MONTALTO DI CASTRO (VT) – Una denuncia alla Procura della Repubblica di Civitavecchia affinché i magistrati possano portare avanti «tutte le opportune verifiche riguardanti l’operato del Settore V, Servizio Urbanistica, Edilizia privata, Demanio, Gestione del Territorio e si verifichi la legittimità dei provvedimenti assunti dal Comune di Montalto di Castro».
È finita così, per il momento, una vicenda che ha del paradossale e che ha come protagonisti i condomini di una palazzina sul litorale di Montalto di Castro.
La storia inizia nella primavera del 2021, quando dopo la sollecitazione di uno dei proprietari, i Vigili del Fuoco dichiarano lo stabile inagibile e il Comune, prendendone atto, emette un’ordinanza con la quale vieta l’accesso all’immobile a chiunque, proprietari compresi.
A quel punto i condomini decidono di dedicare i mesi estivi del 2021 per progettare i lavori di ristrutturazione e, a settembre, riescono a presentare al Comune la documentazione del piano di messa in sicurezza, tanto che dal Municipio arriva la revoca dell’ordinanza di maggio.
Nei mesi successivi vengono effettuati i lavori, in modo che i condomini possano trascorrere le ferie estive 2022 nei loro appartamenti finalmente agibili e nel gennaio del 2022 i lavori vengono effettivamente conclusi e il loro esito viene comunicato al Comune di Montalto. Tutto a posto, dunque. E invece no.
Come un fulmine a ciel sereno, il 20 giugno 2022, senza neanche una telefonata di preavviso e a stagione balneare appena iniziata, una nota dell’Ufficio Servizio Urbanistica fa sapere ai proprietari che ‒ «considerato che agli atti dell’ufficio non risultano pratiche edilizie riconducibili all’esecuzione di interventi definitivi, e considerato che le condizioni dettate dal tecnico (omissis) sono state disattese» ‒ la delibera del maggio 2021 di divieto di accesso allo stabile non può considerarsi revocata. E così da un momento all’altro tutti i condomini, che si erano appena trasferiti a Montalto per la villeggiatura, sono costretti a fare armi e bagagli e ad abbandonare le loro case.
A quel punto i condomini, che sentono di avere subito un enorme torto, decidono di rivolgersi a un avvocato e, attraverso una sua pec di diffida, fanno sapere che la nota dell’Ufficio Servizio Urbanistica è illegittima. Innanzitutto, sostengono i condomini, perché le ragioni di una persistente inagibilità dello stabile non è stata assunta dal Comune portando a termine un sopralluogo, ma solo attraverso una unilaterale verifica delle carte. Inoltre, sempre a detta dei condomini, nella nota del Municipio non vengono esplicitate quali sarebbero le carenze tecniche che ostano alla concessione della agibilità del condominio. E così, immediatamente dopo la pec di diffida, il Comune decide di revocare la revoca, per così dire, e i condomini possono dunque rientrare in casa.
Finisce qui? Ovviamente no.
Perché circa un mese fa, il 3 gennaio 2023 per la precisione, il Comune emette un nuovo provvedimento con il quale torna a dare efficacia alla famosa delibera del maggio 2021 (una sorta di revoca al cubo) che di fatto toglie nuovamente l’agibilità all’immobile e ricaccia fuori dalle loro case i condomini. Questa volta il Municipio si perita anche di inserire una postilla che annuncia che i Vigili Urbani recinteranno «l’edificio con nastro bianco e rosso, apponendo sulle porte d’ingresso la dicitura: “Edificio inagibile – Vietato l’ingresso”». E siamo così arrivati alla denuncia di questi giorni con cui il condominio ha deciso di reagire all’ultimissimo provvedimento comunale. Qualcuno tra i proprietari avanza il sospetto che il Municipio, e in particolari gli uffici coinvolti in questa bizzarra vicenda, stiano agendo su impulso e a favore di terzi che avrebbero degli interessi nei confronti dello stabile. Tutto materiale per la Procura di Civitavecchia che ora dovrà cercare di districare questa ingarbugliatissima matassa.
Sul funzionario del Comune tanto zelante e pignolo sono stati fatti altri esposti su presunti legami di parentela che lo vedrebbero più sensibile sulla vicenda che presto sarà motivo di dibattito nelle aule di Tribunale dove, determinati atteggiamenti da parte degli uffici preposti alla “terzietà” vengono puniti dalla Cartabia in modo pesante.