ROMA – «Nella sanità della nostra regione abbiamo ereditato una situazione davvero complessa. Il debito supera i 22 miliardi di euro e il Lazio sconta decenni di mancata programmazione in sanità.
Nonostante tutto questo, abbiamo già varato alcune importanti iniziative.
È stato avviato un sistema informatizzato per tracciare la disponibilità dei posti letto in degenza, con una centrale operativa che fotografa la situazione in tutte le strutture sanitarie, pubbliche e private accreditate.
Inoltre, un nucleo ispettivo ha effettuato sopralluoghi presso gli ospedali con l’obiettivo di rendere disponibili i posti letto finora inattivi.
Infine, il Progetto sperimentale temporaneo per la gestione del sovraffollamento dei pronto soccorso, che mira a decongestionare i reparti di medicina e chirurgia, liberando spazi per i pazienti lasciati per troppo tempo in emergenza».
Lo ha dichiarato il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, intervistato dal Secolo d’Italia.
«In questi primi mesi, i tempi d’attesa per le ambulanze sono stati dimezzati, se confrontiamo i dati con quelli di un anno fa. Per quel che riguarda la criticità sulle liste d’attesa, ormai diffusa su scala nazionale, nel Lazio tutto il privato risultava al di fuori del Recup. Entro la fine dell’anno questo problema sarà risolto, con il 100% delle prestazioni che saranno dunque incluse nel Recup.
Si tratta di un punto di partenza e non certo di arrivo. Tuttavia, era importante intervenire con determinazione per tracciare un percorso di riprogrammazione indispensabile.
Nel 2011 il Lazio aveva, complessivamente, 72 strutture di ricovero pubbliche. Nel 2017 sono scese a 56. Tutto ciò ha compromesso la dignità di tantissimi cittadini laziali. È anche per questo che ho deciso di mantenere la delega alla sanità, mettendoci la faccia: tornare a garantire l’effettivo diritto alla salute, così come sancito dall’art.32 della Costituzione, è una responsabilità a cui non posso e non voglio sottrarmi.
Sui bilanci ereditati voglio sottolineare che, se è vero siamo usciti dal commissariamento, ricordo che il Lazio è ancora in piano di rientro.
Le centinaia di milioni di debiti degli ospedali romani sono state interamente pagate dalle Aziende Sanitarie locali, creando così un grave danno alla qualità delle prestazioni sui territori.
Relativamente alle 135 Case di Comunità e 36 Ospedali di Comunità previsti dal PNRR nella missione Salute, non ho mai nascosto che senza personale sanitario queste strutture rischiano di essere delle cattedrali nel deserto. Tutta la parte sull’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, invece, ci vede molto favorevoli. In altri Paesi europei è il presente, non il futuro.
Noi, in questi primi mesi, abbiamo detto addio al fax, puntato sulla ricetta dematerializzata e anticipato l’acquisto di numerose strumentazioni ad altissima tecnologia, per arrivare a diagnosi rapide e precise. La Regione Lazio, insieme ai Ministri Fitto e Schillaci, sta facendo la sua parte. Anche la presenza della Polizia all’interno delle strutture, oltre a costituire una garanzia per la sicurezza, vuole significare una vicinanza dello Stato ai luoghi di maggiore sofferenza.».