Il paradosso è la conferma nei ruoli dei dirigenti che hanno consentito questo disastro. Da Marafini alla Corradi, da Nazzaro a Consoli tutti asserragliati nei loro posti grazie a Rocca “l’indulgente” (solo con quelli di sinistra)
ROMA – Leggere la relazione della Corte dei Conti dopo che quasi tutti i dirigenti che hanno creato il dissesto finanziario della regione Lazio lascia basiti.
Nelle oltre 844 pagine del giudizio di parificazione dei giudici contabili è un vero e proprio e proprio “bagno di sangue”. All’esito del complessivo esame della gestione finanziaria regionale per l’esercizio 2022, sono emerse irregolarità ed illegittimità ad “effetto diretto” sul perimetro di parificazione dello schema di rendiconto all’esame, nonché criticità di gestione suscettibili di pregiudicare la tenuta, anche prospettica, degli equilibri di bilancio.
relazione_allegata_sentenza_148_2023_pari_lazio_compressedI profili inerenti alla “legalità” finanziaria dello schema di rendiconto 2022 sono trattati nella correlata decisione, a cui si rinvia per ogni approfondimento.
Avendo riguardo alle dinamiche di gestione, sono state rilevate – in particolare – le seguenti anomalie.
a) mancato rispetto della tempistica di approvazione dei documenti di bilancio, anche avendo riguardo al bilancio consolidato con il SSR; in questo caso il ritardo nell’approvazione dei bilanci incide sul complessivo funzionamento del sistema, in termini di
impossibilità di riconciliazione con il bilancio finanziario con il bilancio consolidato SSR e di “non definitività” dei dati e delle risultanze, in base ai quali i Tavoli valutano l’autorizzazione allo svincolo delle risorse della fiscalità aggiuntiva;
b) parere “postumo” dell’Organo di revisione rispetto all’approvazione degli schemi di bilancio;
c) progressiva erosione della cassa ordinaria, peraltro composta per il 69,29% da debiti da restituzione dei riversamenti degli enti partecipanti al “sistema di ottimizzazione della liquidità;
d) inattendibilità dell’aggregato dei residui attivi, per la sussistenza di residui ante 2010, con indice di riscossione pressoché nullo;
e) non univocità dei dati inerenti alla spesa di personale, con conseguenti riflessi sull’attendibilità dei dati-parametro ai fini della verifica del rispetto dei correlati vincoli finanziari;
f) inattendibilità delle risultanze del bilancio consolidato SSR, per non definitività dei dati sull’effettiva consistenza delle poste portanti (debiti-crediti Regione/GSA/SSR, fondi di dotazione negativi, note di credito);
g) anomalie nel sistema di gestione del finanziamento del SSR, per il tramite di un soggetto estraneo al perimetro sanitario (LazioCrea Spa) che, peraltro, gestisce – in maniera indistinta ed extracontabile – fondi inerenti ad attività di diversa natura e destinazione;
h) mancanza di un sistema di monitoraggio delle entrate e delle spese vincolate e delle correlate economie;
i) dinamica dell’entrata, connotata da “eccesso” di previsione rispetto agli accertamenti e da “eccesso” di accertamento rispetto alle riscossioni;
l) dinamica della spesa, priva di effettiva attività di razionalizzazione in settori “comprimibili”, come nel caso dei costi della politica e nella gestione del fabbisogno degli enti e delle società del GAP, connotate da un’elevata consistenza di cassa, possibile indice di “eccesso di trasferimento” o di “incapacità di spesa”;
m) stock di debito, al 31 dicembre 2022, pari a circa 28,1 mld, di cui 22,3 mld per debiti da finanziamento che graveranno per i successivi 25 anni sul bilancio regionale, con un onere annuo medio complessivo di oltre un miliardo (comprendendo le rate oggi sospese relative alla restituzione delle anticipazioni di liquidità ex d.l. n. 35/2013);
o) strutturale ricorso alle maggiorazioni fiscali, in difformità al principio cardine della sana gestione finanziaria della res pubblica, per effetto del quale i bisogni della collettività devono essere soddisfatti con il minor sacrificio richiesto.
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Le criticità evidenziate nel sistema di gestione anche contabile del bilancio regionale, sono suscettibili di incidere, pregiudicandola, sull’effettiva capacità di spesa dell’Ente e, quindi, sulla possibilità di soddisfare in concreto i bisogni della collettività amministrata.
