Viterbo – I Carabinieri arrestano trentaduenne per furti di cellulari in centro

VITERBO – Nel pomeriggio del 29 settembre in via Romiti, Carabinieri della Compagnia di Viterbo hanno ottemperato ad ordinanza applicativa di misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal Tribunale del capoluogo nei confronti di trentaduenne del posto, ritenuto responsabile di più furti di telefoni cellulari, commessi in esercizi pubblici.

Il provvedimento ha accolto risultanze di fitti accertamenti condotti da militari del Nucleo Operativo e Radiomobile, riscontrando come l’uomo lo scorso 14 luglio, in pieno centro storico, dopo aver danneggiato porta di locale ospitante distributori automatici di cibi e bevande, avesse sottratto cellulare da stanza riservata agli addetti, per poi recarsi in un in un caffè in zona piazza Della Rocca e portar via dal bancone altro cellulare di una dipendente nonché un tablet del titolare; il 18 agosto successivo, con medesime modalità il trentaduenne è risultato trafugare i telefoni di un negoziante di via Cardinal La Fontaine e del gestore di un caffè di via Cavour; dieci giorni dopo sarebbe stato ancora lui a presentarsi in un’officina meccanica fuori le mura e ad introdursi in ufficio per far proprio ennesimo cellulare di malcapitato.

Le indagini, favorite dalla consultazione di apparati di videosorveglianza, hanno già permesso di restituire ai proprietari buona parte del maltolto.

Quando è stato rintracciato dai Carabinieri è stato trovato in possesso di coltello a serramanico e 2 dosi di metadone illegalmente detenute; la perquisizione è proseguita in abitazione dove sono stati sequestrati 6 grammi di marijuana. Sottoposto agli arresti domiciliari, è stato quindi anche deferito in stato di libertà alla competente Autorità Giudiziaria per porto abusivo di armi e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.


PRESUNZIONE DI INNOCENZA
Il soggetto indagato è persona nei cui confronti vengono fatte indagini durante lo svolgimento dell’azione penale; nel sistema penale italiano la presunzione di innocenza, art 27 Costituzione, è tale fino al terzo grado di giudizio e la persona indagata non è considerata colpevole fino alla condanna definitiva.