Tarquinia – Ma quale blasfemia, la performance di Rava (nudo in chiesa) secondo la Sileoni riguarda la spiritualità umana, che ne sa il Vescovo Ruzza

La presidente della “Stas” si improvvisa teologa ed esperta d’arte contemporanea dando una lezione alla comunità (che ha criticato la performance in un luogo comunque sacro ritenendola blasfema) invece di chiedere scusa. Insomma ha preso in senso negativo “due piccioni con una fava”

TARQUINIA – Sì, lo ammettiamo, con il nostro articolo abbiamo dato notorietà allo sconosciuto fotografo di Torino che si è esibito nella mediocre iniziativa cultura organizzata dall’altrettanto mediocre presidente della Società Tarquiniese d’Arte e Storia Alessandra Sileoni.

Parliamo dell’esibizione di tale Rava che con quattro cocci pieni d’acqua e completamente nudo ha profanato un luogo dal grande passato religioso e oggi messo a disposizione dalla Curia per eventi di rilievo sociale.

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Mostrare i genitali in apertura del vernissage della mostra all’auditorium San Pancrazio, nonostante la vasta eco di indignazione popolare e la presa di posizione sia del vescovo di Tarquinia e Civitavecchia Ruzza ha spinto la sua ideatrice non a chiedere scusa per il luogo inadeguato per questa esibizione che poteva essere tranquillamente fatta in altri spazi più idonei ma addirittura ha spinto la presidente di questa associazione (tale Alessandra Sileoni) a dare una lezione di teologia a chi non “capisce” l’arte esposta in modo eloquente da questo strabiliante fotografo torinese.

Il progetto artistico dello scultore torinese è stato fornito ai giudici e rimane a disposizione di quanti hanno visitato o visiteranno la mostra all’auditorium San Pancrazio per spiegarne il significato e l’integrazione tra performance e opera d’arte. Ovviamente la parte più “interessante” della mostra l’artista se l’è portata dietro.

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Se poi l’opera come scritto dalla Sileoni, l’ha capita fino in fondo anche Tommaso Cascella che stava seduto vicino a lei di cosa si parla?

Addirittura nella mirabolante difesa d’ufficio è stata scomodata l’anima e la memoria, senza vergogna, di un grande artista, questo sì, Sebastian Matta.

Che sa il vescovo Ruzza di arte se anche una voce autorevole come Claudio Capotondi ha informato la Sileoni che ci fosse stato lui in giuria avrebbe fatto vincere il portatore di “volatili” in chiesa.

Ci auguriamo che la curia valuti bene le manifestazioni da ospitare nella chiesa sconsacrata di San Pancrazio e soprattutto si ricordi di chi, nonostante la figuraccia nazionale ed internazionale, invece di chiedere scusa si ostina a difende l’indifendibile.