Pale eoliche incombenti sul Lago di Bolsena e su Civita di Bagnoregio

VITERBO – La Valle dei Calanchi di Civita di Bagnoregio, centro medievale di grande suggestione noto in tutto il mondo, e le colline che digradano sul Lago di Bolsena stanno per perdere parte delle incomparabili caratteristiche ambientali e storico-culturali a causa di una serie di progetti di impianti di produzione di energia eolica tutt’altro che adeguatamente valutati.

Quattro aerogeneratori, ognuno da 0,975 MW di potenza, alti 100 metri e con un diametro del rotore di 61 metri, proposti nello spazio di pochi chilometri (Podere Rosignolo e Campo Pantano, in Comune di Bagnoregio; Le Guardie e strada Umbro-Casentinese, in Comune di Montefiascone) da quattro società energetiche, tre delle quali (Ewt Italia Development s.r.l., EWind Sviluppo s.r.l., Ewt Italia s.r.l.) hanno la stessa sede (uno studio milanese), lo stesso rappresentante legale e amministratore unico (un quarantanovenne olandese) e risultano controllate al 100% da una di loro.

Appare piuttosto evidente che, in realtà, per almeno tre aerogeneratori ci si trova davanti a un progetto unico, spezzettato per evitare l’applicazione della normativa sulla valutazione degli impatti ambientali.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico, ricevuta una documentata segnalazione, ha provveduto (6 giugno 2021) a inviare una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni interventi ai Ministeri della Transizione Ecologica e della Cultura, alla Regione Lazio, alla Provincia di Viterbo, alla Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale, ai Comuni di Bagnoregio e Montefiascone, informata per le opportune verifiche di competenza la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Viterbo.

E’ stato chiesto lo svolgimento dei procedimenti di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.) e di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale, nonché l’adozione di provvedimenti inibitori finalizzati provvedimenti di vincolo paesaggistico.

L’area è interessata dal vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), e da aree ricadenti nella Rete Natura 2000, di cui alle direttive n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna e la flora e n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica.[1]

La speculazione energetica, purtroppo da anni, ha aggredito la Tuscia: siamo di fronte a ben 51 progetti di campi fotovoltaici presentati, in parte approvati e solo in minima parte respinti in pochi anni, complessivamente oltre 2.100 ettari di terreni agricoli e boschi.  Analogamente sono ormai numerosi i progetti di centrali eoliche presentati o già in esecuzione.

Centinaia e centinaia di ettari di terreni agricoli e boscati stravolti dalla speculazione energetica, senza che vi sia alcuna assicurazione sulla chiusura di almeno una centrale elettrica alimentata da fonti fossili.

La realizzazione di questi progetti energetici snaturerebbe radicalmente alcuni dei più pregiati paesaggi agrari della Tuscia con pesanti impatti sull’ambiente e sui contesti economico-sociali locali. Stupisce, infatti, l’assenza di alcuna seria e adeguata analisi preventiva sugli impatti negativi anche sul piano economico-sociale di decine di migliaia di ettari di paesaggio storico della Tuscia sulle attività turistiche.

La Provincia di Viterbo detiene il non invidiabile primato per il consumo del suolo per abitante (rapporto ISPRA sul consumo del suolo 2019), 1,91 metri quadri per residente rispetto alla media regionale di 0,47 e nazionale di 0,80.

Legalità ed effettiva salvaguardia ambientale sono l’unica efficace garanzia anche per il turismo e il futuro del tessuto economico-sociale locale.

p. Gruppo d’Intervento Giuridico odv

Stefano Deliperi

ulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridicoweb.com