VITERBO – L’ assessore alla Bellezza Vittorio Sgarbi risponde alle accuse mosse dalla consigliera Laura Allegrini (LEGGI TUTTO) e da altri membri dell’opposizione sulle sue iniziative, come la mostre Fakes, Michelangelo e Primachenko – Manca.
Viterbo capitale europea della Cultura 2033
“La mia presenza nel governo locale serve a garantire che Viterbo si affermi come luogo dell’arte, facendo sì che gli italiani possano conoscere la ricchezza del suo patrimonio e della sua storia millenaria. Per poter compiere questa missione è necessario investire, proponendo iniziative che permettano alla città di allontanarsi dalla dimensione della provincia, soprattutto dopo aver lanciato la candidatura di Viterbo a Capitale europea della Cultura 2033.”
Le Mostre realizzate
“Le mostre che ho organizzato sono esattamente un mezzo utile a perseguire questo obbiettivo e rappresentano precisi valori morali e civili, nello spirito della Nazione, secondo cui un comune non è un’azienda, la cui attività si risolve in una produzione che, ogni volta, garantisce un guadagno certo, specie in una città come la nostra non avvezza a questo tipo di iniziative. È curioso, dunque, sentire l’opposizione affermare che le nostre esposizioni siano di seconda mano, proprio in un luogo sterile da questo punto di vista. È mia premura specificare che le mostre sinora inaugurate rappresentano la maniera più agevole di portare la grande arte in città con una spesa contenuta. Ho scelto, difatti, esposizioni già composte che poi ho ricostruito a Viterbo, integrando non replicando, facendo dialogare artisti universali con artisti locali, per esaltare il patrimonio viterbese: ho posto Michelangelo in dialogo con Sebastiano del Piombo – che noi abbiamo finalmente rivalutato, in un impeccabile allestimento nel museo dei Portici e, soprattutto, accostandole all’invenzione del Buonarroti, così come con la mostra Fakes, inizialmente composta in società con Ferrara, proponendo Annio da Viterbo e Omero Bordo e per l’esposizione inaugurata il 7 marzo, in cui ai dipinti di Maria Prymachenko sono stati affiancati quelli di Bonaria Manca, artista che ha vissuto e creato a Tuscania. Così facendo, la nostra amministrazione ha certamente investito finanziamenti pubblici, ma sempre somme ragionevoli e molto inferiori a quanto sarebbe stato necessario se si fossero portate le opere dalle diverse collezioni. Da qui si può riconoscere, con un semplicissimo ragionamento, l’indubbia originalità delle esposizioni che finora sono state prodotte le quali, tengo a sottolineare, hanno permesso a Viterbo di essere costantemente sulle cronache nazionali, grazie ai contributi della stampa e della televisione, da Mediaset, alla Rai, ai principali quotidiani. Opportunità senza precedenti”.
“Maria Prymachenko e Bonaria Manca”, mostra di Stato
“È essenziale specificare, inoltre, il significato dell’esposizione dedicata a Maria Prymachenko e a Bonaria Manca, iniziativa che non si può di certo ridurre a una mera questione di numeri e costi. Per questa proposta ho agito come assessore e, ancor più, in veste di sottosegretario, organizzando una mostra di Stato, perfettamente in linea con la visione del governo Meloni, per onorare il popolo ucraino condannato alla guerra da oltre un anno, con la proposta
di dipinti di una delle più popolari artiste ucraine, prima al Mart di Trento e Rovereto e solo qualche giorno dopo a Viterbo ponendo le opere della Prymachenko in dialogo con quelle della “locale” Manca, con l’obbiettivo di far sentire la dimensione universale dello spirito dell’artista ucraina”.
Opposizione che deve “manifestare” per esistere
“Il mio assessorato, sin dal suo insediamento, è stato produttivo e vivo, anche grazie al costante lavoro del mio assistente Emanuele Ricucci, e anche dell’architetto Cesarini, nell’esclusivo interesse della città. Comprendo la necessità dell’opposizione di doversi manifestare per esistere, ma credo che per esprimersi su sistemi complessi sia necessario saper come funzionino, evitando affermazioni superficiali e propagandistiche che, forse, tradiscono la volontà di chi le muove: lasciare la città nella eterna condizione di provincia, sterile e improduttiva”.