Un viaggio tra i trionfi bianconeri del 1975-1985 e un’Italia ferita ma in rinascita
TORINO – La Juventus che non si fermava mai, quella che tra il 1975 e il 1985 ha vinto tutto diventando una delle squadre più dominanti della storia del calcio, arriva al cinema.
Al Torino Film Festival 2025 è stata presentata in anteprima mondiale “Juventus – Il decennio d’oro”, docufilm diretto da Angelo Bozzolini e nato da un’idea del conte Ferdinando Guglielmotti, montaltese, imprenditore e uomo di cultura la cui famiglia di origini civitavecchiesi ha fatto la storia nella Città di Traiano.

L’opera, della durata di 90 minuti – come una partita – è prodotta da Lux Vide (Gruppo Fremantle) in collaborazione con Rai Documentari e andrà in onda prossimamente in prima serata su Rai1, portando così il “decennio d’oro” bianconero nelle case di milioni di italiani.
Dal sogno di un romanista al grande schermo
Paradosso solo apparente: a immaginare e spingere questo progetto non è un juventino, ma un tifoso romanista. Nelle interviste rilasciate in questi giorni, tra cui quella pubblicata su YouTube e sui media locali, Ferdinando Guglielmotti racconta come l’idea sia nata dal desiderio di raccontare una storia di eccellenza sportiva con forti contenuti umani, inserita in un contesto storico straordinario: l’Italia che, dagli anni di piombo, arriva al boom degli anni ’80 e al governo Craxi.
«Volevo raccontare – spiega – una grande storia di sport e di uomini eccezionali, sullo sfondo di un paese che passava dalle Brigate Rosse alla rinascita economica».
Un progetto che unisce la sua passione per il cinema e la cultura alle amicizie e collaborazioni costruite negli anni: con Lux Vide, con il regista Angelo Bozzolini (già autore di docufilm su Battiato, Mattei, Battisti) e soprattutto con Marco Tardelli, che ha “aperto le porte” di quello spogliatoio leggendario, permettendo l’accesso a campioni come Michel Platini, Dino Zoff, Zbigniew Boniek e tanti altri protagonisti di quell’epopea.

Dieci anni di Juve, dieci anni d’Italia
“Juventus – Il decennio d’oro” non è solo un documentario sportivo. Il film intreccia cronaca calcistica e storia d’Italia, seguendo il filo di un decennio cruciale:
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gli anni di piombo, il terrorismo rosso e nero, la tensione sociale;
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Torino capitale del calcio ma anche città simbolo delle ferite del Paese;
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il riflusso degli anni ’80, il nuovo benessere, l’Italia che torna potenza industriale.

Sul campo, la Juventus di Giovanni Trapattoni costruisce un ciclo irripetibile: scudetti, Coppa UEFA, Coppa delle Coppe, Supercoppa, Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale, diventando il primo club europeo a mettere in bacheca tutte le competizioni internazionali allora esistenti. In panchina il “Trap”, in campo una collezione di fuoriclasse: Zoff, Scirea, Bettega, Cabrini, Tardelli, Platini, Boniek, l’ossatura della Nazionale Campione del Mondo a Spagna ’82.
Ma il racconto non è un semplice inno al trionfo. C’è anche il lato oscuro di quella storia:
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la finale persa di Atene, simbolo di una Juve fortissima ma non invincibile;
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la tragedia dell’Heysel nel 1985, che segna per sempre l’immaginario del calcio europeo;
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la morte di Gaetano Scirea, capitano gentiluomo, ricordato nel film anche attraverso la voce della moglie Mariella.
Bozzolini e Guglielmotti scelgono di guardare in faccia anche le sconfitte, come spiega il regista: nell’era dei social, dove si racconta solo la vittoria, è necessario ricordare che la grandezza passa anche dalla capacità di rialzarsi.

Le voci del “Decennio d’oro”
Il docufilm si regge soprattutto sul racconto diretto dei protagonisti. Nel cast delle testimonianze compaiono, tra gli altri:
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Marco Tardelli, anima guerriera di quella Juve, che nel film insiste su un concetto chiave: «noi eravamo una squadra», amici che dopo quarant’anni si sentono ancora e si vogliono bene; -
Michel Platini, tre volte Pallone d’Oro, che incarna l’eleganza e la leadership di quel ciclo;
Zbigniew Boniek, che sintetizza lo “stile Juve” con una frase rimasta nel doc: «vinci una partita e dopo cinque minuti devi già pensare alla successiva»;
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voci “dietro le quinte” come il massaggiatore Valerio Remino e la storica voce Rai Carlo Nesti, che raccontano la Juve come una “famiglia” con l’Avvocato Agnelli nel ruolo di capofamiglia.
A scandire il racconto, le immagini d’archivio, le fotografie iconiche (come la posa di Platini dopo il gol annullato in Intercontinentale) e i ricordi di giornalisti, dirigenti e tifosi che hanno vissuto in diretta quella stagione irripetibile.

Un successo al Torino Film Festival in attesa della prima su Rai1
Presentato fuori concorso nella sezione Zibaldone della 43ª edizione del Torino Film Festival, “Juventus – Il decennio d’oro” ha raccolto applausi calorosi in sala, con molti protagonisti presenti e un parterre di ex giocatori, volti Rai e figure storiche del mondo bianconero.
Per Ferdinando Guglielmotti, civitavecchiese doc e discendente dello storico Padre Alberto Guglielmotti, è solo il primo capitolo di un percorso dedicato alle grandi storie di calcio: ha già annunciato di voler proseguire con un nuovo progetto, “La Magica Roma”, che dovrebbe essere presentato l’anno prossimo alla Festa del Cinema di Roma.

Intanto, l’appuntamento è su Rai1, dove il docufilm arriverà in prima serata: 90 minuti per rivivere, tra gloria e ferite, il decennio in cui la Juve di Trapattoni, dell’Avvocato Agnelli e di Boniperti ha riscritto la storia del calcio e, insieme, raccontato un pezzo d’Italia.







