Il montefiasconese Lorenzo Cantarini intervistato anche dal Corriere della Sera ha spiegato il perché di questo testo così forte contro i pedofili. La solidarietà dei più importanti cantanti e gruppi del momento
MILANO – Lo aveva detto già tempo fa Massimo Giletti, quando i giovani Pierdavide Carone e Dear Jack con il loro brano “Caramelle” erano stati esclusi da Sanremo, “Non vi hanno voluto sul palco del Festival? Verrete a cantarla nel mio studio”, e ieri ha mantenuto la sua promessa.
Ospiti del Talk “Non è l’Arena” i giovani autori e interpreti del brano, dedicato al tragico argomento della pedofilia, al centro di alterchi e polemiche dopo l’eliminazione dal Festival di Sanremo di qualche giorno fa, e che ieri sera, per la prima volta hanno potuto interpretarla in televisione.
“Dopo l’esclusione abbiamo avvertito davvero una censura, anche da parte dalla Rai. Avremmo dovuto presentare Caramelle in altri programmi.
Forse non era adatta per certi orari?
Per un certo tipo di pubblico?
A riprova che la pedofilia è ancora un tabù”, racconta il montefiasconese Lorenzo Cantarini, leader dei Dear Jack , al Corriere della Sera.
In studio le idee sono contrastanti: secondo il filosofo e opinionista, professor Stefano Zecchi: “La televisione non può supplire ai problemi sociali. Le loro sono solo canzonette, create ad arte per fare marketing, paragonarle a quelle di Dalla è paragonare un monopattino a una Ferrari Testarossa”.
Controbatte il giovane Carone, che vanta collaborazioni con grandi artisti come Franco Battiato e Lucio Dalla, “un monopattino che è arrivato al cuore delle persone, che ogni giorno ci scrivono, e sono migliaia”.
Tanti artisti hanno mandato messaggi di solidarietà al gruppo: Ermal Meta scrive “questa canzone è vera”, i Negramaro “è un bene che se ne parli e se ne canti”, Claudio Cecchetto “condivido con loro la necessità di essere sempre in prima linea nella lotta a a questa piaga”.
Baglioni, che aveva affermato in conferenza stampa di aver inviato un sms ai ragazzi è stato smentito in studio dallo stesso Carone. “Non ho cambiato mai numero e il messaggio di Baglioni non è mai arrivato”.
Ma è lo stesso Baglioni a provare a smorzare le polemiche, affermando“La canzone non è stata censurata, semplicemente non è entrata in graduatoria”. Eppure, secondo molti il tema doveva essere affrontato, soprattutto da un palco come quello del Festival che ha sempre avuto a cuore le fragilità sociali: “Dare l’idea di appartenenza, fa arrivare nelle case anche solo ad una persona il meccanismo di identificazione è già un successo” afferma la psicologa Andreoli. “Una canzone anche dal palco di San Remo può scuotere le coscienze, avete acceso i fari su un problema delicato” prosegue Luca Barbareschi in collegamento telefonico.
“Una vittima ha detto che la vostra canzone doveva essere a San Remo, con questa affermazione avete già vinto” conclude Nunzia De Girolamo presente in studio.