Regione Lazio – Nel mirino dei magistrati i bilanci delle Asl Rm1, Rm 2 e Umberto I. Prima D’Amato poi Leodori cinque ore dai magistrati

L’inchiesta è affidata a Carlo Villani, il magistrato che ha “salvato” Zingaretti dalle presenze fasulle (a sua insaputa) in consiglio regionale

ROMA – Daniele Leodori, ex presidente del Consiglio Regionale del Lazio e massimo esponente del Partito democratico regionale, è stato ascoltato per oltre 4 ore, come persona informata sui fatti, in Procura dal pm di Roma Carlo Villani nell’ambito di un’inchiesta che, a quanto si apprende, sarebbe relativa al meccanismo dei bilanci delle Asl fino al 2020.

Oltre all’attuale consigliere regionale del Pd, nei giorni scorsi è stato ascoltato anche l’ex assessore alla Sanità della giunta Zingaretti, Alessio D’Amato, attuale consigliere di Azione.

Nei mesi scorsi avevano fatto scalpore gli accertamenti della Corte dei Conti sulle Asl del Lazio. L’ultima istruttoria, quella sul Policlinico Umberto I di Roma, ha fatto emergere infatti più di un problema.

Introduzione Pres R Benedetti e Relazione Cons V Pinto (1)

In particolare, i giudici contabili hanno rilevato che “gli equilibri di bilancio non sono garantiti” e ha dunque ordinato all’Azienda di adottare “ogni misura correttiva ritenuta utile per ripristinare gli stessi nel rispetto dell’erogazione dei LEA nonché concordare con la Regione, per il futuro, il budget adeguato alla copertura dei costi delle prestazioni”.

Con riferimento al rilevato mancato equilibrio, nell’istruttoria si evidenzia come il Policlinico stesso abbia sottolineato, in adunanza pubblica, che le tariffe oggi previste su alcune funzioni non sono in grado di coprire i costi diretti e indiretti relativi alla funzione stessa. “Non è quindi possibile per l’Azienda raggiungere l’equilibrio nella gestione caratteristica in ragione del non congruo trasferimento di risorse”. Ecco, dunque, che per il 2020 il risultato netto di esercizio chiude con un segno negativo, pari a-92,6 milioni di euro.

Il pm di Roma Carlo Villani che conduce le indagini è lo stesso che a settembre ha chiuso le indagini per le presenze false di Nicola Zingaretti in Consiglio regionale.

Un timbro che riproduceva la firma del vice capo dell’ufficio di gabinetto Andrea Cocco, che i suoi collaboratori usavano, anche quando lui non era presente in ufficio, per ‘giustificare’ le assenze, almeno in 38 casi. È questa una delle accuse contestate dal sostituto procuratore di Roma Carlo Villani nei confronti di quattro ex collaboratori di Zingaretti, oggi parlamentare Pd, e totalmente estraneo alla vicenda. L’accusa nei loro confronti è di falso per fatti relativi agli anni relativi ad alcune sedute del 2019.

In particolare, secondo quanto emerso dalle indagini, in diverse occasioni le assenze di Zingaretti dal consiglio regionale del Lazio sarebbero state legate a impegni per il suo ruolo allora di leader nazionale del Pd e non per il posto alla guida della Regione.

Anche in questo caso il magistrato ha “ascoltato” Daniele Leodori per poi archiviarne la posizione.

Al vaglio del magistrato i bilanci redatti in particolare da tre direttori generali. Si tratta dell’ex della Asl Roma 1 Angelo Tanese – nella foto – (oggi in servizio presso la Presidenza del Consiglio) che ha diretto dal 2013 la maxi-fusione tra la Asl Roma E, l’Azienda Ospedaliera San Filippo Neri e la Asl Roma A, che ha portato alla nascita proprio della Asl Roma 1.

Il secondo nel mirino della procura è Giorgio Casati attuale direttore generale della Asl Roma 2.

Il terzo a cui vengono passati ai raggi X i bilanci è l’ex direttore generale dell’Umberto IVincenzo Panella.

Tutte nomine politiche. Tutti e tre i direttori generali hanno forti legami con il Partito democratico e per questo, almeno per il momento, la posizione di D’Amato e Leodori è in veste di “persone informate sui fatti”.

In realtà ci sarebbero altri focus sui quali la Procura sembrerebbe intenzionata ad andare fino in fondo e cioè capire cosa sia accaduto in questi ultimi anni all’Ares 118. Dall’appalto delle ambulanze alle ristrutturazioni. Insomma tanta carne al fuoco che rischia, come al solito, di rimanere cruda.

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