Viterbo – La Med Sea Litter difende la bontà del progetto “ambientale” ad Arlena di Castro

Gli imprenditori fanno quadrato e sono pronti a difendersi nel caso di ricorsi ma è solo tempo perso per tutti. Tutto è già autorizzato. Intanto Grani confessa: “in Calabria siamo stati vittime di pressioni”

VITERBO – Questa mattina, nella sala conferenze della Federlazio di Viterbo, era presente la famiglia Grani al gran completo. Lorenzo Grani capostipite, la figlia Valeria amministratrice della Med Sea Litter e il di lei marito nonché consulente economico della società Salvatore Fazio.

La conferenza stampa è servita, almeno crediamo noi, per far conoscere il progetto e la bontà di questa iniziativa. La difesa d’ufficio è stata strenua e del tutto legittima ma i numeri non tornano e non possono tornare.

Lorenzo Grani

Già, perché se da una parte c’è il legittimo interesse di un imprenditore di mettere su un’azienda e fare soldi, dall’altra c’è una popolazione all’oscuro di tutto (il consiglio è vero che ha votato ma non ha divulgato la notizia) e una regione Lazio dove il dirigente Vito Consoli agisce ancora per nome e conto dei vecchi amministratori che hanno fatto strage nella Tuscia (ad iniziare dalla dirigente arrestata Tosini) fregandosene di quello che accade nella Tuscia tra pannelli fotovoltaici, pale eoliche e discariche.

In corso di conferenza non si è voluti uscire fuori dalla doppia veste dell’impianto “piattaforma-discarica” ma il problema è un altro.

Valeria Grani

Sono i numeri e soprattutto i codici di materiali conferibili all’interno dell’invaso che possono essere modificati cammin facendo e che le limitazioni attuali sono solo su carta. Una volta aperto l’invaso, in caso di emergenza, si può riempire anche in un solo anno anziché 25.

Non si è parlato della legge “salvamare” introdotta lo scorso anno dall’ex premier Giuseppe Conte. Non si è minimamente fatto un passaggio, che noi riteniamo sì importante su quanto la regione Lazio abbia nascosto all’Unione Europea le proprie intenzioni.

 

legge salvamare n 60-2022-1-15

 

Scrivono i colleghi della (DIRE): “Scorre come un fiume carsico, spesso all’insaputa anche di chi avrebbe il diritto di conoscerne gli sviluppi (ad esempio i comitati coinvolti giuridicamente nella vicenda del futuro inceneritore di Roma). È l’Eu Pilot, una procedura di precontenzioso europeo attivata dalla Commissione Ue, partito nel 2019 e relativo alla gestione del ciclo dei rifiuti a Roma e nel Lazio, che ancora oggi non si riesce a chiudere all’interno dei confini della regione e men che meno nella Città eterna.

Salvatore Fazio

Quando l’Europa decise di aprire l’indagine il sindaco di Roma era la pentastellata Virginia Raggi e il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, aveva appena iniziato a minacciare il commissariamento della gestione dei rifiuti capitolina. Quattro anni dopo il commissario c’è davvero. È l’attuale sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, nominato nel 2022 dal governo Draghi che a maggio di un anno fa gli ha dato i poteri (estendendo quelli che già gli aveva assegnato sul Giubileo) di realizzare sul territorio cittadino tutti gli impianti necessari e fare sì che dopo un decennio (cioè dalla chiusura della discarica di Malagrotta il 30 settembre 2013) la Capitale torni a essere autonoma nel ciclo di gestione industriale dei rifiuti che produce”.

Saltando tutta una parte che comunque vi invitiamo a leggere perché scritta davvero bene e con spunti interessanti (clicca qui). “Il piano rifiuti capitolino non prevede discariche, perché le ceneri leggere prodotte dal futuro inceneritore saranno smaltite altrove dal gestore dell’impianto. Tuttavia nel Lazio c’è un notevole fabbisogno di smaltimento non ancora soddisfatto. Al momento è in corso la procedura di autorizzazione dell’invaso VT4 (come riportato anche dalla risposta dell’Italia all’Ue) della discarica di Viterbo che darebbe luogo a un’ulteriore capacità (quella disponibile è in esaurimento) di 1.137.150 tonnellate.

Sempre in provincia di Viterbo, ad Arlena di Castro, sta per essere autorizzata un’altra discarica (a servizio di un impianto di trattamento di rifiuti rivenuti in mare, sulle spiagge e degli scarti secchi dei rifiuti urbani trattati nei tm) da poco più di 800mila mc (pari a quassi 1 milione di tonnellate di rifiuti). Ma di tutto questo non c’è traccia nella lettera di risposta all’Ue, nonostante già il 18 novembre del 2022, sul verbale di chiusura della conferenza dei servizi, l’Area Via della Regione avesse dato l’ok alla compatibilità ambientale del progetto.

Alle penuria di volumi dove smaltire gli scarti dei rifiuti indifferenziati fa da contraltare una sovrabbondanza di capacità per il trattamento dei rifiuti organici nel Lazio tra impianti di compostaggio e biodigestori. “La capacità impiantistica già autorizzata e in fase di realizzazione è pari a ulteriori 550.560 t/anno, che sommata alla capacità impiantistica in esercizio nel 2021 pari a 497.485 t/anno porta a una capacità complessiva di 1.048.045 t/anno”.

La famiglia Grani ha confermato la collaborazione con le società della famiglia Fiorillo e della Giovi di Cerroni per quanto riguarda i progetti copia-incolla presentati in Calabria e in altre regioni.

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Collaborazioni pericolose che hanno svegliato gli istinti poco edificanti dei calabresi e che il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, al momento ha messo a tacere (ne parleremo in un articolo a parte).

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