Santa Marinella – Chiusa l’inchiesta sul residence “Pino al mare”, la montagna ha partorito un topolino

Prima il Gip Coniglio poi il Tribunale del Riesame “demoliscono” il castello accusatorio della Procura. Dubbi del giudice anche sul sindaco Tidei

SANTA MARINELLA – La Procura della Repubblica di Civitavecchia ha chiuso le indagini su quella che sembrava l’inchiesta dell’anno (2022) e cioè i presunti tentativi di corruzione posti in essere per la trasformazione dell’albergo “Pino al mare” in un residence.

Ieri è stato notificato l’avviso di conclusione indagini (415 Bis) a solo quattro dei cinque indagati iniziali. Forse andranno a processo Fabio Quartieri, Roberto Angeletti, Fabrizio Fronti e Giuseppe Salomone. Archiviata la posizione di Andrea Bianchi. Non solo. Alle cronache giornalistiche mancano dei passaggi importanti che adesso vi racconteremo in ordine cronologico per evitare strumentalizzazioni da parte di chi è oggi impegnato in campagna elettorale e ne vorrebbe trarre un ingiusto profitto.

Con rigoroso rispetto della “Legge Cartabia” non pubblicheremo le intercettazioni che abbiamo avuto modo di leggere ma siamo difronte ad una storia che andrebbe raccontata da Mario Giordano o Nicola Porro per la sua assurdità.

Andiamo con ordine.

Era il il 21 marzo dello scorso anno quando una notizia risvegliò il comprensorio di Civitavecchia con grande clamore. La Procura della Repubblica di Civitavecchia, su mandato del sostituto procuratore Roberto Savelli sequestrò documenti, telefoni cellulari, Pc, agende elettroniche e documenti ed effettuò perquisizioni nei locali in uso ad alcuni indagati sopra menzionati per un sospetto caso di corruzione.

Si cercavano prove a supporto di una denuncia fatta dal sindaco Pietro Tidei che sospettava un complotto nei suoi confronti per farlo cadere anzitempo.

Secondo gli investigatori della Procura di Civitavecchia, l’imprenditore Quartieri, aveva deciso di cambiare destinazione d’uso all’albergo ristorante “Pino al Mare” e trasformarlo in un residence di lusso. Appartamenti esclusivi a poche decine di metri dal mare, con tanto di stabilimento balneare privato annesso e l’ostracismo del sindaco Tidei aveva creato una disputa tra due vecchi amici finita in carte bollate.

La Procura della Repubblica di Civitavecchia aveva provveduto, come prevede l’ufficio, al sequestro probatorio di tutto il materiale informatico, a conferire l’incarico ad un perito chiamato a ricostruire tutte le informazioni contenute negli hard disk dei computer e nelle memorie dei telefonini sequestrati dai Carabinieri.

Dopo il clamore di quell’iniziativa giudiziaria Quartieri propose ricorso avverso questa iniziativa e la decisione della Suprema Corte arrivò qualche tempo dopo annullando tutti i provvedimenti di sequestro e invitando la Procura a riconsegnare tutti gli oggetti sequestrati ai diretti interessati.

Era il 18 marzo 2022 quando il pubblico ministero presso il Tribunale di Civitavecchia dispose anche il sequestro probatorio di documentazione amministrativa presso il comune di Santa Marinella nonché di agende, appunti e altri dispositivi elettronici appartenenti o nella disponibilità di Andrea Bianchi, Fabrizio Fronti, Roberto Angeletti, Giuseppe Salomone e Fabio Quartieri, sottoposti ad indagini in relazione al reato di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio. I primi tre nella veste di consiglieri comunali e impiegati del comune di Santa Marinella, il quarto perché, secondo l’accusa, visto il suo ruolo in seno all’ufficio ‘urbanistica’ di quella stessa amministrazione municipale si stava adoperando per il buon esito del cambio di destinazione d’uso dell’immobile.

Santa Marinella – La Cassazione respinge il ricorso della Procura di Civitavecchia. Illegittimo il sequestro di Pc e telefoni a Quartieri, Bianchi, Angeletti, Fronti e Salomone

 

L’11 novembre del 2022, il Gip Giuseppe Coniglio, ha respinto una ulteriore richiesta di misure cautelari nei confronti degli indagati proposta dal sostituto Roberto Savelli ritenendola eccessiva e soprattutto priva di riscontri oggettivi. Questo uno dei passaggi:

Alla fine l’esito è stato il seguente:

Anche verso questo rigetto il sostituto procuratore ha presentato appello al Tribunale del Riesame di Roma che, nei giorni scorsi, si è pronunciato dequalificando i reati corruttivi dal 319 cp a 318 cp respingendo per l’ennesima volta le misure cautelari ritenute sproporzionate, trasformandole in una misura lieve quale l’obbligo di dimora e vincolata al pronunciamento decisorio della Suprema Corte di Cassazione. Corte che si dovrà pronunciare nei prossimi due mesi ma il cui esito appare scontato visto il precedente.

Nel frattempo il sostituto procuratore Roberto Savelli ha chiuso le indagini consegnando l’avviso di conclusione ai legali dei diretti interessati ma anche lui ha ridimensionato notevolmente le accuse e i capi di imputazione.

Adesso gli indagati potranno produrre a loro difesa memorie o chiedere di essere ascoltati. Tra qualche mese il sostituto procuratore Roberto Savelli, sulla scorta di quello che riceverà o raccoglierà dalle rispettive difese deciderà se archiviare o fissare l’udienza preliminare.

L’inchiesta, leggendo le carte, si è ridotta ad una bottiglia di latte d’asina e ad un prestito bancario dove il direttore avrebbe applicato il minimo dell’interesse di legge previsto. Accuse che far valere in fase dibattimentale sarà impresa ardua perché il “vantaggio” non c’è stato per nessuno.

La morale che si può trarre da questa vicenda è che lo strumento giudiziario non dovrebbe essere utilizzato per fini politici in nessuno caso. Far perdere tempo ai magistrati che hanno altro di importante a cui dedicarsi non giova a nessuno. La dimostrazione sta nel fatto che, in questo grande minestrone, c’è finito anche il maresciallo dei carabinieri Carmine Ricci della locale stazione di Santa Marinella. Un maresciallo finito sulle trascrizioni, intercettato a sua insaputa da una trasmittente ambientale posta nell’ufficio del sindaco e sul quale contenuto preferiamo non commentare.