ROMA – Dodici donne. Dodici persone che non si conoscevano si sono ritrovate insieme. Tutte a raccontare la stessa cosa, la stessa scena, la stessa recita messa in piedi da un finto regista che millantando prospettive di film mai realizzati approfittava delle dodici aspiranti attrici facendole recitare provini a luci rosse che nulla hanno a che fare con il cinema e l’arte.
La sceneggiatura costruita dal regista è terminata questa mattina. The end: Claudio Marini è stato condannato a scontare 11 anni e 9 mesi di carcere.
Per questa vicenda l’imputato venne arrestato dai carabinieri nell’agosto del 2020 ed è tornato libero durante il processo per scadenza termini, legittimi impedimenti, la scusa di una lombosciatalgia e l’assenza di qualche testimone che hanno fatto rinviare le udienze.
Il modus operandi era seriale: Marini, con la scusa di provare alcune scene, portava le ragazze nella propria abitazione e li avvenivano gli abusi. Per l’imputato la Procura aveva sollecitato una condanna a 9 anni. Il procedimento è nato dopo la denuncia presentata da una delle vittime. Il sedicente regista, secondo l’accusa, tra il 2019 e il 2020, come detto, avrebbe abusato di 8 ragazze a Roma. Tra loro anche una giovane del Viterbese.
Otto violenze avvenute a Roma, quattro a Milano. E un tredicesimo episodio per cui si procede separatamente. In Lombardia, dice la procura, il cinquantenne si presentava come il responsabile di un’agenzia cinematografica. Riceveva aspiranti attrici in un business center, poi dava un appuntamento in un McDonald’s “per effettuare un provino” e “dopo aver recitato con la vittima all’interno del locale”, si legge negli atti, invitava le ragazze a casa per provare un’altra scena.
La stessa trappola a Roma, dove Marini prometteva una parte in “Miele amaro”, “Un gioco pericoloso”, “La forza dell’amore”. Tutti film mai realizzati. Le giovani vittime però lo hanno denunciato.