Bisogna tornare a voler bene alla propria città e per questo è necessario un intervento di tutte le istituzioni: scuole e famiglie comprese
VITERBO – Tracciate con la vernice nera su un muro di via del Collegio, a pochi passi da via dell’Orologio Vecchio. Le svastiche nel cuore del centro storico hanno scatenato indignazione e sconcerto tra i cittadini, diventando in poche ore l’immagine simbolo di un disagio che va oltre il semplice vandalismo.
Le foto, circolate rapidamente sui social e rilanciate da alcune pagine Facebook locali, hanno riacceso il dibattito sul degrado urbano e sulla mancanza di rispetto per il patrimonio storico.
“Il centro dovrebbe essere il fiore all’occhiello di una città come Viterbo. La maggior parte dei visitatori viene per il suo fascino medievale, eppure sembriamo incapaci di rendergli merito”, commenta un residente della zona, amareggiato.
Ma c’è anche chi guarda oltre la superficie. “Non è solo questione di muri imbrattati – spiega un cittadino –. Qui c’è un vero problema di educazione civica. Scuole, famiglie, istituzioni e anche noi cittadini dobbiamo fermarci e chiederci: dove stiamo andando? Dove stiamo sbagliando?”.
Parole che risuonano dopo una lunga serie di episodi simili: scorribande nei parchi, danni alle fontane storiche, scritte sui palazzi. Segnali di una crisi che non riguarda solo il decoro, ma il senso di appartenenza e di rispetto verso la città.
Serve più controllo, certo, ma serve anche un “risveglio” collettivo. A partire dalle scuole, le prime istituzioni che formano le nuove generazioni: incontri, progetti educativi, eventi culturali capaci di coinvolgere i ragazzi e farli sentire parte della propria comunità.
Solo così – con l’educazione e la partecipazione – si potrà restituire a Viterbo la sua identità e la sua dignità. Perché il rispetto dei luoghi, come quello delle persone, non nasce dai divieti: nasce dall’educazione.