Roma – “Affare rifiuti”, udienza fiume al processo a Flaminia Tosini e Valter Lozza

Continua il processo a carico dei “fidanzatini” dei rifiuti finiti agli arresti nel 2021 a causa di un esposto dell’ex sindaco di Civitavecchia Antonio Cozzolino

ROMA – E’ entrato nel vivo il processo all’ex dirigente regionale Flaminia Tosini e all’imprenditore Valter Lozza, accusati, in concorso, di concussione, corruzione e turbata libertà degli incanti. Il procedimento è ripreso lunedì con un’udienza fiume davanti al secondo collegio del Tribunale di Roma.

Il processo, partito il 20 ottobre del 2021, si fonda sull’autorizzazione che sarebbe stata rilasciata a favore di una società di Lozza per la realizzazione di una nuova discarica di rifiuti solidi urbani di Roma, la più che nota Malagrotta 2, in una cava dismessa a Monte Carnevale.

Flaminia Tosini è rappresentata dagli avvocati Marco Valerio Mazzatosta e Arianna Morelli, invece Valter Lozza è assistito dall’avvocato Cesare Placanica, del Foro di Roma.

L’udienza è stata riservata alla lunga deposizione di un luogotenente del Nucleo Operativo Ecologico dei carabinieri (Noe), reparto dell’Arma specializzato nella tutela ambientale. A gennaio scorso, a riepilogare dal principio le indagini, fu il tenente colonnello Dario Burattini, comandante del nucleo dei carabinieri del Noe, il quale condusse gli accertamenti sotto il coordinamento della Procura capitolina. “Le attività investigative partirono da due esposti – riferì il militare -. Il primo sottoscritto dall’ex sindaco di Civitavecchia quando la Regione Lazio, con un atto della Tosini, revocò la gestione della discarica al Comune di Civitavecchia affidandola alla società Mad di Lozza. Il secondo, del 2019, era del presidente dell’Università Agraria di Bracciano, il quale denunciò il deposito di terra e roccia, da parte di mezzi della Mad, in un terreno di proprietà dell’Università. Materiale che proveniva da scavi eseguiti in prossimità della discarica in località Fosso Crepacuore a Civitavecchia”.

Da quanto emerse già dalla fase immediatamente successiva agli arresti del marzo del 2021, a fronte del suo apporto, la funzionaria regionale avrebbe ricevuto da Lozza doni piuttosto preziosi, quali accessori di lusso e viaggi fuori porta. Secondo la testi prospettata dagli inquirenti, la società di Lozza avrebbe dovuto investire circa due milioni per lo smaltimento di tonnellate di terreno, somma che al contrario sarebbe stata incassata dalla stessa società e che era stata stanziata senza una gara ufficiale dalla Regione Lazio. Pertanto, stando alle accuse, le discariche del Lazio sarebbero state “autorizzate o meno” in base ai regali che Lozza avrebbe elargito alla dirigente regionale. Si tornerà in aula prima della pausa estiva per l’audizione degli ultimi testimoni della pubblica accusa.

La dirigente della Regione Lazio, Flaminia Tosini, vicesindaco del Comune di Vetralla (provincia di Viterbo), era stata raggiunta da un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. Con lei fu arrestato anche Walter Lozza, amministratore delle società ‘Ngr Srl’ e ‘Mad Srl’, operanti nel settore dello smaltimento rifiuti.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del comando tutela ambientale, Lozza avrebbe ottenuto indebitamente l’autorizzazione, per la società ‘Ngr Srl’, per la trasformazione della discarica per i rifiuti inerti di Monte Carnevale, a nuovo sito di smaltimento dei rifiuti derivanti dal trattamento di Rsu di Roma.

«Un meccanismo criminoso, ben collaudato, estremamente pericoloso e pregiudizievole sia per la corretta e trasparente individuazione di un sito idoneo alla destinazione dei rifiuti solidi urbani della Capitale, che nella complessiva gestione degli interessi inerenti la gestione delle attività dedite allo smaltimento dei rifiuti e alla gestione delle discariche». Questa una delle accuse rilevate dal gip di Roma, Annalisa Marzano, che aveva disposto i domiciliari per la dirigente della Regione Lazio, Flaminia Tosini e l’imprenditore Valter Lozza, amministratore delle società ‘Ngr Srl’ e ‘Mad Srl’.

Si stanno difendendo da accuse pesantissime che vanno dalla corruzione, concussione e turbata libertà di procedimento di scelta del contraente. Accuse formulate dall’indagine della Procura di Roma coordinata dagli aggiunti Paolo Ielo e Nunzia D’Elia.

«L’intero dipartimento della Regione Lazio, cruciale per la salvaguardia dell’interesse ambientale del territorio laziale, a causa delle condotte illecite poste in essere dalla sua dirigente è stato totalmente ripiegato sugli interessi privati di Lozza. L’indagata, pur ricoprendo un incarico piuttosto delicato, con una straordinaria astuzia e inconsueta disinvoltura, ha manipolato la procedura amministrativa volta alla individuazione della prossima discarica di rifiuti solidi urbani della Capitale e lo faceva ricorrendo ad indebite scorciatoie».