Sessualità in carcere, la sentenza della Corte costituzionale fa cadere il tabù

Con la sentenza n. 10 del 2024 depositata oggi, La Corte costituzionale, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 18 dell’ordinamento penitenziario, nella parte in cui “non prevede che la persona detenuta possa essere ammessa a svolgere i colloqui con il coniuge, la parte dell’unione civile o la persona con lei stabilmente convivente, senza il controllo a vista del personale di custodia, quando, tenuto conto del suo comportamento in carcere, non ostino ragioni di sicurezza o esigenze di mantenimento dell’ordine e della disciplina, né, riguardo all’imputato, ragioni giudiziarie”.

“Finalmente, grazie alla Corte costituzionale, le relazioni affettive dei detenuti e delle detenute si arricchiscono della possibilità di incontri riservati e cade il tabù della sessualità in carcere. Ora tocca all’Amministrazione penitenziaria garantire l’effettiva possibilità dell’esercizio di questo diritto, a partire dalla individuazione degli spazi necessari alla riservatezza degli incontri con i propri partner”. Il commento del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa.

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