Lungo sfogo sui social poi rimosso e affidato alla stampa
SANTA MARINELLA – Il sindaco Pietro Tidei torna all’attacco sulla vicenda che lo ha visto finire su tutte le cronache nazionali per aver intrattenuto rapporti sessuali in una stanza attigua al suo ufficio con una o forse più donne.
Si è scagliato in modo pesante contro la Procura della Repubblica di Civitavecchia che, secondo lui, avrebbe rilasciato in blocco copia di intercettazioni audio e video senza averle “vagliate” e “censurate”.
Purtroppo per loro (parliamo dell’ufficio copie) intercettazioni rilasciate nelle mani sbagliate. Già perché Roberto Angeletti non è uno qualsiasi nell’ambiente ma un super tecnico informatico (specializzato in tecniche di captazione forense); ha lavorato per oltre trent’anni sulle intercettazioni per conto delle forze dell’ordine e delle Procure.
Per lui sembra sia stato un gioco da ragazzi districarsi in mezzo a migliaia di intercettazioni e documenti video. Uno qualsiasi di noi, trovandosi difronte ad una cartella digitale contenente migliaia e migliaia di file audio e video si sarebbe perso e limitato forse ad ascoltare solo quelli riportati col cifrato nelle carte dell’inchiesta.
Un lavoro di proporzioni inimmaginabili per qualsiasi persona “normale” ma non certo per Angeletti. Con il software giusto, l’utilizzo di parole chiavi e chi più ne sa ne aggiunga, ecco che una vicenda che sembrava quasi caduta nel dimenticatoio è esplosa tirando in mezzo altre persone estranee al primo filone d’inchiesta.
Il problema è che Angeletti, nel dare supporto al proprio avvocato, ha svolto indagini difensive molto intense che hanno evidenziato gravissime lacune da parte degli investigatori che stavano svolgendo quel lavoro.
Errori divenuti irreparabili e in totale violazione della legge Cartabia che impedisce il rilascio di materiale ritenuto “irrilevante”.
Responsabilità che non sono certo riconducibili o ascrivibili a Roberto Angeletti che ha pagato profumati diritti di cancelleria per ritirare copie digitali oggi oggetto del contendere.
Infatti il magistrato, Roberto Savelli, per cercare di arginare lo tsunami che poi è arrivato comunque su Santa Marinella si è dovuto “aggrappare” ad un reato (minaccia aggravata) che, dal punto di vista penale si risolve normalmente con multe che non superano le 500 euro. Fatto ancor più grave, come sostiene l’avvocato del sindaco, aver esposto Tidei scrivendo sul decreto di perquisizione e sequestro quel che mai sarebbe potuto diventare di pubblico dominio e che invece oggi lo è.
Se le voci che continuano a rincorrersi di bocca in bocca, per Santa Marinella e Santa Severa, troveranno i giusti riscontri anche il maresciallo della locale stazione dei carabinieri, Carmine Ricci, finirà inevitabilmente nel tritacarne mediatico su come ha gestito, fin dall’inizio, questa vicenda che sarebbe finita a tarallucci e vino.
Sarà certamente chiamato a rispondere su alcune intercettazioni che lo riguarderebbero e che sarebbero già state inserite dai legali di Angeletti nel faldone documentale che sarà consegnato in Tribunale quando e se mai inizierà il processo sulla presunta corruzione.
Queste cose le sa bene anche il sindaco di Santa Marinella, Pietro Tidei, che non è l’ultimo arrivato e oltre ad una lunga carriera politica di mestiere fa l’avvocato.
Oggi ha affidato un lungo sfogo sulla sua pagina Facebook dove evidenzia tutte quelle criticità che oggi appaiono “letali” difronte ad uno scandalo di siffatta portata. Lettera sfogo scritta di concerto con il suo avvocato Lorenzo Mereu che riportiamo integralmente ma che servirà probabilmente a poco visto che, Roberto Angeletti, sembra intenzionato ad andare fino in fondo, costi quel che costi:
Gli indagati hanno usato contro di me 4000 mila ore di video e fatti estranei ed irrilevanti al giudizio che oltretutto era contro di loro. Ero io l’obiettivo da far fuori per proteggere gli interessi della famiglia.
Tidei: Per la consulenza informatica chiedete ad Angeletti
…che ora è accusato anche di minacce aggravate“Di consulenze sull’ informatica potete chiedere ad Angeletti. Era lui che se ne occupava. Mi pare che il consigliere Roberto Angeletti ora è accusato dal PM Savelli di minaccia aggravata nei confronti del sindaco, oltre che di corruzione.
La consulenza informatica (53 mila euro) a cui allude stamane il quotidiano “La Verità”, non solo non esiste ma non sarebbe nemmeno stata tecnicamente possibile in un Comune in dissesto.
Il fatto è che oggi qualsiasi fonte può inventare qualsiasi cosa contro di me e sostenere di averla trovata nel materiale che la Procura ha risequestrato dopo averlo dato per sbaglio ad Angeletti.
Si tratta di 4000 ore di video e altrettante intercettazioni telefoniche, di cui in teoria sarebbero previsti la segregazione e l’arresto per chi lo pubblica in base alla legge Severino.
