Roma – “Sotto le tende, ma non in silenzio”: la protesta degli OSS precari davanti al Consiglio regionale

ROMA – Da tre settimane gli operatori socio-sanitari di AOUCA, Arnas Brotzu e delle ASL 5, 6 e 8 presidiano via Roma. “Non chiediamo privilegi: chiediamo lavoro, stabilità e dignità. Se la politica tace, siamo pronti a bloccare tutto.”

Da tre settimane un gruppo di lavoratrici e lavoratori OSS vive sotto le tende davanti al Consiglio regionale, in via Roma. Non è più un presidio simbolico: è la fotografia di una resistenza quotidiana al freddo, alla stanchezza e – soprattutto – alla lentezza delle risposte che continuano a mancare.

L’ingresso principale del palazzo, affacciato sul presidio, è stato sbarrato. Un gesto che per chi protesta ha un valore chiaro: mettere distanza fra le istituzioni e chi chiede semplicemente ascolto e rispetto. “Le possibilità di un incontro diretto con le rappresentanze politiche vengono così quasi totalmente azzerate”, denunciano.

Dalla pandemia a oggi: “Nessuno verrà lasciato indietro”. E invece…

Molti degli OSS oggi in tenda erano in prima linea quando nessuno voleva avvicinarsi ai reparti Covid. Allora furono promesse: “Nessuno verrà lasciato indietro”, “i vostri sforzi saranno riconosciuti”. Due anni dopo, dicono, quelle parole sono rimaste sospese, mentre il problema – nato all’AOU e poi esteso alle altre ASL – è stato continuamente rinviato.

“Siamo stanchi, sì. Ma la nostra stanchezza non si traduce in resa. Fa freddo, sì. Ma il freddo non spegne il fuoco della nostra determinazione.”

Molti ricordano anche l’accampamento dello scorso anno, durato mesi con pioggia e vento. “Non ci siamo arresi allora, non ci arrendiamo oggi.”

Il tempo stringe: la scadenza del 31 dicembre 2025

La tensione cresce attorno a una data chiave: 31 dicembre 2025, quando – denunciano – cadrà la possibilità di far valere i requisiti Covid ai fini della stabilizzazione. Per gli OSS precari significa vedere svanire la strada più concreta per il reinserimento. “È incomprensibile il menefreghismo: i soliti ‘ci stiamo lavorando’ non sono più credibili e alimentano solo frustrazione.”

“Pronti a bloccare tutto”: dall’accampamento alla mobilitazione

Il presidio prosegue, ma insieme arriva l’annuncio: “siamo pronti a bloccare tutto”. Non c’è più tempo per tavoli infiniti o per giochi di palazzo, dicono. Servono atti immediati che riconoscano anni di servizio, sacrifici e la continuità operativa garantita agli utenti nei momenti più difficili, quando senza OSS i Livelli Essenziali di Assistenza non sarebbero stati assicurati.

La raccolta firme e l’appello ai cittadini

Per rompere il muro di silenzio, gli operatori hanno avviato una raccolta firme: un invito alla solidarietà dei cittadini perché la loro voce diventi un coro capace di arrivare fin dentro le stanze della politica. L’obiettivo è uno: trasformare l’isolamento del presidio in una spinta collettiva verso una soluzione concreta e rapida.

“Quello che chiediamo non è un privilegio: è il diritto al lavoro, alla stabilità, al riconoscimento della nostra dignità.”