SANTA MARINELLA (RM) – Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa inviata da Coalizione Futuro: È imbarazzante il sindaco Tidei quando minaccia querele a chi osi parlare male del mare di Santa Marinella. Oggetto di attenzione è questa volta Goletta Verde di Legambiente che come ogni anno sottopone ad analisi campioni di acqua marina delle coste laziali.
Le acque prelevate alla foce del canale in via Aurelia al km 64 risultano FORTEMENTE INQUINATE, con “presenza di Enterococchi intestinali maggiori di 400 UFC/100 ml e/o Escherichia coli maggiori di 1000 UFC/100ml”. Il prelievo è stato effettuato “nella porzione nord del litorale, estremamente vicino a ombrelloni e bagnanti, laddove si era già trovata una situazione difficile legata alla presenza di microrganismi di origine fecale nelle scorse annate”.
A fronte delle analisi, il Sindaco nega, svaluta l’operato della campagna di Legambiente e minaccia querele cadendo nel ridicolo, pur non volendo, di una discussione tecnica di chimica analitica. Risale a domenica del 21 luglio scorso l’intervento della Guardia Costiera, che ha fatto uscire dalle acque i bagnanti tra le palafitte e lo stabilimento Mikonos, dove vige da sempre il divieto di balneazione perché a 150 mt c’è la foce del fosso delle Guardiole.
Caro Sindaco, il mare non è una cartolina da mostrare per acchiappare turisti! È l’elemento fondamentale del nostro territorio da curare 12 mesi all’anno con politiche che abbiano a cuore non semplicemente il turismo estivo, che è parte del problema cui porre attenzione, ma la difesa del mare, nostro bene comune e la vivibilità del territorio.
Le cause dell’inquinamento costiero si conoscono. Sono la scarsa o mancata depurazione e l’abusivismo fognario. Come dice Roberto Sacchi, presidente di Legambiente Lazio, “contestare i dati della Goletta Verde è il modo migliore per non intervenire”.
Il mare ha bisogno di un monitoraggio permanente, per l’inquinamento delle acque come anche per l’erosione progressiva della costa. Sempre da Legambiente sappiamo che nel biennio 20/22, in provincia di Roma sono stati consumati ben 0,43 ettari (area pari ad un campo da calcio) per ogni km di costa e che una delle cause dell’erosione è la scomparsa degli ambienti naturali costieri a causa dell’avanzata di cemento e asfalto.
Fenomeno che i comuni costieri – compreso il nostro – credono di poter risolvere distribuendo opere di difesa idraulica, come “pennelli, soffolte, scogliere, geotubi o a insistere anno dopo anno con ripascimenti dell’ultimo minuto che il mare divorerà prestissimo”. Il tutto per qualche ombrellone in più durante l’estate ignorando il problema vero e proprio, che è la tutela del territorio.
Le soluzioni ci sarebbero, una riconversione ecologica che in Italia stenta ad affermarsi anche dove ce ne sarebbe più bisogno. L’attivazione di una Green Economy in grado di portare lavoro e ricchezza. “Fermare il consumo di suolo, ridurre i diritti edificatori, bloccare grandi ulteriori opere portuali (vedi Fiumicino), generare rinaturalizzazioni del tessuto urbanizzato costiero, costituire corridoi naturali lungo la costa d’estate totalmente occupata da strutture per la balneazione”.
C’è bisogno di tutto ciò per avere cura della bellezza e dell’attrattività del nostro mare. Sempre, 12 mesi all’anno e non solo per il turismo estivo.