TREVISO – È stato celebrato in Romania, suo paese d’origine, il funerale di Anica Panfile, la 31enne residente a Treviso e madre di quattro figli, rinvenuta cadavere in un’ansa del Piave, a Spresiano.
La Procura, dopo aver disposto l’autopsia – incarico affidato all’anatomopatologo Antonello Cirnelli – ha rilasciato il nulla osta per la sepoltura. È stato così possibile dare corso al rito funebre nel paese di origine della donna. Ma il killer che l’ha uccisa e poi l’ha gettata nelle acque del Piave, il 21 maggio scorso, è ancora senza nome. Molte le ombre e i misteri su un omicidio scoperto tre giorni dopo che il compagno della donna ne aveva denunciato la scomparsa.
C’è, però, un indagato, iscritto nel fascicolo d’indagine un mese dopo il ritrovamento del corpo.
Si tratta di Franco Battaggia, l’ex datore di lavoro della donna, titolare della pescheria “El Tiburon”, che è stata perquisita dai carabinieri del nucleo investigativo di Treviso, insieme all’abitazione di Arcade. L’ex primula rossa del Nordest, in passato vicino alla Mala del Brenta e che ha scontato 21 anni di carcere per un omicidio commesso nel 1988, è l’ultima persona ad aver visto Anica viva. Gli inquirenti sono partiti da qui. E hanno passato al setaccio la villetta, che è stata messa sotto sequestro, così come due auto in suo possesso: una Mercedes rossa e un pick-up bianco e altri mezzi a sua disposizione per l’attività lavorativa.
Inoltre, il Ris di Parma ha effettuato rilievi nell’abitazione e nelle auto per cercare tracce biologiche, capelli, impronte che possano essere utili per sciogliere i tanti interrogativi. «Intendiamo verificare l’ipotesi che il delitto sia avvenuto all’interno della casa posta sotto sequestro e che il corpo sia stato portato via utilizzando una delle vetture – aveva affermato il procuratore di Treviso, Marco Martani -. Questo non ci fa escludere in maniera categorica altre ipotesi su cui stiamo lavorando, ma è una tappa significativa del percorso investigativo».
Facciamo un passo indietro e riavvolgiamo le tappe di un’indagine meticolosa ma complessa. Anica e Battaggia si sono incontrati il 18 maggio, giorno in cui ne è stata denunciata la scomparsa. Il 76enne, ex datore di lavoro di Anica, aveva riferito, davanti ai carabinieri, che il 18 maggio aveva appuntamento con Anica a Santa Bona: doveva consegnarle il Cud per la dichiarazione dei redditi perchè la donna aveva lavorato nella sua pescheria fino al novembre 2022. In quell’occasione, aveva detto Battaggia, Anica gli avrebbe chiesto dei soldi per un debito di 10mila euro. «Le ho detto che potevo darle la somma di 5mila euro che le avrei ceduto a titolo di regalo – ha raccontato Battaggia -. Siamo andati a casa mia e ho consegnato nelle sue mani i contanti».
I due restano a casa di Battaggia dalle 15.30 alle 16.30. L’omicidio potrebbe essersi consumato proprio in quella casa. E i rilievi del Ris serviranno a confermare o a escludere questa pista. È stato, invece, escluso qualsiasi coinvolgimento dell’ex compagno di Anica, il 33enne Vasilica Lungu, che al momento della scomparsa si trovava in Romania. Così come la posizione dell’attuale compagno di Anica, il 58enne Luigino De Biase, è passata in secondo piano: è lui ad averne denunciato la scomparsa e, difeso dall’avvocato Fabio Amadio, chiede che venga fatta chiarezza sulla morte della 31enne.