Del pari sono stati riscontrate anomalie nel sistema di finanziamento degli enti e delle società del GAP, nella misura in cui il riscontro di disponibilità liquide particolarmente consistenti, potrebbe porsi come indice di eccesso di trasferimento o di incapacità di spesa.
Ma passiamo ora ad occuparci della struttura amministrativa della regione Lazio. Anche in questo caso non sembra cambiato un granché dall’epoca di Zingaretti anzi.
Siede ancora al suo posto il direttore del bilancio Marco Marafini. Sono più di dieci anni che si trova al timone del bilancio regionale.
È proprio ultimamente la Corte dei Conti ha proceduto alla parifica del rendiconto dell’esercizio finanziario 2022 con riserva però relativa ad un disavanzo di 170 milioni di euro che i giudici non hanno potuto parificare… e chi c’era nel 2022?
Sempre lui, il mitico direttore Marafini.
Siede sempre al suo posto il direttore degli affari istituzionali e del personale della regione lazio Luigi Ferdinando Nazzaro.
Arrivato in regione nel 2013 all’inizio proprio della stagione zingarettiana come capo segreteria dell’allora assessore alle infrastrutture e politiche abitative Fabio Refrigeri (proconsole di Zingaretti nella provincia di Rieti) per poi passare a dirigere la struttura del cerimoniale del Presidente Zingaretti e successivamente la segreteria della giunta e da ultimo la direzione affari istituzionali e personale della regione lazio.
Una carriera rapida e folgorante con tanto di stipendio esattamente raddoppiato (dai 70.000 euro come capo segreteria dell’assessore refrigeri agli attuali 155.000 come direttore regionale affari istituzionali e personale) per questo semplice funzionario del Comune di Roma che presso l’amministrazione comunale, prima dell’approdo in regione, era il titolare della particolarmente complessa posizione organizzativa del protocollo e dell’archiviazione.
Risulta poi sempre al suo posto l’avvocato Ornella Guglielmino come direttore regionale per l’inclusione sociale. Dirigente di seconda fascia nei ruoli della giunta regionale.
Un tempo legata all’allora Margherita (oggi Partito democratico) assessora regionale alla scuola e formazione Silvia Costa che la nominò commissaria dell’allora Laziodisu.
Al suo primo esordio come direttore regionale nel 2019 la sua direzione fece la riforma delle ex Ipab trasformate in aziende pubbliche di servizi alla persona (asp) salvo poi occuparsi di fare oggi il braccio armato della giunta di centro destra nel convincere gli stessi presidenti delle Asp che lei aveva contribuito a nominare con la riforma, a dimettersi per fare posto a figure designate dalla nuova giunta.
Al contrario di altri enti gli organi di amministrazione delle asp non sono sottoposti a spoil system. Decadono prima della naturale scadenza solo a seguito di dimissioni “volontarie”.
Ma anche tra i dirigenti di seconda fascia me troviamo ancora tantissimi legati indissolubilmente alla stagione Zingarettiana. Da Salvatore Tripodi che all’epoca di Zingaretti era il responsabile dell’ufficio legislativo della presidenza e oggi è il dirigente di un area importante della stessa direzione del solito Nazzaro, a Francesco Drago che continua ad occuparsi in un area dell’attuale assessore Righini della stessa materia di cui prima si occupava con la zingarettiana assessora al bilancio Alessandra Sartore, a Maurizio Todini che fino all’anno scorso era considerato la longa manus amministrativa del presidente Zingaretti per gli interventi di sostegno e finanziamento allo sport e, non a caso, successivamente trasferito all’altra area cruciale per gli interessi elettorali del centro sinistra. Quella che si occupa dello spettacolo dal vivo e di tutti i finanziamenti ad esso connessi.
Sull’Ares 118 poi si toccano livelli di “bontà infinita”. L’attuale direttore generale Maria Paola Corradi è al centro di un ulteriore approfondimento da parte della Corte dei Conti che ha già trasmesso parte delle carte alla Procura della Repubblica di Roma.
Dagli affidamenti senza gara per la gestione dei servizi di soccorso alle ambulanze a tutta una serie di criticità dove è emerso un “buco” nascosto di oltre 40milioni di euro. Premiata anche per condurre il piano di sicurezza per il Giubileo. Niente male per il nuovo corso che gli elettori chiedevano quando hanno votato il programma di Francesco Rocca. Non c’è che dire.