Accolte le richieste a Roma, Rieti e Viterbo
Prosegue la battaglia contro il Dimensionamento scolastico. La proposta di aggregazione, fusione o soppressione di scuole, in base a criteri stabiliti dalle normative vigenti, dopo fiumi di ricorsi da parte di amministrazioni e famiglie non è stata accolta dal Tar.
Nello specifico, ieri il Tribunale Amministrativo Regionale ha bocciato tre delibere della Regione Lazio che avrebbero accorpato l’istituto di Torricella con quello di Poggio Moiano, l’istituto di Petrella Salto con Borgorose e, in Sabina Romana, l’istituto “Giuliano Giorgi” di Monteflavio con l’istituto di Montelibretti.
Secondo il Tar, gli atti regionali che sancivano gli accorpamenti “non forniscono una motivazione puntuale né indica i criteri usati per scegliere gli istituti da aggregare; pesa sull’Amministrazione l’onere di motivare caso per caso”. Inoltre, il Tribunale ha rilevato che la Regione non ha tenuto conto delle norme nazionali e dei decreti che richiedono una tutela specifica per le istituzioni scolastiche nei comuni montani, e che l’aggregazione non rispetta né chiarisce il rapporto con tali criteri”.
Stessa cosa a Roma, dove è stato accolto il ricorso presentato da un gruppo di genitori contro l’accorpamento degli istituti Giovanni Falcone e Alberto Sordi, nel municipio IV.
I giudici amministrativi hanno ritenuto che “il provvedimento impugnato non reca alcuna motivazione circa le ragioni dell’aggregazione dei due istituti, la cui autonomia era stata invece mantenuta dalla giunta del municipio IV nonché dalla Città metropolitana di Roma Capitale. Così che, il provvedimento regionale impugnato difetta di congrua motivazione”.
Stessa cosa per Viterbo come annunciato dalla sindaca Frontini:
“Altre due sentenze che danno ragione al Comune di Viterbo, annullando la delibera del dimensionamento scolastico regionale, quella che sancisce lo smembramento dell’IC Carmine. Per questo, ho presentato nei giorni scorsi un esposto alla Procura di Viterbo: non lasciamo nulla di intentato per far valere le ragioni del territorio, delle famiglie, degli insegnanti e del diritto allo studio di centinaia di ragazzi, soprattutto di fronte a cotanta arroganza.
Anche il ricorso della Provincia di Viterbo e di 280 famiglie viene accolto in toto perché il provvedimento è immotivato, ricalcando quello che avevano già affermato (con ragione) come amministrazione comunale. Il dimensionamento è sbagliato, iniquo e autoritario, senza confronto nè un’adeguata istruttoria. Forse non è chiaro nè ai rappresentanti regionali nè ai funzionari: continuare ad operare come se la delibera esistesse ancora e le sentenze non fossero esecutive costituisce non solo uno schiaffo all’intera comunità scolastica, ma anche possibili omissione d’atti ufficio e mancata esecuzione dolosa di un provvedimento giurisdizionale”.