Confagricoltura Viterbo e Rieti – Crollo prezzo dei cereali: orzo al 40% in meno in quindici giorni

L’Emilia-Romagna, colpita dalle alluvioni, non potrà dare il consueto apporto alla produzione cerealicola nazionale

VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo –  In Italia si producono circa un milione di tonnellate di orzo da foraggio, due milioni e mezzo di grano tenero e oltre tre milioni di grano duro. Sono quantitativi irrisori rapportati alla produzione mondiale di orzo e tenero, mentre diventa importante quella del duro che incide per circa il dieci per cento complessivo. Segnali di tensione, dovuti a condizioni climatiche avverse e a crisi geopolitiche, provengono dai mercati mondiali soprattutto nel settore della mangimistica che comprende mais, soia e appunto orzo. In Francia, che produce dieci milioni di tonnellate l’anno di orzo, sei giorni fa tale commodity è aumentata di sette euro la tonnellata arrivando ad una quotazione di 220 euro la tonnellata. In Spagna, Paese forte produttore (otto milioni di tonnellate) e forte utilizzatore di orzo, per la siccità dei mesi scorsi mancano all’appello diversi milioni di tonnellate che dovranno essere compensate con importazioni. Aumenti anche sui futures del mais a Chicago, una borsa che è un preciso punto di riferimento a livello mondiale. In Italia l’Emilia-Romagna, colpita dalle alluvioni, non potrà dare il consueto forte apporto alla produzione cerealicola nazionale e nel centro Italia si cominciano a diffondere notizie di rese molto discontinue. Se questo è il quadro generale attuale, mi chiedo come in un piccolo mercato come quello italiano si possa andare in forte controtendenza facendo crollare il prezzo dei cereali ed in particolare dell’orzo, del 40% in quindici giorni, senza giustificazioni o motivazioni. “Pare che ci sia tanto orzo in giro” ma allora da dove arriva tutto questo orzo che inonda solo il nostro Paese e che non può essere “roba nostra”? La Russia, a questo proposito, ne è di gran lunga il maggiore produttore al mondo con diciotto milioni di tonnellate: forse a pensar male ci si azzecca. Forse nonostante tutto Putin riesce a vendere lo stesso in Europa le sue produzioni agricole, magari con forti sconti… Il nostro invito alle Istituzioni rimane comunque sempre lo stesso: vigilanza alle frontiere e sui mercati per garantire che tipo di prodotti arrivano in Italia, di che qualità, e con quale provenienza effettiva; valorizzazione delle produzioni nazionali e maggiore equità all’interno delle filiere agroalimentari: o si riesce a fare questo rapidamente, o nel centro-sud le semine autunno vernine rimarranno solo un ricordo.

Remo Parenti Presidente Confagricoltura Viterbo-Rieti