VITERBO – Scorie radioattive, di seguito la relazione della dottoressa Antonella Litta, in rappresentanza dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri di Viterbo, esposta
il 4 maggio 2024 a Palazzo Gentili durante l’incontro “Tuscia in movimento. No scorie radioattive”.
“Già nel 2021 l’Ordine dei medici di Viterbo h. espresso in un documento la grande preoccupazione di fronte all’ipotesi di un deposito di scorie nucleari nella Tuscia:
La preoccupazione nasceva e nasce dalla conoscenza del territorio e delle sue già tante
problematiche ambientali che hanno ripercussioni negative sulla salute.
L’arsenico, elemento tossico e cancerogeno presente nelle acque ad uso potabile; l’elevata
concentrazione del gas radioattivo radon- dovuta alla struttura geologica vulcanica dell’Alto Lazio; i pesticidi, anch’essi sostanze tossiche e cancerogene, usati soprattutto nelle colture intensive e la connessa vicenda del degrado delle acque del lago di Vico, come la minaccia crescente che queste colture intensive rappresentano anche per l’ecosistema del lago di Bolsena; l’incremento del numero degli impianti avicoli intensivi (nel viterbese gli allevamenti avicoli sono ben 219 e rappresentano quasi il 40% del dato regionale complessivo) che contribuiscono in modo rilevante all’inquinamento ambientale e portano con sé il costante rischio di infezione e trasmissione della temile influenza aviaria che potrebbe portare addirittura a conseguenze ben più gravi di quelle già sperimentate durante gli anni della pandemia da SarsCov2 -Covid 19 (la Asl di Viterbo, conscia di questa situazione critica, nell’aprile del 2023 ha istituito l’Unità di crisi contro le emergenze pandemiche); le vaste aree territoriali da decenni sottoposte a servitù militare (poligoni e caserme);
l’aumento dell’estensione dei terreni agricoli ricoperti da impianti fotovoltaici e tutto quello che ne consegue in termini di danno alla salubrità dei terreni, perdita di biodiversità per l’utilizzo dei
diserbanti, sotto e tutto intorno questi impianti, e i danni arrecati dalla loro collocazione al
paesaggio e alla fauna; la siccità che comincia ad essere un problema rilevante anche il viterbese; i cambiamenti climatici che stanno interessando anche le nostre aree-Viterbo è risultata nel 2022 tra le città italiane più calde, il ché significa incremento della mortalità nelle fasce più fragili della popolazione ovvero malati e anziani- (*).
Ecco, la conoscenza di queste realtà ambientali ci porta a chiedere per questi territori e per i suoi
residenti una maggiore attenzione, una maggiore cura sotto ogni profilo.
La Carta Costituzionale, all’articolo 32 riconosce ad ogni persona presente in Italia il diritto alla
salute e lo riconosce come elemento fondamentale anche per la salute dell’intera comunità.
Questo diritto si evidenzia sempre più connesso alla salubrità dell’ambiente in particolare dell’aria, dell’acqua, dei suoli e del cibo e questo ci viene ricordato anche dall’articolo 9 della Costituzione e dalla sua più recente integrazione, che richiama tutti alla responsabilità anche verso la biodiversità, gli ecosistemi, l’ambiente più in generale, anche nell’interesse e per i diritti delle future generazioni. Allora cosa lasceremo alle prossime e future generazioni?
Un mondo inquinato, deturpato, in guerra e con sempre meno risorse?
Cosa troveranno, se non si agisce ora con conoscenza, sapienza e responsabilità insieme?
Abbiamo la responsabilità di questo territorio perché abbiamo la responsabilità della salute di chi
questo territorio lo vive e lo vivrà.
Lo ricorda e anzi lo impone a tutti i medici l’articolo 5 del nuovo codice di deontologia medica che
afferma: “ Il medico è tenuto a considerare l’ambiente nel quale l’uomo vive e lavora quale
fondamentale determinante della salute dei cittadini. A tal fine il medico è tenuto a promuovere una cultura civile tesa all’utilizzo appropriato delle risorse naturali, anche allo scopo di garantire alle future generazioni la fruizione di un ambiente vivibile. Il medico favorisce e partecipa alle iniziative di prevenzione, di tutela della salute nei luoghi di lavoro e di promozione della salute individuale e collettiva”.
E ce lo ricordano purtroppo anche i dati sanitari di cui siamo a conoscenza.
