Il Ponte del Diavolo di Blera in un dipinto di William Turner (FOTO)

L’incredibile scoperta è stata pubblicata sul Journal of Cultural Heritage

BLERA – Un’indagine condotta da Mauro Bernabei del Cnr-Ibe e Stefano Celletti, direttore del Parco Marturanum, rivela sorprendenti somiglianze tra il paesaggio ritratto da William Turner nel dipinto incompiuto “Italian Landscape” e quello del torrente Biedano, nei pressi del Ponte del Diavolo a Blera. La scoperta, pubblicata sul Journal of Cultural Heritage, aggiunge un tassello alla mappa dei luoghi che hanno ispirato il pittore inglese.

Un recente studio propone una nuova e suggestiva localizzazione del paesaggio raffigurato nel dipinto incompiuto Italian Landscape, probably Civita di Bagnoregio, (1828), di William Turner, conservato alla Tate Britain di Londra. I risultati dell’indagine, condotta da Mauro Bernabei, ricercatore dell’Istituto per la Bioeconomia del Cnr, in collaborazione con Stefano Celletti, direttore del Parco Naturale Marturanum di Barbarano Romano, sono pubblicati sul Journal of Cultural Heritage.

Joseph Mallord William Turner (1775-1851) è considerato uno dei maggiori paesaggisti del Romanticismo. È noto come il “pittore della luce” per il suo uso innovativo del colore e per aver creato atmosfere rarefatte che uniscono realtà e sogno, anticipando l’Impressionismo e l’Astrattismo.

Attraverso un’analisi comparativa tra il dipinto e il paesaggio reale, gli autori hanno identificato sorprendenti corrispondenze morfologiche con un tratto del torrente Biedano, nei pressi del celebre Ponte del Diavolo a Blera (Viterbo), e non con Civita di Bagnoregio o Pitigliano, come precedentemente ipotizzato.

“Il luogo dipinto da William Turner era stato identificato come Civita di Bagnoregio (o forse Pitigliano), anche se dubitativamente”, spiega Mauro Bernabei del Cnr-Ibe.

Turner visitò più volte l’Italia alla ricerca di fonti d’ispirazione per la luce e il colore. Dei suoi viaggi sono prova i numerosi quaderni di schizzi che ritraggono varie città italiane. Proprio nel 1828, anno in cui venne realizzato il dipinto, Turner visitò la Tuscia. I suoi quaderni di schizzi raffigurano vedute di Viterbo, Nepi, Ronciglione, Montefiascone, Caprarola, località non distanti da Blera. È noto, tra l’altro, che il Ponte del Diavolo a Blera era una tappa importante per i viaggiatori del Grand Tour diretti a Roma attraverso la Tuscia.

“Le analogie tra la composizione pittorica e il paesaggio reale sono numerose e dettagliate: dalla conformazione a ‘W’ delle valli, alla posizione del ponte e del sentiero, fino alla prospettiva adottata da Turner”, spiega Mauro Bernabei del Cnr-Ibe. “Grazie a fonti storiche, abbiamo potuto ricostruire l’ambiente così com’era all’inizio dell’Ottocento, confermando la plausibilità della nostra ipotesi. Inizialmente, è stato ripercorso virtualmente il viaggio in Italia di Turner nel 1828; quindi, è stato utilizzato un approccio multistrato che combina l’osservazione geomorfologica, l’analisi delle immagini storiche e la corrispondenza dei riferimenti topografici – continua il ricercatore -. La forma e la disposizione delle colline rappresentate nel dipinto sono state esaminate attraverso una valutazione geomorfologica comparativa, che si è concentrata sui profili morfologici e sull’orientamento spaziale relativo. Sono state utilizzate fotografie storiche e fonti cartografiche antiche per tracciare i cambiamenti nella copertura vegetale e nei modelli di insediamento nel corso del tempo; tale analisi ha consentito la ricostruzione dell’ambiente visivo così come poteva apparire all’inizio del XIX secolo. Gli elementi strutturali chiave all’interno della composizione, come il sentiero, il ponte e le loro rispettive posizioni rispetto alle caratteristiche naturali, sono stati identificati e utilizzati come punti fissi per l’abbinamento con le località del mondo reale. Sono state quindi applicate sovrapposizioni digitali per una correlazione spaziale più precisa”.

Il Ponte del Diavolo, probabilmente di epoca romana, si trova lungo l’antica via Clodia ed è immerso in un contesto paesaggistico di grande suggestione, già descritto con entusiasmo dall’esploratore inglese George Dennis nel 1842.

“Questa scoperta valorizza ulteriormente il patrimonio storico e naturale della Tuscia – conclude Stefano Celletti del Parco Marturanum -. È un’occasione straordinaria per promuovere il territorio attraverso l’arte e la storia e per rafforzare il legame tra paesaggio e identità culturale”.

Lo studio, che unisce arte, geografia e tecnologia, apre nuove prospettive sulla conoscenza dell’opera di Turner e sul suo rapporto con l’Italia, in particolare con le aree della provincia viterbese.