VITERBO – Nel pomeriggio di martedì 29 giugno personale della Polizia di Stato della Squadra Mobile della Questura di Viterbo, nell’ambito di specifici servizi mirati alla repressione del fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti, procedeva, in flagranza di reato, all’arresto e alla denuncia di due giovani cittadini viterbesi, entrambi minorenni, responsabili, in concorso, del delitto di Detenzione illecita di sostanze stupefacenti o psicotrope.
Nello specifico, gli uomini della Sezione Antidroga effettuavano attività di osservazione in una zona dove era stata segnalata la possibile presenza di persone che nascondevano stupefacente in loco.
Poco dopo, con gli operatori divisi in due gruppi, giungevano due giovani, i quali, dopo essersi guardati intorno, si fermavano a parlare con fare sospetto; poco dopo uno dei due astanti introduceva la mano all’interno di alcune fessure del muro ivi presente, prelevando degli involucri e riponendoli all’interno della cinta dei pantaloncini.
Gli operatori, pertanto, provvedevano a bloccare immediatamente i ragazzi, nonostante il tentativo di fuga opposto da uno dei due e procedevano a perquisizione personale.
L’accertamento permetteva di rinvenire sulla persona del ragazzo che in precedenza aveva tentato la fuga due panetti di sostanza solida di colore marrone, presumibilmente del tipo “HASHISH”.
Successivamente il controllo di polizia veniva esteso anche alle zone immediatamente adiacenti al luogo in cui erano stati fermati i due minorenni; tale ulteriore controllo consentiva agli operatori di rinvenire ulteriore sostanza solida, sempre di colore marrone, presumibilmente del tipo “hashish”, oltre ad un bilancino elettronico di precisione perfettamente funzionante.
Lo stupefacente sequestrato, avente un peso complessivo di gr. 376, risultava positivo al test cromatico CANNABIS TEST.
I due giovani venivano sottoposti ai consueti accertamenti fotodattiloscopici presso il Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica.
Dopo le formalità di rito, l’arrestato, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, veniva associato presso un Centro di Prima Accoglienza di Roma, mentre l’altro ragazzo veniva riaffidato alla madre.