La provincia di Viterbo, nello studio pubblicato sulle prestigiose riviste internazionali Science of the Total Environment e Nature Scientific Data da un team di scienziati dell’Università degli Studi di Bari, dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, del CNR e dell’Istituto Nazionale di Fisica
Nucleare, risulta la prima provincia del centro Italia- è in 11° posizione-, seguita da Roma in 18°
posizione-, per mortalità da tumore (https://www.uniba.it/it/ateneo/rettorato/ufficio-stampa/comunicati-stampa/anno-2022/l2019ambiente-conta-molto-piu-di-quello-che-crediamo-nelle-malattie-tumorali)
E ancora la nota della Asl di Viterbo, protocollo n.34025 del 28 aprile 2023, fa presente che l’area
viterbese evidenzia “ …tassi di incidenza e prevalenza riguardanti alcune neoplasie, superiori agli
standard previsti…” e per questo attiverà corsi ECM rivolti ai medici per meglio seguire i pazienti
affetti da neoplasie del SNC, del polmone, dell’apparato digerente e dell’apparato genito urinario.
Gli studi realizzati, nel corso degli ultimi 15 anni, dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio
Sanitario Regionale del Lazio (https://www.deplazio.net/it/arsenico-nelle-acque),
dall’Istituto Superiore di Sanità- ISS (**), lo studio Sepias ( Sorveglianza Epidemiologica in aree
interessate da inquinamento ambientale da Arsenico di origine naturale o antropica)
mostrano la stretta correlazione tra livelli di arsenico nelle acque e nei cibi con gli eccessi di
incidenza di malattia e mortalità per patologie associabili ad esposizione all’arsenico (tumori del
polmone e della vescica, ipertensione, patologie ischemiche, patologie respiratorie, diabete).
L’incidenza delle leucemie, anche nella rilevazione per il 2022 si conferma sopra la media nazionale e il gas radioattivo radon contribuisce al numero di nuovi casi ogni anno di tumore del polmone.
Questo per attenerci solo ai dati delle patologie neoplastiche. Per mostrare e analizzare i dati delle altre patologie, ci vorrebbe un tempo maggiore di quello oggi a disposizione.
Come classe medica sentiamo anche il dovere di ragionare sulla parte di scorie radioattive, anche se a bassa intensità, prodotte nell’esecuzione di esami diagnostici e radioterapie.
Di sicuro prescrizioni di questi esami meglio ponderate e nuove tecnologie, anche se più costose, in sostituzione degli attuali esami diagnostici che utilizzano radioisotopi devono trovare spazio di
ragionamento e discussione non solo in ambito medico ma anche in tutti i settori della società.
E’ necessario spendere di più per la salute e la prevenzione.
La spesa economica dovrebbe porre ai primi posti la salute ovvero il sostegno al Servizio sanitario nazionale e gli interventi di medicina preventiva, insieme all’istruzione, alla formazione, al lavoro e alla solidarietà inclusiva.
Per il nostro territorio sarebbe opportuno quindi prima di proseguire nell’iter di questo progetto
anche un approfondimento circa lo di salute dei residenti, anche tramite la Valutazione d’Impatto
sanitario – VIS.
Aggiungere ulteriori fattori di rischio in un quadro così sensibile e fragile deve imporre ulteriori
studi e considerazioni che, siamo sicuri, se scientifici, obiettivi e senza conflitto di interessi,
porteranno ad un ripensamento di questa scelta alla quale oggi ci opponiamo nuovamente, con
scienza e coscienza.
Vorrei quindi chiudere questo mio intervento dando lettura proprio del documento già richiamato e redatto nel marzo 2021.
“L’Ordine dei medici di Viterbo esprime ferma contrarietà all’individuazione nella provincia di
Viterbo di siti per lo stoccaggio di depositi di scorie radioattive a bassa, media ed alta intensità
L’Ordine dei medici -chirurghi ed odontoiatri di Viterbo, anche secondo quanto stabilito
dall’articolo 5 “Promozione della salute, ambiente e salute globale” del nuovo codice di deontologia medica, fa presente che proprio per tutelare l’ambiente e quindi la salute dei cittadini residenti, il territorio della provincia di Viterbo, non può ospitare depositi di scorie radioattive perché sono già presenti in esso gravi problematiche ambientali che inevitabilmente hanno avuto ed hanno conseguenze sul benessere psico-fisico delle persone e sull’assetto economico-sociale.
