La donna costretta per anni a trasportare il figlio in sedia a rotelle in una stazione diversa perché quella di Rignano Flaminio era inaccessibile
RIGNANO FLAMINIO – “L’istituzione del Garante per le persone con disabilità, voluto dal Presidente Rocca e votato oggi in Consiglio Regionale, colma un significativo vuoto legislativo e offre ai cittadini un importante strumento di ascolto e inclusione“. Lo dichiara l’associazione TrasportiAmo. “La Giunta dovrebbe coronare questo risultato incontrando chi, come nel caso della signora Maria Cristina Abballe di Rignano Flaminio, ha subito un trattamento assurdo e inaccettabile in ambito regionale”.
La sua storia è emblematica, ha dovuto trascinare in tribunale la Regione per l’appunto, stravincendo nel primo e secondo grado di giudizio, grazie anche al lavoro dell’avvocato Marianna De Collatore, per vedere abbattute le barriere architettoniche alla stazione locale e avere la possibilità di fruire della ferrovia ex-concessa Roma-Civita Castellana-Viterbo insieme al figlio Alessandro, purtroppo in carrozzina perché affetto da una grave disabilità. Contro Regione, Atac e Agenzia del Demanio ce l’ha fatta due volte su due. Dopo il tribunale civile di Tivoli, le ha dato ragione anche la Corte d’appello di Roma: dalla stazione di Rignano Flaminio le barriere architettoniche dovranno sparire. “La guerra”, come la chiama lei, l’ha combattuta per quel suo unico figlio che ha cresciuto senza un padre: Alessandro, disabile in carrozzina con una rara malattia genetica. Cinque anni di scuola a Roma, istituto Vaccari, e un calvario per raggiungerlo. “Noi siamo di Rignano e abbiamo la stazione sotto casa ma era impraticabile – raccontava Maria Cristina al Corriere della Sera-. Con Alessandro dovevamo andare a prendere il treno a Sant’Oreste. Per arrivare al nostro binario, direzione Roma, attraversavamo le rotaie con la sedia a rotelle. Pericolosissimo, ma almeno qui la stazione è tutta su un piano…” . Adeguamento che non sappiamo se sia mai giunto a buon fine vista la cronica carenza di fondi. “Siamo convinti che la Regione debba ripartire da qui, forte dell’importante traguardo raggiunto stamattina in Aula, per cancellare questo caso di aberrazione istituzionale, esprimere a Maria Cristina un’attestazione di stima e vicinanza nonché dare un messaggio di rinnovamento e discontinuità alla comunità. La signora è disponibile, noi pure“, concludono dall’associazione.