VITERBO – Mafia e Camorra, saltano udienze di processi a carico di due boss. Una singolare coincidenza ha fatto saltare ieri mattina, 20 gennaio, le udienze di due processi che si stanno celebrando a Viterbo.
Il primo vede imputato il boss Ignazio Ribisi, mentre il secondo è a carico di un pentito. La singolare coincidenza si è concretizzata con l’assenza dei rispettivi legali.
Ignazio Ribisi, 64 anni, originario di Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento, è compagno di merende di Matteo Messina Denaro, arrestato il 16 gennaio dai carabinieri del Ros e del Gis a Palermo dopo 30 anni di latitanza. Da lunedì i due, Ribisi e Messina Denaro, condividono il carcere dell’Aquila. Ignazio Ribisi è recluso al 41 bis nel super penitenziario aquilano da oltre un quarto di secolo per scontare un ergastolo per l’omicidio del tassista Pietro Giro e per associazione mafiosa. Ribisi questa volta è finito davanti al giudice monocratico Roberto Cappelli con l’accusa di minaccia a pubblico ufficiale ai danni di una infermiera, in servizio presso la casa circondariale di Viterbo, pronta a costituirsi parte civile nel corso della prossima seduta. Da quanto si è appreso i fatti addebitati all’ergastolano risalirebbero al 2020. Tuttavia il procedimento che si è celebrato in videoconferenza è stato rinviato in primavera.
Nella stessa giornata era in programma un altro singolare dibattimento che vede sul banco degli imputati un pentito di Camorra, collegato con l’aula 7 del Tribunale di Viterbo da una località segreta. Il collaboratore di giustizia deve rispondere di evasione e detenzione abusiva di armi, reati che avrebbe commesso tra il 2018 e 2020 nel Viterbese. Anche il dibattimento in questione è stato posticipato in primavera per un legittimo impedimento del legale dell’imputato.