Queste gravi situazioni ambientali sono da mettere fondamentalmente in relazione:
• alla naturale radioattività del suolo per la presenza del gas Radon, elemento cancerogeno certo di classe I, secondo l’Agenzia internazionale di Ricerca sul cancro-Iarc (International Agency for
Research on Cancer ), la cui esposizione è correlata al tumore del polmone;
• alla presenza nelle acque ad uso potabile di Arsenico, altro elemento tossico e cancerogeno di
classe I, sempre secondo sempre l’Agenzia internazionale di Ricerca sul cancro-Iarc;
• all’utilizzo di pesticidi e delle loro miscele in grande quantitativo -anch’esse sostanze tossiche e
cancerogene-utilizzate in aree sempre più vaste del territorio viterbese soprattutto nella monocoltura del nocciolo;
• alla qualità dell’aria compromessa, dal trasporto su gomma, dalla prossimità della centrale
elettrica di Civitavecchia e da quella di Montalto di Castro i cui fumi nocivi arrivano anche nel
viterbese, e degli altri impianti di produzione energetica da fonti non veramente rinnovabili che
emettono nell’aria gas e sostanze nocive;
Nel Rapporto 2019 “I tumori in Provincia di Viterbo” è segnalato che nel corso del quinquennio
2010-2014, in provincia di Viterbo sono stati diagnosticati 10.098 nuovi casi di tumore tra i circa
320 mila residenti e il numero di casi medio per anno è risultato di poco superiore ai 2.000 casi
ovvero tra le cinque e le sei persone nella nostra provincia si ammalano ogni giorno a causa di un
patologia oncologica e sempre nella nostra provincia, 1 uomo ogni 3 ed 1 donna ogni 4 andranno
incontro nel corso della loro vita ad una diagnosi di tumore maligno.
L’Associazione Italiana Registri Tumori – AIRTUM (www.registri-tumori.it) indica in 180mila, con
un incremento del 3%, le morti per cancro avvenute in Italia nel corso del 2020, oltre il doppio di
quelle dovute alla pandemia da Covid19.
Documenti dell’Organizzazione mondiale della Sanità-Oms, come ormai decenni di studi e ricerche scientifiche, tra cui il noto e rilevante studio italiano Sentieri-Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio di Inquinamento-, mostrano come il rischio di sviluppare il cancro sia legato strettamente all’esposizione a fonti di inquinamento ambientale che contaminano aria, acqua, suoli e cibo.
Inoltre, diversi studi di letteratura suggeriscono ormai come l’inquinamento ambientale sia correlato allo sviluppo anche di altre malattie croniche di notevole rilevanza epidemiologica e clinica, quali malattie cardiovascolari, diabete di tipo II, tireopatie, patologie neurodegenerative, disturbi comportamentali e dello spettro autistico nei bambini, malattie allergiche, autoimmuni ed infiammatorie croniche.
Nei nostri territori quindi la prevenzione del cancro ma anche delle altre malattie croniche
sopracitate può e deve essere raggiunta anche:
• incentivando, negli edifici pubblici e privati, le misurazioni del gas Radon con successivi
interventi per la sua dispersione e la ricerca di radioattività nelle acque ad uso potabile, proprio in
relazione alle caratteristiche geologiche dei nostri territori;
• garantendo acque potabili e salubri alle popolazione, nella fattispecie acque con valori di arseniconei limiti di legge e possibilmente prossime al valore zero e prive di altri contaminanti;
• tutelando le tutte le risorse idriche;
• riducendo nettamente l’utilizzo dei pesticidi e fertilizzanti naturali ed evitando l’esposizione a
queste sostanze delle persone, in particolare dei bambini e delle donne in gravidanza ai pesticidi:
• attraverso interventi di miglioramento della qualità dell’aria.
Per quanto sopra esposto, in ossequio a quanto previsto dall’articolo 32 della nostra Costituzione,
dal Principio di precauzione e dai dettami della medicina in materia di prevenzione, che indicano
nella riduzione alle esposizioni nocive e nella tutela dell’ambiente le fondamentali condizioni per
garantire la salute delle popolazioni, l’Ordine dei medici di Viterbo esprime ferma contrarietà
all’individuazione nel territorio provinciale di siti per lo stoccaggio di depositi di scorie radioattive
a bassa, media ed alta intensità”.