Emanuela Orlandi: ok definitivo del Senato alla commissione d’inchiesta: potrà andare oltre le Procure

Proprio a Viterbo Pietro Orlandi era sicuro che “sarebbero arrivati alla alla verità”

ROMA –  Finalmente il Parlamento vuole fare luce su due casi irrisolti da quarant’anni, quello di Emanuela e di Mirella (nel 1983 le due donne, allora 15enni, scomparirono nel nulla da Città del Vaticano). La Gregori sparì a Roma il 7 maggio del 1983, circa un mese e mezzo prima di Emanuela.

Sui casi Emanuela Orlandi (il Vaticano ha trasmesso gli atti alla procura di Roma a giugno) e Mirella Gregori,  è arrivato oggi il via libera definitivo del Senato all’istituzione della commissione d’inchiesta sulla scomparsa delle due donne.

Il voto è avvenuto per alzata di mano. Un lungo e caloroso applauso è scattato al termine della votazione da parte dell’Assemblea.

Avevamo incontrato Pietro Orlandi, fratello di Manuela,  che da quarant’anni si batte per conoscere la verità,  alla fine di Luglio, in occasione della presentazione del libro “Cercando Emanuela” scritto da Laura Sgrò, legale della famiglia e presentato a Ombre Festival di Viterbo.

E sui rapporti tra Vaticano e procura di Roma, Orlandi aveva scagliato un macigno:

“Il vaticano controlla la procura. L’ex procuratore Pignatone appena insediato ha cacciato il magistrato che seguiva l’inchiesta di mia sorella, ha archiviato tutto e finito il suo mandato Pignatone è stato promosso da Papa Francesco presidente del tribunale vaticano. Di cosa parliamo?”.

E la speranza riposta proprio nella Commissione d’inchiesta parlamentare.

La commissione può fare quello che non possono le procure: indagare sui reati prescritti. Sono quaranta persone al lavoro che possono aprire archivi sepolti e strade inesplorate. Quindi ben venga la commissione che vada a scavare in 40 anni della storia del nostro Paese perché la storia di Emanuela ha lambito tutta una serie di storie non chiarite: il crack del banco Ambrosiano, la banda della Magliana ed anche l’attentato a Giovanni Paolo II. Allora che si diano le risposte, che prima di tutto, merita questa famiglia, ma anche ogni cittadino onesto di questo Paese”. Dichiarò la Sgrò a cui Pietro fece eco: “Ora il Vaticano ha paura, proprio l’avvocato Alessandro Diddi  (promotore di giustizia del Vaticano), l’ha definita un’intromissione perniciosa.  Per quarant’anni non hanno fatto niente ed ora vanno a sindacare sull’attività del parlamento“.

b.f.

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