alessandro Gentile in udienza – e si basa su prove materiali e logiche molto solide, tra cui il sistema di videosorveglianza sul parcheggio delle Saline di Tarquinia. L’imputato viene ripreso mentre scende dall’auto della vittima, si allontana e sale a bordo della sua. Nessuno salirà più sulla macchina di Angeletti fino al ritrovamento del cadavere. Gli accertamenti stub, eseguiti a 6 ore dal fatto, hanno fatto rinvenire particelle di polvere da sparo sulla parte superiore del corpo
di Cesaris. Ed erano particelle compatibili con colpi d’arma da fuoco.
Inoltre – dice ancora Gentile – sono state ritrovate tracce ematiche all’interno della vettura
dell’imputato che l’analisi biologica riconduce alla vittima. A ciò si aggiunga la confessione resa dall’imputato davanti al gip».
Claudio Cesaris difeso dagli avvocati Michele Passione del foro di Firenze e Alessandro De Federicis del foro di Roma, è accusato anche del reato di stalking nei confronti della ex amante,
una ricercatrice 40enne trasferitasi da Pavia a San Martino al Cimino dopo aver vinto il concorso all’Università della Tuscia. Proprio la gelosia nei confronti della donna, che aveva stretto un’amicizia con il professor Angeletti, sarebbe stata la causa dell’omicidio che, secondo l’accusa, sarebbe stato premeditato in tutti i particolari. La pubblica accusa ritiene infatti che Cesaris abbia agito con premeditazione e che il movente sia da ricercare «nella mancata accettazione della fine della relazione con la donna”.
“Si sviluppa una marcata gelosia nei confronti di Angeletti, vissuto come antagonista, e/o di vendetta nei confronti della ricercatrice”. Oltre all’Università e al Comune di Tarquinia, sono parti civili la vedova della vittima, i due figli e le sorelle di Angeletti rappresentati dagli avvocati Rodolfo Bentivoglio e Massimiliano Zoli, e la stessa ricercatrice quarantenne di Abbiategrasso rappresentata dall’avvocato Eliana Saporito.