Alle ultime elezioni lo slogan di questo obbrobrio era “No al governo delle poltrone”. Non solo non fu eletto ma la sua riforma pro PD ha danneggiato i partiti della coalizione di centrodestra
ROMA – La legge elettorale della Regione Lazio, così come modificata dalla legge regionale n. 10/2017 approvata all’unanimità, ha introdotto importanti novità al sistema noto come “Tatarellum”, ma oggi, quel favore fatto al Partito Democratico ha affossato il capoluogo ciociaro, terra del suo ideatore, Mario Abbruzzese.
La riforma ha cancellato, come ricorderete, il famoso listino del presidente. Introdusse la parità di genere e la garanzia di almeno un consigliere regionale per ogni provincia.
Istituito il divieto del terzo mandato consecutivo per il presidente della Regione. Elezioni entro tre mesi in caso di scioglimento anticipato del Consiglio. Ampliati i casi di esenzione dall’obbligo di raccogliere le firme per la presentazione delle liste elettorali. Sancita l’ineleggibilità dei sindaci dei comuni con più di 20 mila abitanti.
Cinque le circoscrizioni regionali (Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo e Città metropolitana di Roma), che vedono assegnarsi i seggi in proporzione alla popolazione risultata residente all’ultimo censimento generale.
Alla ripartizione dei seggi nelle singole circoscrizioni si provvede dividendo il numero della popolazione residente nella Regione per i quattro quinti (quaranta) dei componenti del Consiglio regionale, Presidente della Regione escluso, e assegnando i seggi in proporzione alla popolazione di ogni singola circoscrizione. La popolazione viene calcolata in proporzione a quella che risulta residente all’ultimo censimento generale.
I quattro quinti dei Consiglieri (quaranta) continuano ad essere eletti con il metodo proporzionale del quoziente corretto (cosiddetto quoziente Hagenbach-Bischoff), sulla base di liste concorrenti presentate a livello circoscrizionale, con recupero dei seggi e dei voti residui in sede di collegio unico regionale, secondo le modalità descritte all’articolo 15 dal primo all’undicesimo comma della legge n. 108/1968. Il restante quinto dei Consiglieri (dieci) è eletto anch’esso sulla base delle candidature presentate nelle liste circoscrizionali, secondo le operazioni descritte dall’articolo 6, commi 2, 3, 4, 5, 6 e 7 della legge regionale n. 2/2005. È stato eliminato, quindi, il sistema di elezione dei restanti dieci consiglieri, basato sulle liste regionali (il cosiddetto “listino”), precedentemente stabilito dalla legge n. 43/1995.
L’attuale sistema di elezione dei dieci consiglieri regionali non eletti su base proporzionale prevede, in particolare, l’attribuzione di un premio (di maggioranza e/o di minoranza) che, nel rispetto dei principi stabiliti dall’articolo 4 della legge n. 165/2004, mira agevolare la formazione di una stabile maggioranza e, al contempo, ad assicurare la rappresentanza delle minoranze. Il premio di maggioranza varia in funzione dei seggi che le liste circoscrizionali, collegate al candidato Presidente della Regione proclamato eletto, hanno già ottenuto con metodo proporzionale. È previsto, infatti, che se il gruppo o i gruppi di liste collegati al candidato Presidente eletto abbiano conseguito, in sede di riparto proporzionale, una percentuale di seggi inferiore al 60 per cento dei seggi complessivamente assegnati al Consiglio (ovvero inferiore a 30 seggi), il premio di maggioranza consiste nell’assegnare, tra i suddetti gruppi di liste, un numero di seggi necessario a raggiungere tale soglia.
Tuttavia, il numero massimo di seggi attribuibile con il premio non può, in ogni caso, superare un quinto dei seggi (dieci), anche nel caso in cui non fosse sufficiente a garantire il raggiungimento del 60 per cento dei seggi consiliari. Il metodo utilizzato per la ripartizione dei seggi del premio è quello del quoziente naturale e dei più alti resti.
Ebbene, questo sistema ha permesse che una piccola provincia come Rieti, che in genere non riusciva ad esprimere mai un consigliere oggi se ne ritrovi due a discapito di una provincia come quella di Frosinone (con oltre 400mila aventi diritto al voto) che ne perde uno a vantaggio di Latina. Pensate l’incazzatura di Pasquale Ciacciarelli che ha ottenuto quasi 14mila preferenze e deve lasciare il passo ad Angelo Tripodi che ha fatto la sua ottima corsa ma di preferenze ne ha prese poco più di 8mila. Oppure Renato Bacciardi che con lista civica a sostegno del presidente Rocca ha incamerato oltre 2mila preferenze ma dovrà lasciare il posto a chi ne ha presi 700 meno di lui.