La funzionaria della Asl di Rieti in Corte d’Appello si è vista prescrivere il reato di concussione e la relativa condanna in primo grado emessa dal Tribunale di Viterbo a 3 anni di reclusione
ROMA – Patrizia Sanna, molti la ricorderanno, era stata per oltre un anno, durante la gestione di Giorgio Galbiati, la responsabile dei servizi informativi dell’Asl Rieti e l’intermediaria di un giro di tangenti pagate da una società privata di informatica per aggiudicarsi gli appalti anche presso le aziende sanitarie di Viterbo e Roma H.I giudici di Viterbo l’hanno ritenuta parte attiva di una triangolazione contrattuale che prevedeva il pagamento di tangenti a funzionari pubblici e per questo l’avevano condannato a tre anni di reclusione per corruzione aggravata, dichiarando la prescrizione per il reato di turbativa d’asta. Inoltre, aveva subito, la confisca dei beni per equivalente fino al raggiungimento di 250 mila euro.
Ottenuta la prescrizione e scampata la paura, Patrizia Sanna ha comunque promosso ricorso presso la Suprema Corte di Cassazione per ottenere l’annullamento della provvisionale e il diniego alle parti civili di ricorrere in altra sede per ottenere il ristoro del danno subito.
Relativamente all’entità del danno cagionato, la Corte di appello rilevato che in primo grado era stata disposta la sola condanna “generica” della ricorrente al risarcimento del danno, la cui quantificazione doveva essere effettuata in sede civile.
A ciò va aggiunto che, secondo la consolidata giurisprudenza, la condanna generica al risarcimento dei danni contenuta nella sentenza penale, pur presupponendo che il giudice abbia riconosciuto il relativo diritto alla costituita parte civile, non comporta alcuna indagine in ordine alla concreta esistenza di un danno risarcibile.
Dunque, in sede civile, la Regione Lazio e la Asl di Rieti procederanno alla quantificazione del danno subito.
I guai non finiscono qui. Infatti, a seguito di questa inchiesta, si scoprì che il titolo di laurea che aveva presentato quando assunta era falso.
Aveva contratti da dirigente del servizio informatico, dal 2005 al 2010, e due ricchi stipendi. Ma il suo diploma di laurea in Scienze informatiche, apparentemente rilasciato dall’università di Palermo, era un falso. La sezione giurisdizionale della Corte dei Conti del Lazio ha condannato Patrizia Sanna a risarcire 894mila euro all’ Asl Roma H e a quella di Rieti.
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