Mi risulta che oggi la Verità fa riferimento a intercettazioni che non stanno in nessuna mia denuncia (riguardava un solo video), e che fanno parte solo del procedimento per corruzione contro Angeletti e Quartieri per i quali io ero l’obiettivo da far fuori per proteggere gli interessi della famiglia.
Così un indagato ha ottenuto i dati sensibili presenti nell’archivio “riservato” alla Magistratura che non riguardano fatti utili alle indagini e ne ha diffuso il contenuto ed il materiale fornito inavvertitamente dalla Procura ad Angeletti, accusato di corruzione dalla stessa Procura, è fonte di ispirazione per qualsiasi fantasia letteraria, senza possibilità di concreta smentita in quanto detto materiale non è mai stato fornito alla difesa.
Ovvio che questa cosa avrà conseguenze anche legali. E’ stato commesso un enorme errore nel consentire agli indagati di avere a disposizione atti del giudizio estranei ed irrilevanti per la loro difesa ma assolutamente necessari, dal loro punto di vista, per denigrare non solo un avversario politico ma colui che con coraggio ha denunziato le loro malefatte.
Ora in una piccola cittadina come Santa Marinella questo errore ha innescato una barbarica caccia alle streghe e rischia di mettere alla gogna anche altri soggetti del tutto ignari e del tutto estranei”.
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Qui di seguito, ad uso dei colleghi della stampa, una ricostruzione dei fatti curata dall’avvocato Lorenzo Mereu
1. Il Sindaco Pietro Tidei nel 2022 denunzia un tentativo di corruzione che coinvolge alcune persone che rivestono anche ruoli istituzioni e politici;
2. La Procura della Repubblica inizia le indagini e nell’ambito di tale attività dispone, tra gli altri mezzi di ricerca della prova, l’intercettazione ambientale che viene eseguita anche dentro alcuni locali del Comune di Santa Marinella;
3. Tramite l’intercettazione ambientale vengono captati, come sempre accade, sia elementi utili di indagine e sia fatti totalmente inutili (che riguardano persone terze)
4. Tra le intercettazioni di fatti inutili ed estranei all’attività di indagine vi sono i famosi video di cui si sta parlando freneticamente in questi giorni;
5. Dopo la chiusura delle indagini (che presuppone, sotto il profilo tecnico processuale, l’intenzione del P.M. di procedere penalmente nei confronti dei soggetti indagati) il PM mette a disposizione degli indagati i file di indagine da lui ritenuti utili e pertinenti al processo;
6. Dopo questo passaggio vi è stato nel caso in esame, un corto circuito: non si è in grado di comprendere bene quello che è successo perché ancora la persona offesa dai reati, il Sindaco Tidei, non ha ricevuto alcun atto che gli consenta accedere al fascicolo di indagine e quindi di controllare e comprendere quello che realmente accaduto.
Si può fare un’ipotesi.
Prima di ipotizzare quello che può essere accaduto è necessario evidenziare che la Legge impone che il trattamento dei dati captati venga effettuato nel seguente modo:
a. Le intercettazioni che il PM ritiene rilevanti sono messe subito a disposizione delle difese che possono subito estrarne copia (tra queste non rientrano i famosi video in parola);
b. Le intercettazioni che il PM ritiene non utili e potenzialmente in grado di provocare danni a persone estranee ai reati di cui all’indagine vengono inseriti in uno speciale archivio (i video di cui stiamo parlando dovrebbero essere stati inseriti in questo archivio).
c. I dati presenti in tale archivio “riservato” possono essere solo “ascoltati e visionati” dai legali degli indagati, che quindi non possono in questa fase estrarne copia.
d. Gli indagati ove ritengano utile acquisire anche i file che sono presenti in tale archivio debbono presentare richiesta alla quale deve essere data una risposta motivata.
7. Nel caso in esame un indagato ha ottenuto i dati sensibili presenti nell’archivio “riservato” che non riguardano fatti utili alle indagini e ne ha diffuso il contenuto.
Quindi in buona sostanza si può affermare che vi è stato un enorme errore nel consentire agli indagati di avere a disposizione atti del giudizio estranei ed irrilevanti per la loro difesa ma assolutamente necessari, dal loro punto di vista, per denigrare non solo un avversario politico ma colui che con coraggio ha denunziato le loro malefatte.
Quello che è accaduto e sta accadendo è un fatto di enorme gravità e a pensarci bene, può accadere sa tutti: chiunque, pur adottando comportamenti corretti può, indirettamente, essere trasformarsi in vittima di chiunque usi un indagine da cui sono sfuggiti inavvertitamente segreti per avvalorare qualsiasi tesi o muovere qualsiasi accusa sul piano privato.
Il compito della Giustizia è quello però di impedire che tali aspetti possano
PRESUNZIONE DI INNOCENZA
Il soggetto indagato è persona nei cui confronti vengono fatte indagini durante lo svolgimento dell’azione penale; nel sistema penale italiano la presunzione di innocenza, art 27 Costituzione, è tale fino al terzo grado di giudizio e la persona indagata non è considerata colpevole fino alla condanna definitiva.