Il paese si ribella ad un sindaco incapace e asservito al potere. Un libro del 1992 dimostra come l’invasione di energie rinnovabili e progetti vari stiano distruggendo un patrimonio incredibile. Appello a Sgarbi e Sangiuliano
ARLENA DI CASTRO – Correva l’anno 1992. Erano altri tempi. La politica era fatta da persone preparate. Di livello e soprattutto che amavano il loro territorio tanto da conoscerlo palmo a palmo.
Le province contavano qualcosa e per arrivare alla presidenza occorrevano competizioni elettorali fino all’ultimo voto non come adesso che, per convenienza politica, si salta da destra a sinistra pur di raggiungere la cadrega.
Nel 1992 alla guida della Provincia di Viterbo c’era Rosato Rosati. Un colosso della Democrazia cristiana. Assessori Camillo Fiaschetti socialista tutto d’un pezzo e Alessandro Viviani.
Sindaco di Arlena di Castro era Sante Bocci.
Questi signori i soldi pubblici sapevano come spenderli e quindi commissionarono al Centro di Catalogazione dei beni culturali uno studio che poi venne racchiuso in un meraviglioso libro stampato dalla Tipografia Agnesotti.
Protagonisti di questo lavoro certosino Fulvio Ricci, Luciano Santella e Daniela Stoppacciaro.
Un esame topografico, attento e puntuale di centinaia di reperti archeologici, dati inediti che hanno permesso di ricostruire le mutazioni fisiche ed antropologiche di Arlena di Castro.
L’allora sindaco Bocci scriveva: “La totale assenza di studi sistematici sulle vicende del Comune e le numerose indiscrezioni su scavi clandestini che hanno portato alla luce numerosi reperti archeologici di notevole pregio e valore”.
Quello studio fu fatto e anche bene. Il problema è che se n’è persa memoria. In particolar modo sembra proprio non aver sfiorato il livello culturale del sindaco Publio Cascianelli (forse neanche l’avrà vista mai questa pubblicazione) che oggi si ritrova ad essere l’unico e strenuo difensore della più grande discarica dell’Alto Lazio dopo quella già esistente di Monterazzano a Viterbo.
Anzi, la sua arroganza politica lo porta ancora oggi a mistificare la realtà sostenendo l’insostenibile e cioè che si tratta di un bene per la comunità.
Arlena di Castro – Finalmente il dirigente Consoli ammette: “E’ una discarica a tutti gli effetti”
Senza entrare troppo nel dettaglio, grazie alla collaborazione dei cittadini di Arlena di Castro, abbiamo scoperto come in località Banditaccia, dove sorgerà la mega discarica della famiglia Grani di Viterbo, c’è un patrimonio archeologico di grande rilevanza e che sarà segnalato al Ministero dei Beni Culturali ed Archeologici quanto prima.
Basti pensare alle tombe e ai reperti fittili pazientemente catalogati. Il libro, preziosissimo e con copie praticamente introvabili, sarà consegnato nelle mani del Sottosegretario Vittorio Sgarbi affinché possa intervenire con il Ministro Sangiuliano per bloccare questa mega discarica mascherata per recupero di plastiche dal mare.
Queste sono alcune delle foto raccolte in questo libro: