“Violenza sulle donne non emergenza ma problema strutturale”
Ennesima violenza, di gruppo peraltro, vittima una diciannovenne palermitana stuprata dal branco, sette amici, di cui uno addirittura minorenne. «Falla ubriacare, poi ci pensiamo noi» avrebbero detto al barista, per iniziare poi una nottata di orrore.
“Ancora una volta su una giovane donna viene esercitata una doppia violenza: fisica e psicologica. – Ci racconta Tonia Bardellino, psicologa sociologa, criminologa, docente di sociologia della devianza e della criminalità. Cura una rubrica settimanale per “Voi” e “Ora”-. Chat con frasi disgustose, che non dovrebbero attenere ad una società civile, completano un quadro di orrori terrificante. I video diffusi poi sui social dello stupro, i commenti senza confini al rispetto di un altro essere umano, sono evidentemente i nuovi trofei da esibire in quest’epoca anaffettiva e “fluida” per dirla alla Bauman. Privi di ancoraggi e modelli sani da emulare una parte sempre più cospicua dei nostri ragazzi deprivati emotivamente .
Crescono in contesti familiari e/o sociali in cui l’indigenza educativa e affettiva non sono un fattore purtroppo inconsueto. E mentre il pauperismo culturale e umano sembra inarrestabile , la violenza di oggi specie viene quasi accettata attraverso un processo di “naturalizzazione del male”. Una sorta di abitudine e rassegnazione alla crudeltà umana, diffusa o meno dai media”.
Consapevolezza del male
“Da un punto di vista strettamente psicologico va chiarito che di solito, i maltrattatori (esclusi quelli affetti da infermità in senso stretto ossia condizioni morbose che comportano un disordine mentale di particolare gravità, una disgregazione più o meno avanzata di tutta la personalità, la quale risulta globalmente compromessa) non perdono affatto la testa, anzi sanno perfettamente quando fermarsi e fino a che punto sono in grado di terrorizzare la vittima. Sanno fin dove possono spingersi e lo fanno deliberatamente, lucidamente e con l’obiettivo di mantenere saldo il controllo sulla vittima“.
“Evitando generalizzazioni forvianti possiamo tra l’altro affermare che la maggioranza dei maltrattori/criminali non modifica la propria condotta perché non ritiene di avere un problema, anzi, pensa di avere pieno diritto di fare ciò che fa e di esercitare il controllo nei confronti della propria partner”.
Manipolatori narcisisti
“Come tutti i manipolatori narcisisti anche i protagonisti di questa macabra vicenda pensano che la vittima gli appartenga e di avere quindi su di lei un diritto speciale.
È questo il punto: hanno elaborato un concetto personalissimo quanto distorto di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. Il confine tra bene e male per loro è quanto mai labile ed è questo sistema anomico ossia privo di valori-che orienta i loro comportamenti“.
Violenza sulle donne: Problema strutturale, non emergenza
“La battaglia contro la violenza sulle donne è una lotta da combattere con la consapevolezza che la vera arma sta nel superamento del concetto di emergenza, nel riconoscimento degli stereotipi di genere come vero e proprio problema strutturale ancora insito alla nostra società.
Un morbo da debellare dall’interno. E quindi si dovrebbe sradicare anziché arginare. Prevenire invece che curare.
Nella forma mentis delle persone, uomini e donne, è ancora tuttavia forte il modello culturale imperante di matrice culturale secondo cui una donna deve “appartenere” ad un uomo per avere dignità di esistere“.
Iniziare dalle scuole
“Occorre un piano d’emergenza con esperti al lavoro e formazione nelle scuole di ogni ordine e grado. Siamo sicuramente dotati di una buona legge in linea di massima, con buoni strumenti di tutela ma il problema è come viene applicata e con quali tempistiche.
La violenza resta nonostante la lex più o meno in fieri ancora una sconfitta di tutti: famiglia, scuola, società”.
b.f.